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URBINO

Messa & spritz, l'edonismo ecclesiale si svende ai saldi

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Per attirare i giovani universitari di Urbino alle Messe domenicali, il parroco offre lo spritz dopo la celebrazione. Il manifesto parla di "2Xuno" e accosta Messa e aperitivo trattandoli allo stesso modo. Lui alla Bussola: «Attira la convivialità, il sacramento non è in secondo piano». Ma che Chiesa potrà mai attirare se si svende a prezzi di saldo?

Ecclesia 17_08_2024

Un discutibile manifesto ha iniziato a girare di chat in chat in questi ultimi giorni. Si chiama Messa & spritz ed è una iniziativa organizzata dalla parrocchia universitaria San Domenico di Urbino. Il manifesto utilizza un linguaggio accattivante per invogliare i giovani alla Messa domenicale. “2Xuno” si legge dove la O è riempita da un Cristo.

Il manifesto è diviso in due: a sinistra l’annuncio della Messa ogni domenica dalle 19.15 e a corredare l’informazione compaiono un calice e una patena. A destra, invece, si legge: «Dopo la Messa, apericena e spritz, offerti per tutti». Qui la foto è quella di un calice di spritz con tanto di ghiaccio e limone. Sullo sfondo la chiesa di San Domenico.

A prima vista potrebbe essere il vecchio trucco del giovanilismo ecclesiale, che si scervella per chiamare le nuove generazioni a Messa. La Bussola ha cercato il parroco per capire da lui le ragioni dell’iniziativa che mescola in una comunicazione sicuramente di impatto sacro e profano.

Don Andrea Ricatti è padre dell’Ordine dei Frati Minori e non si sottrae alle domande della Bussola, anche se non gradisce il nostro spirito polemico. «Semmai critico – facciamo notare -, la polemica non è nelle nostre intenzioni, ma l’immagine è sicuramente d’impatto».

«È vero, è d’impatto ma volutamente: semplicemente offriamo un momento di fraternità con un'apericena», risponde lui.

D’accordo, insistiamo, però l’accostamento fa pensare a due cose: anzitutto che la Messa e lo spritz sono eventi alla pari, perfettamente sovrapponibili e – secondo – che lo spritz è lo specchietto per le allodole per chi deve convincersi a venire a Messa. «No – insiste don Ricatti -, abbiamo scritto “dopo” la Messa e questo dopo è importante perché non è mai messo in dubbio il Sacramento, non è lo spritz che attira i ragazzi, ma la convivialità».

La convivialità, dunque, sembra essere l’elemento attraente della cosa. Ne siamo lieti anche se avremmo sperato che l’elemento di attrazione fosse partecipare al Sacrifico di Gesù, ma non si può avere tutto dalla vita.

Facciamo notare inoltre che in tante parrocchie dopo la Messa c’è un momento di convivialità, che coinvolge soprattutto i più giovani, i quali magari vanno al bar con il parroco. E nemmeno bisogna scandalizzarsi di fronte a questo, anzi semmai gioirne, perché lo stesso Gesù mangiava e beveva con tutti. C’è da dire, però, che tutto questo appartiene alle consuetudini che si creano e non da precisi piani pastorali. Se c’è spazio, si fa. Se non c’è spazio, non si fa. Fine della questione. Mettere tutto su un manifesto invece, rende la cosa poco spontanea e di conseguenza sembra lanciare il messaggio che lo spritz abbia lo stesso valore della Messa oltre a percepire una sorta di edonismo da fine impero, che si accoda alle mode. E dato che la moda oggi è l’apericena con spritz, ecco che la Chiesa deve intrupparsi e accodarsi al nuovo mood. Ma questo i pagani lo fanno molto meglio.

Il padre a quel punto ci chiede che cosa avremmo scritto noi al posto di quel manifesto. Il punto però, insistiamo, è proprio questo: perché scrivere? È così necessario fare un manifesto per far passare il concetto che dopo la Messa ci si ritrova per lo spritz? Non sarebbe meglio affidare il tutto ad un semplice passaparola e rendere le cose naturali e soprattutto non forzate? Ne gioverebbe l’autorevolezza della stessa parrocchia che non si mette a inseguire i ragazzi, ma li attira con la forza del suo carisma.

E si badi bene che il manifesto si riferisce alla messa domenicale, quindi di precetto, non a iniziative parrocchiali che esulano da essa. Se, infatti, la cosa fossa organizzata all'interno di un momento di convivialità fuori dalla messa domenicale, allora, si sarebbe potuto anche capire, ma qui siamo di fronte alla sistematizzazione di un - ci perdoni - ricatto con la forza del prezzo di saldo: «Vieni a Messa tutte le domenica e ti offro l'aperitivo». Può mai attirare una Chiesa che si mette sul mercato con il linguaggio della svendita?

La cosa ricorda tanto gli eventi organizzati durante la campagna vaccinale per invogliare a vaccinarsi: Pizza & vaccino, Vaccino & e birra e via andare. Dove l’evento “ricreativo” (pizza, festa della birra, gonfiabili etc…) serve per attirare a fare una cosa che evidentemente gli italiani facevano controvoglia e solo perché erano stati costretti.

Ebbene, qua sembra lo stesso messaggio anche se «non bisogna giudicare le intenzioni», ci ammonisce don Andrea. E così non lo facciamo, ma giudichiamo i fatti e i fatti sono un manifesto che strizza l’occhio al giovanilismo dando la netta sensazione che dalle parti di Urbino abbiano ben chiaro che le cose importanti sono due: la Messa e lo spritz.

Il padre ci lascia invitandoci alla Messa per vedere con quanta cura viene preparata la liturgia. Decliniamo, ma ringraziamo comunque per l’invito. Però non ci ha invitato all’apericena seguente. Chissà perché?