Monopolio, la battaglia legale Usa contro Meta
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Il governo degli Stati Uniti si sta preparando per una battaglia legale senza precedenti contro Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, che rappresenta un punto di svolta nella regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche.

Il governo degli Stati Uniti si sta preparando per una battaglia legale senza precedenti contro Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp. Il processo - che riguarda l’antitrust e avrà luogo da lunedì davanti al giudice James Boasberg della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia - rappresenta un punto di svolta nella regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche.
Al centro della disputa c'è una questione giuridica che ha del “già sentito”: Meta ha violato la legge mantenendo la sua posizione dominante attraverso l'acquisizione di startup concorrenti? La Commissione Federale per il Commercio (FTC) sostiene che l'azienda ha seguito una strategia "compra o seppellisci", acquisendo i concorrenti nascenti per mantenere il monopolio nei social network. Le conseguenze sono enormi: i regolatori chiedono infatti che Meta ceda Instagram e WhatsApp.
Mark Zuckerberg, che ha co-fondato Facebook nel 2004 nel suo dormitorio ad Harvard, vedrà la sua creazione messa sotto esame dopo due decenni di crescita esplosiva, consolidata dall'acquisizione di Instagram nel 2012 per 1 miliardo di dollari e del sistema di micromessaging WhatsApp nel 2014 per 19 miliardi di dollari. Entrambe le piattaforme, che all'epoca erano relativamente piccole, sono diventate fondamentali per Meta, con una crescita e un coinvolgimento degli utenti superiori a quelli di Facebook.
Meta respinge però le accuse, sostenendo di affrontare un'ampia concorrenza nel settore dei social media da parte di TikTok, Snap, Reddit e LinkedIn, e soprattutto ricordando che i regolatori avevano approvato le acquisizioni all'epoca. Tuttavia, Zuckerberg non rinuncia a valutare un accordo: all'inizio di aprile era alla Casa Bianca per cercare di persuadere l'amministrazione Trump a evitare il processo.
L'esito del percorso, che durerà diverse settimane, potrebbe ridisegnare il panorama antitrust statunitense e avere ripercussioni significative sulla Silicon Valley, dove il sistema delle startup ha spesso come zenith l’acquisizione da parte delle piccole aziende di grandi holding tecnologiche, con l’obiettivo di attivare una cessione quanto più possibile lucrativa, diventando di fatto le prime a incentivare un sistema monopolistico.
In ogni caso, sono in molti gli esperti legali che ritengono che la FTC affronti una battaglia difficile. L'argomentazione del governo si basa sulla dimostrazione che Meta non sarebbe stata così dominante senza le acquisizioni di Instagram e WhatsApp – una situazione ipotetica difficile da provare, considerando i molteplici fattori che hanno contribuito alla crescita dell'azienda.
A sostegno della propria posizione, la FTC presenterà una email del 2008 in cui Zuckerberg affermava: che «è meglio comprare che competere», oltre a un promemoria del 2012 in cui scriveva che la sua motivazione per l'acquisto di Instagram era «neutralizzare un potenziale concorrente».
Questo processo va visto nell’ottica di uno sforzo più ampio di regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche. Il Dipartimento di Giustizia ha già vinto una causa antitrust contro Google per la monopolizzazione delle ricerche internet, e ha citato in giudizio Apple. La FTC ha anche fatto causa ad Amazon, accusandola di proteggere illegalmente un monopolio nel commercio online.
Il processo rappresenta anche uno dei primi segnali di come l'amministrazione Trump intenda gestire le potenti aziende tecnologiche durante il suo secondo mandato. Andrew Ferguson, scelto da Trump per guidare la FTC, ha messo in guardia contro il potere concentrato nelle mani di Meta, condividendo la visione repubblicana che le piattaforme tecnologiche abbiano censurato contenuti, in particolare voci conservatrici.
Il giudice Boasberg, che non ha mai avuto un account personale su Facebook o Instagram, deciderà il caso. Un caso difficile, che potrebbe davvero far traballare le solide fondamenta non solo di una multinazionale della comunicazione, ma di tutto un sistema economico che dalla California, dove hanno sede i principali player tecnologici statunitensi, innerva il globo. In un periodo in cui il competitor più importante di Meta è TikTok il quale, seppur “in vendita” sulla parola, rimane saldamente ancorato in mani cinesi.