Myanmar, i militari uccidono tutti i maschi nei villaggi
La televisione di Stato britannica, la Bbc, ha condotto un’inchiesta sui crimini di massa commessi nel Myanmar (ex Birmania, quando era colonia britannica) e ha confermato il sospetto che l’esercito stia compiendo massacri indiscriminati, per reprimere la rivolta democratica contro il golpe militare.
La televisione di Stato britannica, la Bbc, ha condotto un’inchiesta sui crimini di massa commessi nel Myanmar (ex Birmania, quando era colonia britannica) e ha confermato il sospetto che l’esercito stia compiendo massacri indiscriminati, per reprimere la rivolta democratica contro il golpe militare di febbraio.
Gran parte dell’insurrezione contro il golpe (che ha annullato le elezioni di febbraio, vinte dal partito di Aung San Suu Kyi) è di natura pacifica, con manifestazioni nelle città e un diffuso sciopero fiscale, che sta privando la giunta militare delle sue risorse. Ma nelle regioni più impervie e in quelle abitate da minoranze etniche, la rivolta prende la forma di una vera e propria guerriglia. L’esercito reagisce colpendo indiscriminatamente i civili.
L’inchiesta della Bbc ha permesso infatti di scoprire fosse comuni con almeno 40 corpi di civili, torturati e uccisi, tutti maschi. Gli eccidi sono avvenuti in diversi villaggi della Birmania centrale, non lontano da Mandalay. Testimoni oculari hanno parlato di raid di militari, anche giovanissimi, minorenni. Non si sono limitati a uccidere i malcapitati, ma li hanno anche torturati per ore, in alcuni casi per tutto il giorno, uccidendoli a bastonate o mutilandoli. «Non potevamo guardare, quindi abbiamo tenuto la testa bassa, piangendo”, ha detto una testimone, che ha perso fratello, nipote e cognato nel massacro. “Li abbiamo implorati. A loro non importava. Hanno chiesto alle donne: 'I vostri mariti sono tra loro? Se lo sono, dite le vostre ultime preghiere per loro”.
Questa testimonianza è nel villaggio di Yin, dove l’esercito ha assassinato almeno 14 uomini, torturandoli e picchiandoli a morte, prime di seppellirli in un burrone di una vicina foresta. Nel vicino villaggio di Zee Bin Dwin, è stata trovata una fossa comune con 12 corpi mutilati, compreso quello di un bambino e quello di un disabile.
Questi massacri sono avvenuti a metà luglio, ma non sono gli ultimi. Altre testimonianze parlano di un analogo eccidio avvenuto il 7 dicembre. Soldati dell’esercito birmano hanno condotto un raid nel villaggio di Done Taw, per “uccidere brutalmente chiunque trovassero”. Secondo i portavoce delle Forze di difesa popolare (Fdp) le vittime sono state torturate e bruciate vive. Tra di loro c’erano anche adolescenti di 14 e 15 anni, ma non è chiaro se facessero parte della resistenza contro la giunta militare o meno. Un parente di una delle vittime ha dichiarato alla Reuters che il familiare ucciso era uno studente universitario di 22 anni non affiliato alle milizie anti-golpe.
Una caratteristica comune di questi eccidi è la selezione delle vittime. I militari separano i maschi (di tutte le età) dalle loro famiglie e li uccidono sistematicamente, accusandoli collettivamente di ribellione. Questi raid sono avvenuti come rappresaglia dopo imboscate tese all’esercito dalle Fdp, che conducono la lotta armata contro la giunta militare golpista. I villaggi colpiti sono scelti solo per la vicinanza fisica ai luoghi in cui avvengono scontri armati. Ogni maschio è ritenuto un potenziale ribelle e assassinato brutalmente, sotto gli occhi dei famigliari e del resto della popolazione, anche per seminare terrore.
Le prove e le testimonianze raccolte dall’inchiesta della Bbc possono contribuire all’indagine che l’Onu sta conducendo sui crimini nel Myanmar. Indagine che potrebbe portare a una condanna internazionale della giunta militare.