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LIBIA

Militari scelti a disinnescare mine, già in azione in Iraq

Il reportage pubblicato da Repubblica evidenzia il ruolo militare dell’Italia al fianco delle milizie di Misurata, fedeli al governo di Fayez al-Sarraj, impegnate a combattere lo Stato Islamico soprattutto a Sirte, roccaforte dei jihadisti in Tripolitania. Un ruolo militare che Roma ha finora sempre negato.

Esteri 11_08_2016
Militari italiani in Iraq

Il reportage di Vincenzo Nigro pubblicato da Repubblica evidenzia il ruolo militare dell’Italia al fianco delle milizie di Misurata, fedeli al governo di Fayez al-Sarraj, impegnate a combattere lo Stato Islamico soprattutto a Sirte, roccaforte dei jihadisti in Tripolitania. Un ruolo militare che Roma ha finora sempre negato confermando solo il possibile impiego di uomini delle forze speciali italiane (in Libia vi sarebbero gli incursori del 9° reggimento Col Moschin dell’Esercito) in supporto agli agenti dell’intelligence (Aise) presenti in Libia.

Citando i comandanti delle forze di Misurata, il reportage di Nigro riferisce che i nostri militari avrebbero portato a Misurata e nei sobborghi di Sirte materiale tecnico utile a rimuovere e distruggere mine e ordigni esplosivi improvvisati (Ied), armi impiegate su vasta scala dai miliziani dello Stato Islamico per fermare o comunque rallentare l’avanzata delle forze di Misurata nelle strade di Sirte. A questi ordigni e ai veicoli bomba sarebbero da attribuire buona parte delle perdite sofferte dalle forze di Misurata e dalle altre milizie filo-governative impegnate a Sirte, quasi 500 morti e 3mila feriti negli ultimi due mesi.

L’Esercito italiano dispone di unità del Genio specializzate nel contrasto a mine e Ied che hanno maturato una vasta esperienza in questo campo in Iraq, Balcani e Afghanistan. Specialisti che stanno tuttora addestrando i combattenti curdi iracheni e le truppe di Kabul a localizzare e distruggere questi ordigni e il cui impiego a Sirte rientrerebbe nelle linee guida che il governo Renzi ha finora adottato all’interno della Coalizione contro lo Stato Islamico, basate sulla fornitura di mezzi tecnici e addestramento evitando però il coinvolgimento in battaglia di truppe e velivoli nazionali. Anche in Iraq, infatti, i nostri velivoli volano disarmati e i militari sul terreno su limitano a presidiare la Diga di Mosul e assistere o addestrare le forze locali.

Oltre ad addestrare gli sminatori libici, i militari italiani avrebbero fornito anche protezioni individuali e materiale tecnico, inclusi forse veicoli teleguidati per la rimozione degli ordigni. Soprattutto, le fonti libiche citate da Repubblica riferiscono che «i militari italiani stanno lavorando sul terreno con i libici».  Le forze speciali italiane sarebbero del resto basate nei pressi del fronte insieme ai colleghi britannici e statunitensi pur con qualche malumore delle forze speciali di Londra (schierati in prima linea fin dall’inizio dell’offensiva su Sirte) dache avrebbero chiesto ai libici di tenere lontani gli italiani preferendo operare “in esclusiva” con gli statunitensi. La presenza di questi ultimi in prima linea è stata negata a lungo da Washington ma è stata rivelata martedì dal Washington Post.  

Il loro ruolo sarebbe limitato per il momento ad azioni di sostegno delle truppe libiche locali, senza un coinvolgimento diretto nei combattimenti ma è probabile che i Berretti Verdi guidino da terra (individuando i bersagli) i raid aerei effettuati dai jet ed elicotteri che decollano dalla portaelicotteri Wasp. Gli americani hanno stabilito un centro operativo alle porte di Sirte per appoggiare le milizie locali. Robyn Mack, portavoce del Comando americano per l’Africa (Africom), ha spiegato che un numero limitato di soldati Usa continuerà ad entrare e uscire dalla Libia per scambiare informazioni con le forze sul posto e il Pentagono aveva ammesso in giugno la presenza di un paio di dozzine di Berretti Verdi in Tripolitania e Cirenaica col compito di sorvegliare le azioni dei movimenti jihadisti.

Tornando al ruolo degli italiani nel conflitto, sempre ieri, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, al-Sarraj ha ammesso solo che Roma ha fornito ai suoi combattenti giubbotti antiproiettile e visori notturni, confermando che il leader libico ha voluto mantenere il silenzio sull’impiego in prossimità della prima linea delle forze speciali italiane come probabilmente aveva chiesto il governo Renzi. In un contesto che vede tutti gli Stati presenti con proprie forze in Libia (Usa, Gran Bretagna, Francia e Italia) cercare di occultare o mantenere a basso profilo tali presenze suscitano perplessità le dichiarazioni del viceministro degli Esteri Mario Giro che SkyNews24 ha definito una «non storia» la notizia della presenza di sminatori italiani in Libia perché «sappiamo già che ci sono militari italiani che aiutano a sminare a Misurata, lontano dal fronte, a seguito degli eventi bellici del 2011», ricordando che Misurata «venne circondata e bombardata per mesi dalle forze di Gheddafi». La presenza italiana quindi «fa parte dell'assistenza tecnica. È molto pompata questa storia, ma in realtà non c'è storia», ha rimarcato, «stiamo aiutando a togliere le mine. Non stiamo combattendo».

Peccato che la missione di sminamento di Misurata, sia mine terrestri sia navali disseminate nel porto, si sia svolta negli anni successivi il conflitto del 2011 e in ogni caso quella missione era incentrata sulla città e i suoi dintorni situata ben 268 chilometri a ovest di Sirte. Dove le milizie libiche citate da Repubblica registrano la presenza non certo casuale dei militari italiani ma mirata a rimuovere i campi minati dello Stato Islamico. Anche fonti istituzionali hanno confermato all'Ansa che alcune decine di militari dei corpi speciali sono attualmente impegnati a Tripoli, Misurata e Bengasi per attività di addestramento dei militari del Governo di Unità nazionale e delle milizie di Misurata. Truppe poste sotto il controllo della Presidenza del Consiglio tramite l’Aise.

Il generale Mohamed el Ghasri delle milizie libiche impegnate a Sirte ha invece «smentito categoricamente che forze speciali italiane siano presenti a Sirte con compiti di sminamento». In una telefonata con l'Ansa ha precisato: «Lo ripeto e lo confermo: le notizie pubblicate in questo senso sono false. Non ci sono forze speciali italiane a Sirte. Siamo però favorevoli a ogni tipo di aiuto da parte dell'Italia». Non guasterebbe un po’ di trasparenza da parte di Roma per sgombrare il campo da equivoci e rendere noto il reale impegno italiano nella nostra ex colonia.