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IL LIBRO

Montale che non ti aspetti

Tutt'altro che serioso. Ma anzi dotato di senso dell'umorismo. E' il ritratto del poeta che esce dalle memorie di Maria Luisa Spaziani.

Tra le righe 25_02_2012
Montale e la Volpe Il Montale che esce dalle pagine del libro di ricordi e memorie di Maria Luisa Spaziani è tutt’altro che serioso o accigliato, come invece lo dipinge una certa tradizione. Al contrario, è un uomo divertente, a volte piacevolmente burbero, ma capace di uscite impreviste, di battute che rivelano un senso dell’umorismo sui generis, acuto e un filino stizzoso: pensiamo all’episodio della sua invincibile, e quasi profetica, avversione per una ballerina della Scala, o all’istituendo premio letterario milanese, durante le selezioni del quale, memore dei giovanili studi lirici, si diverte a intonare un’aria operistica sostituendo, in quegli accenti minacciosi, il nome di un personaggio, con quello di uno dei concorrenti (il quale, giunto inopinatamente nel palazzo, si defila impaurito).

Un detto recita
che nessun grand’uomo è grande per chi lo conosca davvero; e così potremmo pensare per i poeti: chi li ha conosciuti da vicino può mantenere immutate stima e ammirazione? Maria Luisa Spaziani dimostra che sì, è possibile: cresciuta nel mito dell’autore di Ossi di seppia, e desiderosa di conoscerlo, da ragazza, però, era rimasta basita e delusa alle parole di chi le descriveva il poeta come gretto, chiuso, di animo cupo. Fin dal primo incontro, però, quando a un Montale ormai affermato vengono presentati alcuni giovani di belle speranze, fra il poeta e la frizzante, brillantissima Maria Luisa si instaura una corrente di simpatia istintiva, di stima, e di vicinanza intellettuale, che sfocerà in una lunga amicizia. E proprio ricordi di una lunga amicizia è il sottotitolo del volumetto, poiché, come recita la premessa, questo non è un libro di storia, paludato, con l’ossessione dell’esattezza cronologica: gli episodi narrati, assicura l’autrice, sono tutti autentici, e tuttavia sono ricostruiti soprattutto sulla base della memoria, a distanza di molti anni.

Questo fa sì che Montale e la Volpe non sia un lavoro consacrato allo studium filologico, e nemmeno pretende, del resto, di esserlo: di quelli, utilissimi, ce n’è a bizzeffe; piuttosto, questa è la voce, ancora fresca e vivace, di chi ha vissuto un momento irripetibile della cultura italiana ed europea. Sono, questi, i ricordi di chi ha vissuto un’epoca in cui gli esordienti, più o meno giovani, sulla scena letteraria si chiamavano Zanzotto, Scotellaro, Tomasi di Lampedusa; di una donna che ha conosciuto Colette, incontrato Picasso, rischiato di ritrovarsi omaggiata da un’anziana nobildonna di alcune lettere di Proust (l’episodio più incredibile e più fiabesco, forse, di tutte queste pagine).

Per lei, che ha vissuto
una stagione irripetibile della cultura e dell’editoria italiana, Gadda, Baccelli e Soldati, sono persone in carne e ossa, non vuoti nomi sull’antologia; anzi, di questi monumenti delle patrie lettere, la Volpe, ricorda anche i giudizi, spesso accompagnati da un’impennata, da un sussulto critico, di cui Montale li aveva fatto oggetto. E questo ci restituisce meglio di mille pagine di critica il panorama intellettuale di un’Italia forse più povera materialmente, ma più ricca di idee e piena di inventiva, di voglia di fare, di speranza.



Maria Luisa Spaziani

Montale e la Volpe
Oscar Mondadori, Milano 2011, 114 pagine, 12 euro.