Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico
INTERVISTA

Misure anti-aborto: "Grazie alla rete di sindaci pro life"

La stampa ha fatto rumore sugli aiuti elargiti dal Comune di Iseo alle donne incinte. Ma la mozione è passata in molti altri municipi. A spiegare come alla Nuova Bussola è Mario Fortunato, delegato provinciale al Dipartimento di “Vita, pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili” di Fratelli d'Italia: “Amministratori della famiglia” è una rete di amministratori comunali che fa squadra per combattere la cultura della morte e contrastare l'attacco alla famiglia: "Ci ritroviamo e pianifichiamo azioni, scriviamo mozioni e troviamo soluzioni".

Attualità 08_10_2020

Il Comune di Iseo ha deciso di sostenere economicamente le donne che decidono di non abortire. La mozione - presentata dall’assessore al Bilancio Giovanna Prati - è immediatamente salita alla ribalta della cronaca nazionale (vedi qui e qui). Oltre allo stanziamento di una cifra mensile per le donne che decidono di tenere il bambino, il Comune di Iseo stabilisce nel Bilancio «un finanziamento adeguato» per quelle associazioni che istituiscano sul territorio progetti di aiuto alla vita nascente. Vengono citati espressamente i Centri di Aiuto alla Vita (Cav) e il Movimento per la Vita. Nella stessa mozione, inoltre, la maggioranza si impegna a «istituire le Festa della Famiglia e la Festa della Vita».

Mentre le minoranze sono uscite dall’aula per protesta, la maggioranza di centrodestra si è mostrata compatta. Per il sindaco Marco Ghitti, medico, «ciò che non si può più tollerare è la vera mancanza della libertà di scelta», il fatto cioè che «una donna, specie straniera, sia costretta ad abortire per mere ragioni economiche».

La notizia che pochi hanno riportato, però, è che la mozione provita del Comune di Iseo è da ascrivere ad una precisa cabina di regia: quella degli “Amministratori per la Famiglia”, una rete di sindaci, assessori e consiglieri, assolutamente trasversale quanto a provenienza politica, che sta pian piano “contaminando” in direzione prolife e profamily molti comuni bresciani. Il portavoce della rete, che è anche uno dei suoi ideatori, è Mario Fortunato, delegato provinciale al Dipartimento di “Vita, pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili” di Fratelli d'Italia. La NBQ l'ha incontrato alla vigilia della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa che si svolgerà oggi alle 12, davanti agli Ospedali Civili di Brescia.

La domanda è d'obbligo: com'è nata la realtà degli “Amministratori della famiglia”?
Dall'esigenza, molto sentita dai referenti locali del Family Day, di concretizzare sul territorio quello che a livello ideale avevamo vissuto nei due straordinari eventi pro-famiglia di San Giovanni e del Circo Massimo. Partire dalle azioni comunali è il primo passo per radicare e, oserei dire, onorare quelle appassionanti adunate che tanto hanno fatto per risvegliare le coscienze e per dare a tutti la consapevolezza di quanti siamo.

In che modo lavora il vostro gruppo?
Come sindaci, assessori, consiglieri di partiti diversi, a scadenza mensile ci ritroviamo e pianifichiamo azioni, scriviamo mozioni, ci raccontiamo e troviamo le soluzioni ai problemi che man mano si presentano.

Da pioniere della rete, è soddisfatto di come la stampa nazionale ha ripreso la decisione virtuosa del Comune di Iseo?
In realtà sono stupito per come la stampa si sia svegliata tardi. La mozione approvata dal Consiglio comunale di Iseo, che rilancia quella costruita insieme dagli Amministratori per la Famiglia, non è passata per la prima volta, bensì per l’ottava.

Addirittura?
Il primo comune ad approvarla è stato Marone, seguito da Prevalle, Flero, Cazzago San Martino, Castel Mella, Bagnolo Mella e Ghedi. E la spinta non si ferma. In ottobre la mozione pro-life verrà votata in altri tre comuni: Maclodio, Orzinuovi e Montirone. L'inaspettata visibilità mediatica di questi giorni, poi, ha fatto si che numerosi altri comuni ci stiano contattato per avere informazioni...

Pare di capire che siete disposti a collaborare anche con altre province interessate a sfruttare il vostro “avviamento”.
Ovviamente sì. Il gruppo nasce comunque sotto l’egida del Family Day-CDNF, che attraverso l’avvocato Piercarlo Peroni, responsabile sul territorio bresciano insieme al dott. Daniele Torri, si sta occupando di tenere i contatti anche con il resto d’Italia.

Immagino che a ciò si aggiunga anche l'intervento prettamente politico. Giusto?
Certo. Attraverso il mio dipartimento di Fratelli d’Italia, per esempio, ci muoviamo nella stessa direzione. Sono già in contatto con i miei pari grado pugliesi, toscani ed umbri. Il nostro desiderio è mettere l'esperienza bresciana degli Amministratori per la Famiglia a completa disposizione di tutte quelle province, non solo del Nord, che sentono l'urgenza di favorire le nascite e mettere un freno al pericoloso “inverno demografico” in atto.

È possibile che per alcuni sindaci e assessori il “fattore solitudine” possa giocare negativamente a livello di impegno prolife?
Guardi, abbiamo toccato con mano che il “pensiero unico”, che di solito è declinato in salsa nichilista e anti-vita, non di rado arriva ad immobilizzare l'azione di governo locale, magari anche soffocando l'intima volontà di tanti amministratori. Ma è proprio qui che noi possiamo giocare una carta vincente.

Quale?
In prima linea nella nostra rete operano leader nazionali come Massimo Gandolfini, avvocati come Piercarlo Peroni, ex magistrati come Pino Morandini. Ecco, il fatto di poter contare su professionisti capaci di scrivere mozioni inattaccabili, su consulenze approfondite, e, perché no, su una rete di rapporti umani autentici, contribuisce a infondere coraggio a tutti quegli amministratori che, da soli, potrebbero avere qualche difficoltà ad uscire allo scoperto su temi caldi come i nostri.

I Comuni che si appoggiano agli Amministratori per la famiglia si muovono compatti o riescono a modellare le loro azioni?
Ogni Comune declina a suo modo le proprie proposte, pur mantenendo nell’ossatura la nostra mozione provita iniziale. Ogni realtà è diversa dall'altro, c'è per esempio chi ha l'assessorato alla famiglia e chi ancora non ce l'ha.

Per aiutare le donne incinte, il comune di Iseo ha pensato al “Progetto Gemma” (qui un approfondimento). Gli altri Comuni?
Marone, con l’impegno del sindaco Rinaldi, il quale è anche responsabile provinciale di tutti i sindaci leghisti, oltre al Progetto Gemma ha costruito l'albero della vita, con il nome di tutti i nuovi nati. Altri comuni aggiungono al contributo in denaro per ogni nuovo nato anche un kit di benvenuto.

Economicamente, anche volendo, un Comune non credo possa fare molto di più. Sbaglio?
No. A livello comunale non possiamo certo abrogare la 194, ma educare al rispetto della vita, giocandocela concretamente con le singole situazioni, certamente sì. Alla nostra gente deve passare l'evidenza che aiutare le donne è l'unico modo per renderle libere, e che un bambino in più è un dono, non un male.

C’è qualche fatto particolare che l’ha spinta a impegnarsi su questo fronte?
La storia del piccolo Charlie Gard, lasciato morire in nome di un suo fantomatico “miglior interesse”. Penso che il suo sacrificio, che mi ha scosso profondamente, stia dando i suoi frutti.

La conferenza stampa doveva tenersi sabato scorso, poi è saltata per il maltempo. I contestatori però non stanno con le mani in mano. Sabato sono andati comunque a protestare e la stampa non li ha certo ignorati.
Sì, sono arrivati per boicottarci. Registriamo che il tono del loro comunicato - in cui ci chiamano “anti-Choice”, perché “prolife” evidentemente appare come un'autorete - è tra il comico e il farneticante. Parla, cito testualmente, del risveglio di un «cupo mondo dei cattolici e delle destre», che «mette in discussione il diritto all'aborto», e che promuove «con feroce violenza un solo tipo di famiglia; quella eterosessuale e patriarcale, in cui la donna è vittima silenziosa della sopraffazione maschile». Credo che possa bastare, no?

Direi di sì. Per via del bonus alle donne che rinunciano ad abortire, il Fatto Quotidiano vi accusa di “portare l'Italia indietro di 50 anni”. Perché la vostra rete trasversale fa così paura?
Come ama ricordare l'avv. Peroni, tra i primissimi ideatori del progetto, quando una delibera a favore della vita nascente, viene assunta in una provincia da dieci, poi da venti, poi da trenta Comuni, si arriva al risultato più importante: incidere sulla cultura, sulla mentalità di un intero territorio, pacificando e “ricomponendo” l'uomo che lo abita. Nell'ottica del mondo questo è assolutamente intollerabile.