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COMUNISMO

Morte di un dissidente bielorusso. L'ombra del KGB

Vital Shyshou, 26 anni, attivista bielorusso in esilio in Ucraina, è scomparso e dopo un giorno di ricerche è stato ritrovato impiccato a un albero in un parco a Kiev. La polizia ucraina ha avviato un’indagine per omicidio, si sospetta un intervento del KGB (si chiama ancora così) bielorusso. Mentre continua la fuga dal Paese di atleti e oppositori. 

Esteri 05_08_2021
Protesta contro Lukashenko, in Lituania

Vital Shyshou, 26 anni, attivista bielorusso in esilio in Ucraina, è scomparso e dopo un giorno di ricerche è stato ritrovato impiccato a un albero in un parco a Kiev. Proprio nel giorno in cui la velocista bielorussa Krystsina Tsimanouskaya, dopo la sua defezione, giungeva sana e salva a Varsavia, un altro dissidente moriva. Shyshou aveva chiari segni di lotta sul corpo, con ferite al naso e al ginocchio. La polizia ucraina ha avviato un’indagine per omicidio, pur non escludendo la prima ipotesi di suicidio.

Shyshou, dalla capitale ucraina, guidava l’associazione Casa Bielorussa in Ucraina (Bdu l'acronimo in lingua originale), che aiuta tuttora i bielorussi che vogliono fuggire dal Paese. La repubblica ex sovietica è alle prese con una protesta che dura da un anno contro il presidente Lukashenko (al potere ininterrottamente dal 1994). La Bielorussia è rimasta praticamente come ai tempi dell’Urss, ha ancora un servizio segreto che ha mantenuto il nome di KGB. E non rinnega nulla del suo passato. Probabilmente, oltre al nome, ha mantenuto anche il “vizio” di raggiungere i dissidenti all’estero, per assassinarli. Ne è convinto Yury Shchuchko, altro attivista bielorusso in esilio, volontario nell’associazione di Shyshou e membro della squadra che ha condotto le ricerche del connazionale scomparso. “Non c’è dubbio che sia un’operazione pianificata dai chekisti (agenti del KGB, ndr) per liquidare un cittadino bielorusso che rappresentava un vero pericolo per il regime”, ha dichiarato a Radio Free Europe.

Anche il comunicato rilasciato dalla Bdu fa riferimento a una serie di avvertimenti ricevuti nei giorni precedenti, anche dai servizi di sicurezza ucraina. I volontari erano spiati da agenti di Lukashenko ed erano in allerta per possibili “provocazioni, fino al rapimento o all’uccisione”. “Anche i servizi di sicurezza ucraini – prosegue Shchuchko – ci stavano dando informazioni simili. Ci hanno raccomandato cautela, perché una rete di agenti del KGB bielorusso era operativa in Ucraina, dunque tutto era possibile”.

Ormai tutta l’opposizione politica, a partire dalla sua leader Svetlana Tikhanovskaya, opera ormai dall’esilio, in Paesi confinanti, soprattutto in Polonia, Lituania e Ucraina. Crescono le defezioni e le fughe dal Paese anche degli atleti. La Tsimanouskaya non è un caso unico. Anche Yana Maksimava, campionessa di pentatlon, ha deciso di rimanere in Germania con suo marito Andrey Krauchanka, medaglia d’argento di decatlon alle Olimpiadi di Pechino, a causa della condizione politica del Paese. “Ormai non si rischia solo di perdere la libertà, ma anche la vita”. Kanstantsin Yakauleu, allenatore di una squadra di pallamano di Minsk, è fuggito il 3 agosto per trovare rifugio in Ucraina, dopo essere stato arrestato in giugno e tenuto in detenzione per due settimane per aver partecipato a una manifestazione contro il presidente.

Di fronte a tutte queste defezioni e fughe in esilio volontario, è comprensibile che il regime colpisca anche all’estero, se non altro per aumentare il clima di insicurezza. L’indagine sulla morte di Vital Shyshou è appena incominciata, non si può giungere subito alle conclusioni che paiono più probabili. L’informazione di Minsk sicuramente proverà, nei prossimi giorni, a dare spiegazioni alternative (suicidio oppure omicidio da parte dei servizi ucraini/occidentali per screditare Lukashenko, come da copione della contro-accusa del KGB). Però appare ormai chiaro che c’è un problema: un regime ancora sovietico nel cuore dell’Europa. E finora gli unici Paesi che paiono prendere sul serio questo problema e provare ad agire sono l’Ucraina (fuori dall’Ue), la Lituania e la Polonia. Proprio quella Polonia che, secondo Bruxelles, non rispetta lo Stato di diritto, dà asilo ai dissidenti e si impegna per i diritti del popolo bielorusso, mentre il resto dell'Ue si limita a proclami che esprimono preoccupazione o condanna e poco altro.