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LA LETTERA

Morale sessuale, i vescovi ucraini correggono quelli tedeschi

La Conferenza episcopale ucraina ammonisce l’episcopato tedesco a rimanere fedele alla dottrina cattolica sulla morale sessuale. La lettera denuncia «un ideologico attacco» delle organizzazioni Lgbt «ai nostri bambini» e lo scandalo che la linea di Marx&Co arreca a tutti i fedeli. Impedendo alle persone, spiega monsignor Zmitrowicz in un’intervista, di aprirsi «all’amore che ci ha portato Gesù Cristo»

Ecclesia 12_02_2020

Nel bel mezzo del “cammino sinodale” tedesco (vedi qui e qui) ecco arrivare, come un balsamo che rincuora i fedeli, una correzione fraterna dai vescovi ucraini. Alla luce delle intenzioni della maggioranza dei vescovi teutonici di sovvertire, tra le altre cose, l’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale, il 6 febbraio la Commissione per la Famiglia - guidata dai vescovi Radoslaw Zmitrowicz e Jan Niemiec - della Conferenza episcopale ucraina ha inviato una lettera di ammonimento alla corrispettiva commissione tedesca, guidata dal vescovo Heiner Koch. Un fatto senza precedenti, essendo emerse fin qui singole voci critiche della linea di Marx&Co, ma non rappresentative di una conferenza episcopale.

Nella lettera, riportata dal giornale polacco wPolityce, i vescovi ucraini denunciano il fatto che «gli ambienti Lgbt stanno conducendo un ideologico attacco di massa ai nostri giovani e ai nostri bambini» per sviarli dalla retta morale. Le organizzazioni gay tendono a giustificare «la loro propaganda» anche facendo leva sulla «“nuova visione” dell’episcopato tedesco». Perciò, continua la lettera, «ci fa male vedere come la propaganda Lgbt citi le vostre parole per combattere il cristianesimo, così come tutti coloro che riconoscono la vera antropologia fondata sulle Sacre Scritture e sulla legge naturale».

È questa antropologia rispecchiante il disegno di Dio che la maggioranza dell’episcopato tedesco non riconosce più, come mostrano sia il relativo documento di lavoro del Sinodo (che legittima contraccezione, masturbazione e omosessualità) sia un comunicato stampa del 5 dicembre 2019, pubblicato dalla Commissione per il Matrimonio e la Famiglia. In quel comunicato, figlio di una consultazione tra membri del clero e sessuologi laici, monsignor Koch e monsignor Bode invitano a ripensare la morale sessuale sulla base della teologia e delle «scienze umane». Il comunicato include l’omosessualità tra le «forme normali di predisposizione sessuale» e fa riferimento agli «sviluppi» contenuti in Amoris Laetitia, per sostenere che «un rapporto sessuale dopo il divorzio e un nuovo matrimonio non è più generalmente considerato come un peccato grave».

Queste idee rivoluzionarie, lamentano i vescovi ucraini, finiscono per scoraggiare quelle persone che si sforzano di vivere coerentemente con la loro fede e sono impegnate - o perché sperimentano un’attrazione omosessuale o altre inclinazioni disordinate - «nella lotta per una vita casta». Allo stesso modo, «le coppie sposate che si oppongono alla mentalità contraccettiva di questo mondo e si aprono al dono della vita» possono ritrovarsi disorientate «dopo aver letto le vostre opinioni sulla contraccezione».

In aggiunta, a dire quale scandalo sta arrecando questa situazione non solo nella Chiesa cattolica ma nell’intera cristianità, ci sono cattolici ucraini che si sentono rivolgere accuse sia da ambienti protestanti che ortodossi per le mire (eretiche) del Sinodo in Germania. Questo perché, spiegano i vescovi dell’Ucraina ai confratelli tedeschi, «loro vedono la vostra posizione non come il vostro insegnamento privato o anche un cammino separato della Chiesa in Germania, ma come la posizione di tutta la Chiesa cattolica». Di qui il richiamo finale a ritornare fedeli alla verità rivelata.

Sul contenuto e motivo della lettera si è poi soffermato, in un’intervista con il sito ucraino Rodyna, monsignor Zmitrowicz, spiegando che la «correzione fraterna» va accompagnata dalla preghiera e dalla penitenza perché questa «è principalmente una battaglia spirituale», che tutti siamo chiamati a combattere. «Noi abbiamo le stesse tentazioni. Scrivere questa lettera ci ha aiutato a vedere quella verità che rende liberi». A domanda su quale possa essere la ragione che ha spinto i vescovi tedeschi, con poche eccezioni, ad intraprendere questo cammino, Zmitrowicz risponde facendo un parallelo con la tentazione dell’antico Israele, il popolo eletto, di essere «come le altre nazioni». E quindi denuncia la crescente secolarizzazione: «È una società che ha perso il contatto reale con la fede in Dio. Ciò significa pensare il lavoro, il riposo, la salute, la malattia, la morte, il matrimonio, il sesso e la sessualità, l’educazione… diversamente da quanto rivela il Vangelo». Adattandosi alla corrente del mondo.

Non così facevano i primi cristiani, che, sebbene vivessero in un ambiente «radicalmente diverso e ostile» sul piano religioso e morale, avevano «la forza di Cristo Risorto». Grazie alla loro fede in Gesù potevano resistere al potere dei vizi - primo tra tutti la lussuria - e riuscivano a «contagiare gli altri e cambiare lentamente la società». Zmitrowicz ribadisce che solo l’insegnamento di sempre della Chiesa è in grado di far comprendere la bellezza e la profondità della sessualità, mirabilmente spiegata nelle catechesi sulla “Teologia del Corpo” di san Giovanni Paolo II. Catechesi evidentemente molto care all’episcopato ucraino, che già era intervenuto a settembre 2019, con una splendida lettera a firma di monsignor Bronislaw Bernacki, chiedendo di salvare l’ispirazione originaria in tema di matrimonio e famiglia del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, spazzata via dalla rivoluzione estiva del duo Paglia-Sequeri.

Zmitrowicz si augura nell’intervista che altre conferenze episcopali possano seguire l’esempio di quella ucraina, tornando a proclamare la verità. Perché senza quest’ultima non vi può neanche essere carità: «La Commissione tedesca propone la direzione opposta, che distrugge le vite delle persone. Le chiude all’amore che ci ha portato Gesù Cristo. Senza questo amore, l’uomo non può essere felice».