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LO SCANDALO

Monsignor Burrill colpito e affondato dalla stampa Usa

Il segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Usa, monsignor Jeffrey D. Burrill, ha dato le dimissioni dopo le anticipazioni di un'inchiesta giornalistica. Il quotidiano The Pillar, attraverso i dati del suo cellulare, avrebbe parlato di sue frequentazioni omosessuali. Un metodo immorale che fa emergere un "collasso morale".

Ecclesia 23_07_2021
Jeffrey D. Burrill

Poco più di un mese fa aveva letto i risultati dell'attesa votazione sulla proposta di redigere la bozza di una dichiarazione formale sul significato dell'Eucaristia nella vita della Chiesa; martedì si è dovuto dimettere da segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti dopo che il presidente monsignor José H. Gomez è stato informato dell'imminente uscita di un'inchiesta giornalistica relativa a "possibili comportamenti impropri".

Per monsignor Jeffrey D. Burrill, sacerdote della diocesi di La Crosse, è stata fatale la testata online The Pillar, non nuova a scoop nell'ambito ecclesiastico d'oltreoceano. Il giornale cattolico online, infatti, sarebbe entrato in possesso di un'analisi dei dati relativi allo smartphone dell'ex segretario generale dei vescovi Usa dai quali sarebbe emerso il frequente utilizzo dell'app più famosa per incontri tra omosessuali e bisessuali, Grindr. Secondo The Pillar, i dati del dispositivo mobile certificherebbero che monsignor Burrill avrebbe visitato anche diversi locali gay tra il 2018 ed il 2020. Il capo dei vescovi Gomez ha precisato nel suo comunicato che "quanto ci è stato riferito non comprende abusi su minori". Un chiarimento importante perché il sacerdote del Wisconsin aveva fatto parte della delegazione ricevuta da Papa Francesco nel 2018 sull'onda dello scandalo McCarrick per un confronto sulla lotta alla piaga pedofilia nella Chiesa statunitense.

Le dimissioni dopo l'anticipazione fornita al diretto interessato e all'USCCB sembrano suggerire che ci si trovi di fronte a comportamenti non consoni allo stato clericale e alla possibile violazione degli obblighi del celibato. Ma a sollevare interrogativi è soprattutto la modalità con cui questa vicenda è emersa: The Pillar ha "festeggiato" sul proprio sito lo "scalpo" del monsignore ottenuto dopo il reportage, scrivendo di essere entrato in possesso dei dati che sono "commercialmente disponibili".

Perché la testata online si è messa sulle tracce dei dati del telefonino del segretario generale della Conferenza dei vescovi? L'inchiesta è stata aspramente criticata sul Washington Post da Steven P. Millies che l'ha definita "immorale", sostenendo anche che nel realizzarla ci sia stata una violazione delle regole etiche del giornalismo ed anche di quelle del Codice di diritto canonico e del Catechismo. Nel suo articolo, Millies si è chiesto come quelli di Pillar abbiano ottenuto la loro storia. In ogni caso, nell'attesa di ulteriori sviluppi che confermino o meno le circostanze finora emerse, a leggere questa vicenda viene la voglia di rileggere gli appunti del Papa Emerito scritti più di due anni fa - proprio partendo dalla situazione statunitense - e in cui Benedetto XVI denunciava quel "collasso morale" portatore di un "clima nel seminario" che "non poteva aiutare la formazione sacerdotale".