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LITURGIA

Messale del 1962, entrano i nuovi santi e sette prefazi

Due decreti pubblicati il 25 marzo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede aggiornano il Messale Romano nella forma extraordinaria. Il primo, Quo magis, approva il testo di sette nuovi prefazi eucaristici. Il secondo, Cum sanctissima, riguarda la celebrazione dei santi canonizzati dopo il luglio 1960. In entrambi i casi si lascia facoltà al sacerdote di scegliere tra i vari usi possibili. Si compie così l’aggiornamento chiesto a suo tempo da Benedetto XVI.

Ecclesia 02_04_2020

In questi giorni difficili sul fronte della lotta al Coronavirus, per forza di cose, è passata un po’ in sordina una notizia piuttosto importante per i molti fedeli amanti della «forma straordinaria» del Rito Romano.

Il 25 marzo, infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato due decreti - con annesse note di presentazione - che interessano la liturgia cosiddetta tridentina.

Con il decreto Quo magis, l’ex Sant’Uffizio ha approvato il testo di sette nuovi prefazi eucaristici da usare facoltativamente nella Messa celebrata secondo il Messale Romano del 1962. Nella nota di presentazione è stato spiegato che “lo studio svolto sulla questione ha portato alla scelta di un numero ristretto di testi da usare per circostanze occasionali quali feste di santi, messe votive o celebrazioni ad hoc, senza introdurre nessun cambiamento nelle celebrazioni del ciclo temporale”. “Tale scelta - continua il documento - vuole salvaguardare, mediante l’unità dei testi, la unanimità di sentimenti e di preghiera che conviene alla confessione dei misteri della Salvezza celebrati in ciò che costituisce la struttura portante dell’anno liturgico”. E ancora: “D’altra parte, lo sviluppo storico, fino alla metà del secolo scorso, del Corpus Præfationum del Missale Romanum, è andato precisamente nella direzione di prefazi nuovi per celebrazioni puntuali anziché per celebrazioni del temporale”.

Con il decreto Cum sanctissima si è intervenuti sulla celebrazione liturgica dei santi canonizzati dopo il 26 luglio 1960, data - come ricordato nella nota di presentazione - dell’ultimo aggiornamento del Martirologio della forma extraordinaria. Una simile esigenza si era già presentata per la forma ordinaria del Rito Romano e nel 2001 l’allora pontefice regnante Giovanni Paolo II aveva promulgato la nuova (e più recente) edizione del Martirologio Romano per aggiungere (oltre che per operare correzioni su identità e date alla luce di una verifica storica più scrupolosa) i santi e beati proclamati nei precedenti quattro decenni.

Anche per quanto riguarda la celebrazione dei nuovi santi, nella nota che accompagna il Cum sanctissima viene specificato che resta facoltativa: “Chi desidera, quindi, celebrare i santi seguendo il calendario della forma extraordinaria così come stabilito dal libro liturgico rimane libero di farlo”. La Congregazione per la Dottrina della Fede, inoltre, ha voluto precisare che “l’esistenza di feste facoltative in onore di santi non è una novità assoluta nel Rito Romano, dato che durante il periodo post-tridentino, e fino alla riforma delle rubriche effettuata da Papa S. Pio X, il calendario ha comportato ben venticinque di queste feste cosiddette ad libitum”. Nel caso in cui il “giorno natalizio” di un santo recente corrispondesse a quello di un altro santo di pari grado liturgico previsto nel calendario della «forma straordinaria», il sacerdote potrà eventualmente procedere ad una doppia commemorazione. Del resto, in entrambi i decreti si fa affidamento al “buon senso pastorale del celebrante”.

L’inserimento nel Messale antico dei nuovi santi proclamati a partire dal pontificato di san Giovanni XXIII e di alcuni dei nuovi prefazi era stata una precisa volontà espressa da Benedetto XVI nella Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Summorum Pontificum: questa indicazione rispondeva, nell’ottica dell’attuale Papa emerito, all’intento di far sì che le due forme dell’unico Rito Romano si arricchissero a vicenda. L’attuazione pratica di questo ‘piano’ era stata affidata da Benedetto XVI alla “Ecclesia Dei”, la Pontificia Commissione istituita nel 1988 da san Giovanni Paolo II per provare a ricucire lo strappo con la Fraternità Sacerdotale San Pio X.

L’Ecclesia Dei era dunque divenuta punto di riferimento per l’applicazione del motu proprio con cui Ratzinger aveva ‘liberalizzato’ l’uso del - mai giuridicamente abrogato - Messale del 1962. La stessa Pontificia Commissione è stata poi soppressa nel gennaio del 2019 e le sue competenze sono state trasferite per intero all’Ufficio della Quarta Sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. E proprio questa Sezione, oggi incaricata di mantenere il dialogo con tutti gli istituti legati alla celebrazione del Rito Romano nella forma extraordinaria, ha raccolto il testimone, portando a compimento il lavoro d’aggiornamento avviato ormai più di un decennio fa - su indicazione appunto di Benedetto XVI - dalla Ecclesia Dei.