Mobilitazione dei riservisti e referendum, Putin sfida l'Occidente
Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato ieri mattina la mobilitazione parziale di riservisti. Putin ha anche confermato i referendum per l’annessione già preannunciati tra il 23 e il 27 settembre nelle regioni (oblast) di Donetsk, Luhansk, Zaporozhye e Kherson. Al tempo stesso né Putin né Shoigu hanno fatto riferimento alla riconquista dell’oblast di Kharkiv da cui i russi si sono ritirati dopo la controffensiva ucraina o alla conquista di Odessa. Può essere un invito al negoziato. Ma alle loro condizioni.
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Con un videomessaggio atteso già nella serata di martedì, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato ieri mattina la mobilitazione parziale di riservisti e la standardizzazione in termini di trattamento, inquadramento ed equipaggiamento di tutti i combattenti in Ucraina: militari regolari, battaglioni di volontari, contractors e milizie ucraine delle regioni del Donbass. "Per proteggere la nostra Patria, la sua sovranità e integrità territoriale, per garantire la sicurezza del nostro popolo e del popolo nei territori liberati, ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore Generale di condurre una mobilitazione parziale nella Federazione Russa", ha detto.
Putin ha sottolineato che "l'obiettivo dell'Occidente è indebolire e distruggere la Russia” attribuendo a Usa e Nato il fallimento di un accordo tra Mosca e Kiev per negoziare la fine delle ostilità, ma non ha utilizzato la parola “guerra” continuando a parlare di "un'operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare l'Ucraina e liberare il Donbass" e di "misure per proteggere la sovranità e l'integrità della Russia". Putin ha aggiunto che la Russia sosterrà la decisione dei residenti del Donbass e dei "territori liberati" di entrare a far parte della Federazione Russa confermando i referendum per l’annessione già preannunciati tra il 23 e il 27 settembre nelle regioni (oblast) di Donetsk, Luhansk, Zaporozhye e Kherson. Referendum che, come quello tenutosi in Crimea nel 2014, che ha portato al ritorno della penisola nella Federazione Russa, non verranno riconosciuti da Kiev e dall’Occidente.
Il potenziamento delle truppe russe, che da febbraio combattono in inferiorità numerica rispetto al nemico, marcia di pari passo con una maggiore produzione di armi e mezzi e Putin il 20 settembre ha incontrato i vertici dell’industria della Difesa chiedendo loro il massimo sforzo per aumentare quantità e qualità delle armi e delle munizioni in produzione. Il ministro della Difesa, Sergey Shoigu, ha aggiunto sempre ieri dettagli rilevanti precisando che i riservisti mobilitati saranno fino a 300mila e che si tratterà di uomini che hanno già servito nell'esercito, con esperienza di combattimento e specializzazioni militari, esclusi i militari di leva. Il ministro (dato più volte per caduto in disgrazia dai media occidentali) ha aggiunto che lo scopo della mobilitazione è "controllare i territori liberati" in Ucraina, ma ha fatto capire che in caso di necessità potranno essere richiamati molti altri riservisti. "Abbiamo un'enorme risorsa di mobilitazione che comprende coloro che hanno prestato servizio nell'esercito, coloro che hanno esperienza di combattimento e specialità militari". In tutto quasi 25 milioni di persone di cui i 300.000 riservisti che verranno mobilitati rappresentano poco più dell’1,1%.
Shoigu ha poi fornito i dati sulle perdite ammettendo 5.937 caduti russi in sette mesi di guerra (gli ucraini dicono di averne uccisi quasi 55 mila) rendendo omaggio al coraggio dei combattenti ed elogiando il lavoro dei medici grazie ai quali "più del 90% dei feriti sono tornati ai loro incarichi". Ai caduti tra le truppe di Mosca vanno in ogni caso aggiunti quelli delle milizie del Donbass e dai contractors del Gruppo Wagner che potrebbero portare facilmente il totale a circa 11mila. Shoigu ha dichiarato anche che le perdite inflitte agli ucraini ammontano a 61.207 morti e 49.368 sono rimasti feriti. "Le forze ucraine avevano tra le 201mila e le 202mila persone, ma hanno subito più di 100mila perdite", ha detto aggiungendo che circa 7mila soldati ucraini sono stati uccisi nelle ultime settimane. Secondo Shoigu le truppe di Kiev sono guidate da un comando affidato a 150 specialisti militari di Usa e Nato che rappresentano "il vero" comando delle forze armate ucraine che “gestisce tutte le operazioni".
Shoigu, ha poi evidenziato il ruolo degli occidentali nel conflitto “Stiamo di fatto combattendo contro l'Occidente collettivo più la Nato", ha detto ancora Shoigu aggiungendo che “l'intera galassia di satelliti della NATO sta lavorando contro di noi e secondo le nostre stime oltre 70 satelliti militari e più di 200 satelliti civili stanno lavorando per localizzare le nostre unità militari". Putin e Shoigu hanno quindi evidenziato come “nemico” non solo le forze ucraine ma soprattutto gli occidentali, passo legittimo considerato il ruolo crescente di Usa e Nato, ma anche necessario a Mosca per poter presentare la guerra e i suoi futuri sviluppi come la difesa della Russia e del suo territorio (allargato alle regioni ucraine conquistate) contro l’aggressione occidentale.
Le iniziative di Putin rinnovano e rafforzano lo sforzo bellico in Ucraina con forze militari fresche e alza l’asticella dell’escalation mostrando di avere ancora molte frecce al suo arco. Al tempo stesso né Putin né Shoigu hanno fatto riferimento alla riconquista dell’oblast di Kharkiv da cui i russi si sono ritirati dopo la controffensiva ucraina o alla conquista di Odessa che pure fanno parte della cosiddetta “Nuova Russia”. Un indizio che potrebbe indicare la disponibilità di Mosca a negoziare un accordo sulla base delle attuali quattro regioni oggetto dei referendum. Per queste ragioni il messaggio “muscolare” di Putin sembra voler offrire possibilità a una trattativa che tenga inevitabilmente conto delle pretese territoriali russe.
Le reazioni registrate pubblicamente in Occidente non sembrano al momento mostrare indicazioni in tal senso e, anzi, da Londra a Washington all’Italia tutti sembrano interpretare l’annuncio della mobilitazione dei riservisti e dell’attuazione dei referendum come “segnali di debolezza e fallimento". La mobilitazione dei riservisti e il loro addestramento e schieramento in Ucraina richiederanno alcuni mesi e la guerra potrebbe quindi attraversare una fase di stallo anche se l’afflusso di rinforzi russi è iniziato da alcune settimane e ha già visto il trasferimento in Ucraina di diversi reparti regolari e di volontari reclutati nelle diverse regioni russe.
Un lasso di tempo che potrebbe rivelarsi prezioso per tentare di aprire negoziati, specie per l’Europa condannata al tracollo energetico ed economico. Finora l’unica vera sconfitta in una guerra che non ha neppure combattuto.