Milioni di euro a Planned Parenthood, un’interrogazione all’Ue
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Quasi 3,3 milioni di euro in quattro anni per un progetto dell’Ippf mirante a promuovere l’aborto e l’ideologia Lgbt nell’Unione europea. Tredici europarlamentari di FdI presentano un’interrogazione alla Commissione. Paolo Inselvini parla dello scandalo alla Bussola.

Perché la Commissione europea finanzia lautamente le attività dell’International Planned Parenthood Federation (Federazione internazionale per la genitorialità pianificata), ossia della più potente organizzazione abortista al mondo?
La domanda è tornata d’attualità, dopo la presentazione – l’11 febbraio di quest’anno – di un’interrogazione parlamentare alla Commissione von der Leyen da parte dell’eurodeputato Paolo Inselvini e di altri 12 suoi colleghi di Fratelli d’Italia, partito che aderisce al gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr). È tornata d’attualità perché è da almeno il 2005 che l’Ue ingrossa le casse dell’Ippf, come la Nuova Bussola ha già riportato negli anni scorsi (vedi ad esempio qui). Un finanziamento di per sé scandaloso, che appunto continua ancora oggi, con cifre variabili nel tempo.
Nel quadriennio 2022-2025, la Commissione europea ha stanziato oltre tre milioni di euro a favore, nel complesso, di quattro progetti dell’International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En), il braccio, di stanza a Bruxelles, della multinazionale fondata da Margaret Sanger. Le cifre esatte, riferite nell’interrogazione e verificabili sul sito della stessa Commissione, sono: 599.000 euro nel 2022; 875.987 euro nel 2023; 875.776 nel 2024; 919.101,60 nel 2025. Totale: 3.269.864,60 euro.
Si tratta di somme ingenti che «generano preoccupazione», come si legge nel testo dell’interrogazione, che poi prosegue: «Negli ultimi anni, infatti, l'IPPF è stata coinvolta in diversi scandali. Nel 2015, un'inchiesta sotto copertura ha rivelato che alcuni dirigenti discutevano della vendita di tessuti fetali provenienti da aborti tardivi, inclusi casi in cui i feti sarebbero stati partoriti vivi. Successivamente, nel 2024, sono emersi ulteriori video che mostrano conversazioni simili tra alti funzionari dell'organizzazione. Inoltre, nel 2025, un capitolo dell'IPPF in Florida è stato accusato di violare le leggi fiscali, offrendo spazi di lavoro alla campagna presidenziale Harris-Walz».
I firmatari dell’interrogazione chiedono alla Commissione di rispondere a tre quesiti: «1. Quali misure intende adottare per garantire che i fondi dell'UE non siano utilizzati per attività di lobbying controverse o potenzialmente illegali da parte dell'IPPF? 2. Ha condotto verifiche approfondite sull'uso dei finanziamenti assegnati all'IPPF e quali sono stati i risultati? 3. È disposta a sospendere o rivedere i finanziamenti all'IPPF?». L’interrogazione, che richiede una risposta scritta, è stata firmata, oltre che da Inselvini, dai seguenti europarlamentari: Carlo Fidanza, Sergio Berlato, Stefano Cavedagna, Carlo Ciccioli, Giovanni Crosetto, Elena Donazzan, Alberico Gambino, Chiara Gemma, Michele Picaro, Daniele Polato, Marco Squarta, Francesco Torselli.
Se si va a spulciare sul sito della Commissione, si scopre che questi veri e propri regali milionari all’Ippf sono concessi a titolo di «sovvenzioni di funzionamento» e rientrano nel programma Citizens, Equality, Rights and Value (CERV), ossia “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori”. In pratica un macro-programma, dal titolo altamente generico e in apparenza rassicurante, ma in cui in realtà rientrano tutti quei “nuovi diritti” – contro la vita, la famiglia, la libertà di educazione – cari alle élite liberal dell’Ue, le quali sono portatrici di un’ideologia in perfetta sintonia con quella dell’Ippf.
Nella scheda contenente gli obiettivi generali del progetto, si legge che «IPPF EN lavora per promuovere e proteggere l'uguaglianza di genere, i diritti delle donne e la salute sessuale e riproduttiva nell'UE». Com’è arcinoto, l’espressione “salute sessuale e riproduttiva” è un eufemismo per indicare la contraccezione, l’aborto e altre pratiche contrarie alla morale naturale. Tra i sotto-obiettivi per costruire «un mondo più inclusivo e con maggiore uguaglianza di genere», il progetto indica, al punto 5, questo: «Integrazione dell’educazione sessuale e relazionale trasformativa di genere in contesti scolastici ed extrascolastici». Detto in termini più potabili, si tratta della più radicale forma di (cosiddetta) educazione sessuale, che include non solo lo svilimento del rapporto sessuale ad atto di mero piacere, ma anche la normalizzazione dell’aborto, dell’omosessualità e della transessualità.
Una propaganda contro il bene comune, finanziata con i soldi dei contribuenti europei, come accade con altre ideologie odierne. L’europarlamentare Paolo Inselvini, al telefono con la Bussola, ha ricordato il recente caso legato all’ex commissario europeo e vicepresidente esecutivo Frans Timmermans, «ossia lo scandalo relativo ai soldi che la Commissione europea ha elargito a gruppi ambientalisti, praticamente per fare campagna elettorale-comunicativa in favore delle decisioni che l’Ue doveva prendere rispetto al Green Deal. Nei giorni successivi all’emersione di questo scandalo, con alcuni colleghi abbiamo approfondito anche il tema dei soldi stanziati in favore di progetti pro-aborto, presentati come “salute sessuale e riproduttiva”. Abbiamo chiesto alla Commissione come sia possibile dare dei soldi a un’organizzazione che è stata coinvolta in un traffico di organi e che è promotrice di una tematica – l’aborto – che è di competenza delle singole nazioni».
La risposta dovrebbe arrivare entro 60 giorni, anche se lo stesso Inselvini si dice consapevole che «non è con un’interrogazione che possiamo risolvere il problema, ma è per sollevare il problema stesso e far capire alle istituzioni europee che vigileremo su queste tematiche. Il punto è che per anni e anni su questi temi, dall’aborto al gender, come centrodestra abbiamo subìto e non si è avuto il coraggio di parlare della verità. Invece, bisogna essere capaci di andare controcorrente, anche fino al punto di essere esclusi da certi tavoli. Prima bisogna cambiare la rotta a livello culturale e poi la si potrà cambiare anche a livello legislativo».
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