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Borgo Pio
a cura di Stefano Chiappalone

udienza

Mons. Rifan dal Papa, tradizione e comunione con Roma

Il presule è alla guida dell'amministrazione apostolica personale San Giovanni Maria Vianney di Campos, in Brasile, eretta da san Giovanni Paolo II nel 2002 dopo anni di separazione. A Leone XIV ha parlato «di come siamo giunti alla comprensione della necessità della comunione, nella quale, grazie a Dio e alla Chiesa, ora ci troviamo».

Borgo Pio 18_11_2025
foto tratta da: pagina FB "Administração Apostólica Pessoal S. João Maria Vianney"

Tra i nomi delle persone ricevute in udienza da Leone XIV sabato 15 novembre c'è quello di mons. Fernando Arêas Rifan, vescovo tit. di Cedamusa, amministratore apostolico dell’Amministrazione Apostolica Personale di São João Maria Vianney (Brasile), che segue la liturgia tradizionale e opera nel territorio della diocesi di Campos. Nel corso dell'udienza, svolta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico e durata mezzora, mons. Rifan ha raccontato a Prevost «del nostro percorso teologico e spirituale, di come siamo usciti da uno stato di separazione dalla Chiesa e di come siamo giunti alla comprensione della necessità della comunione, nella quale, grazie a Dio e alla Chiesa, ora ci troviamo».

Eretta canonicamente da san Giovanni Paolo II nel 2002 dopo anni di separazione, ha origine dalla precedente Unione Sacerdotale São João Maria Vianney fondata da mons. Antônio de Castro Mayer, vescovo di Campos fino al 1981. Negli anni Ottanta e Novanta le vicende della comunità si intrecciano a quelle della Fraternità Sacerdotale San Pio X, tanto che de Castro Mayer partecipò (e fu scomunicato) alle consacrazioni di Econe del 1988; e alla sua morte furono i vescovi della Fraternità a consacrarne il successore, mons. Licinio Rangel. Dopo il pellegrinaggio giubilare svolto insieme nel 2000, il cammino delle due realtà diverge. A differenza della Fraternità, l'Unione di Campos accelera i passi per la riconciliazione con la Sede romana, divenuta poi effettiva il 18 gennaio 2002 con il decreto Animarum bonum della Congregazione per i Vescovi. Ma già nel Natale precedente mons. Rangel aveva ricevuto una lettera di san Giovanni Paolo II, confermando all'erigenda Amministrazione apostolica «la facoltà di celebrare l'Eucaristia e la Liturgia delle Ore secondo il rito Romano e la disciplina liturgica codificati dal mio predecessore san Pio V, con gli adattamenti introdotti dai suoi successori fino al beato Giovanni XXIII» e con a capo lo stesso Rangel, cui fu inoltre garantito un coadiutore nella persona di padre Fernando Arêas Rifan. Alla fine di quel "fatidico" 2002, mons. Rangel morì, lasciando la comunità nelle mani di mons. Rifan, che in agosto aveva ricevuto la consacrazione episcopale per mano del cardinale Dario Castrillon Hoyos.

A Leone XIV mons. Rifan ha «espresso la nostra comunione e la ferma adesione alla Cattedra di Pietro, nella sua persona. Mi ha fatto diverse domande sulla nostra posizione, alle quali ho risposto correttamente, lasciandolo piuttosto soddisfatto». La «comunione con il nostro vescovo diocesano e con gli altri vescovi cattolici» passa anche per il servizio ad «altre 11 diocesi con il permesso o la richiesta dei vescovi locali». Dopo oltre vent'anni è mons. Rifan che si avvia a lasciare la guida, avendo appena compiuto i 75 anni, argomento toccato nella conversazione con Leone XIV: «Gli ho parlato della necessità di proseguire con la nostra Amministrazione Apostolica per il bene della Chiesa. Gli ho detto che avevo già presentato la mia lettera di dimissioni, a causa della mia età di 75 anni, e della necessità di continuare ad avere un vescovo». 

Finora, disse pochi mesi fa Leone XIV intervistato da Elise Allen, «non ho avuto la possibilità di sedermi davvero con un gruppo di persone che sostengono il rito tridentino». Quella di sabato è stata un'occasione significativa, definita da Rifan  una «visita cordiale e propizia, che ha dimostrato la nostra adesione e comunione con la Cattedra di Pietro nella sua persona».