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America Latina

Monsignor Alvarez condannato in Nicaragua a 26 anni di carcere

Ha rifiutato di andare in esilio ed è stato condannato insieme ad altri quattro sacerdoti, due seminaristi e un diacono ai quali sono stati inflitti dieci anni di carcere

All’esilio negli Stati Uniti ha preferito il carcere in Nicaragua, il suo paese. Il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando Alvarez, 56 anni, ha scelto di non usufruire dell’opportunità di andare in esilio offerta dal presidente dittatore Daniel Ortega a 222 oppositori politici il 9 febbraio ed è stato condannato a 26 anni e quattro mesi di carcere, privato a vita della nazionalità e dei diritti in quanto cittadino. Monsignor Alvarez è considerato un traditore della patria, colpevole di diffusione di notizie false e di incitamento alla violenza, alla cospirazione e al terrorismo per aver cercato di proteggere, accogliendoli nelle chiese dove cercavano rifugio, i manifestanti che nell’aprile del 2018 hanno organizzato una rivolta pacifica chiedendo le dimissioni del presidente, repressa duramente dal regime e costata 350 morti. Secondo Ortega la Chiesa cattolica è stata complice di un tentativo di golpe ordito dagli Stati Uniti. Per questo monsignor Alvarez è stato arrestato nell’agosto del 2022. Da allora era agli arresti domiciliari. Comparendo in televisione, Ortega ha detto che monsignor Alvarez ha espresso la “richiesta assurda” di una riunione con i vescovi e ha dichiarato di non essere disposto a lasciare il paese senza prima averli incontrati. Con le stesse accuse rivolte a monsignor Alvarez, in un processo a porte chiuse sono stati condannati a dieci anni di carcere anche quattro sacerdoti cattolici, Ramiro Tijerino, José Luis Diaz, Sadiel Eugarrios e Raul Vega, due seminaristi, Darvin Leiva Mondoza e Melkin Centeno, e un diacono, Sergio Cardenas, tutti della diocesi di Matagalpa. Pochi giorni prima un altro tribunale ha condannato a dieci anni di carcere Oscar Danilo Benavidez, parroco di Mulukukù. Il 7 febbraio inoltre sono stati messi i sigilli alla redazione del quotidiano “La Prensa” due dipendenti del quale sono stati a loro volta condannati a dieci anni di carcere.