Messori ricorda Montecassino, quando la Storia presentò il conto
L'ultimo libro di Vittorio Messori, Luce e tenebre. Riflessioni fra storia, ideologie e apologetica, è una miniera di informazioni e notazioni su cui riflettere. Secondo il suo stile. Ad esempio del riflessioni su Montecassino, culla dell'Occidente, sequestrato dai Savoia alla Chiesa, poi raso al suolo dagli americani. E infine ricostruito, dallo Stato repubblicano.
Andando in auto verso Montecassino col non ancora cardinale W. Brandmuller, Vittorio Messori non poté fare a meno di buttarla sulla storia, visto che il suo interlocutore era uno dei massimi esperti di storia della Chiesa. Ma anche uno dei cinque colleghi che poi inviarono una serie di «dubia» a papa Bergoglio e ancora spettano risposta.
L’idea era di fare un libro-intervista sul tipo di quel Rapporto sulla fede che, insieme all’allora cardinal Ratzinger, aveva fatto a suo tempo scalpore. Il libro con Brandmuller, per una serie di contrattempi, non si fece più e ora i due autori mancati sono troppo vecchi e malati per porvi mano. Ma mai dire mai. Tornando a Montecassino, è la prima delle chicche storiche che affollano l’ultimo libro di Messori, Luce e tenebre. Riflessioni fra storia, ideologie e apologetica (Sugarco), per gli appassionati la quinta raccolta della rubrica Vivaio cominciata sul quotidiano Avvenire e terminata, dopo migliaia di puntate, sul mensile Il Timone. La prima del nuovo volume è, appunto, dedicata a Montecassino. Messori riflette sul fatto che la culla del cristianesimo, e perciò, dell’Occidente, fu scippata dai Piemontesi del nuovo Regno d’Italia. Incuranti delle proteste piovute da ogni dove, anche da Paesi protestanti, incamerarono l’abbazia cacciandone i monaci. Così come avevano fatto con quasi tutte le chiese e i monasteri della penisola, per farne più utili carceri, caserme e altro di pubblico interesse laico. Naturalmente, per il bene del popolo, il quale, allora come oggi, non sa qual sia il suo vero bene e meno male che ci sono gli illuminati di turno a farglielo capire, di solito con le cattive.
Ebbene, neanche un secolo dopo, la storia presentò il conto. Lo scriteriato bombardamento americano rase al suolo la bimillenaria abbazia, grazie all’ottusità, anche militare, di quegli antipapisti. Com’è noto, erano stati gli odiati tedeschi a mettere in salvo gli archivi e le opere d’arte di Montecassino e, anzi, offerto agli Alleati di andare a combattere altrove. Niente. C’è addirittura un film degli anni Cinquanta, disponibile su YouTube, che racconta l’episodio: il comandante tedesco, cattolico, era guarda caso un oblato benedettino ed esperto d’arte. Ottenne dai superiori di stornare una forte quantità di camion per portare quadri e documenti d’epoca al sicuro in Vaticano. E il kattivissimo comando, pur assediato dagli Alleati, concesse. Rasa al suolo l’abbazia con ondate di bombardieri, ammazzati i civili che vi si erano rifugiati, l’immenso cumulo di rovine divenne un avamposto ideale per i tedeschi, che vi si trincerarono e costrinsero gli Alleati a una della battaglie più sanguinose dell’intero conflitto. Per i curiosi, il film citato si intitola I diavoli verdi di Montecassino e si può vederlo gratis.
La storia, dicevamo, presentò il conto alla fine della guerra. Ricostruire l’abbazia, monumento nazionale, spettava allo Stato, che ne era proprietario, non più alla Chiesa. Ci vollero vent’anni di esercizi finanziari. «Seppure interpellati dal nostro governo, gli americani non diedero neanche un dollaro per rimediare il loro vandalismo», scrive Messori. Eh, quelli avevano già scucito il Piano Marshall, e una cosa da monaci, quantunque di importanza culturale inestimabile, non era nelle loro corde. Si rammenti che solo sotto la presidenza Reagan gli Usa ebbero un ambasciatore presso la Santa Sede; prima, il loro retaggio religioso antipapista lo impediva. La morale beffarda di questa vicenda eccola: se avessero lasciato l’abbazia ai legittimi proprietari, a ricostruirla ci avrebbero dovuto pensare i cattolici di tutto il mondo con le loro offerte. Senza oneri per lo Stato, come dice la Costituzione repubblicana. Ecco, è solo un assaggio di quel che si trova nel libro di Messori, una miniera di informazioni e notazioni su cui riflettere. Secondo il suo stile.