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COVID-19

Milioni di giovani madri non torneranno a scuola in Africa

In Africa, dove circa il 25 per cento delle donne diventano madri prima dei 18 anni, la chiusura delle scuole ha determinato un ulteriore, impressionante aumento delle gravidanze precoci

Svipop 31_07_2021

L’Unicef stima che a livello mondiale il 15 per cento delle donne hanno un bambino prima di compiere 18 anni. Ma nell’Africa sub sahariana la percentuale sale a più del 25 per cento. Le gravidanze precoci sono conseguenza di violenza sessuale, matrimoni infantili, scarsa istruzione ed educazione sessuale carente. Possono avere effetti negativi sulla salute delle piccole madri: tra i più comuni, la comparsa di fistole ostetriche, infezioni, eclampsia. Inoltre spesso le ragazzine incinte non tornano più a scuola, in certi paesi per espresso divieto governativo. Secondo una indagine condotta dalla Banca Mondiale, in Africa quest’anno sono 2,6 milioni le bambine e le ragazze che potrebbero non tornare a scuola a causa di una gravidanza precoce. Le misure anti Covid-19 anche in Africa hanno infatti determinato la chiusura delle scuole per periodi più o meno lunghi, fattore che accresce sensibilmente la probabilità di gravidanze impreviste tra le ragazze come hanno dimostrato ricerche condotte, ad esempio, durante l’epidemia di Ebola del 2014-2016 che ha comportato la chiusura delle scuole nelle regioni più colpite. Stime globali non sono ancora disponibili, ma i dati parziali  sono decisamente allarmanti. Ad esempio, durante il lookdown in una provincia del Kenya, Machakos, quasi 4.000 ragazze in età scolastica sono rimaste incinte in cinque mesi. Nel Ghana occidentale le gravidanze tra le adolescenti sono aumentato di quasi nove volte. In Malawi gravidanze e matrimoni precoci sono raddoppiate. In Zimbabwe di recente sono state registrate più di 5.000 gravidanze precoci e 2.000 ragazze avevano meno di 16 anni al momento del parto. In quest’ultimo paese le associazioni impegnate nella difesa delle donne per rimediare non trovano di meglio che premere affinché le studentesse possano accedere ai contraccettivi anche senza il consenso dei genitori, proposta che per ora è stata respinta dal governo adducendo motivazioni morali e culturali.