Meno tasse, bonus per i figli e aiuti alle coppie
Se lo si confronta con il trattamento fiscale di cui la famiglia in Svizzera e in Francia, nell’insieme è una cosa da ridere. Se invece si fa il paragone con l’attuale situazione in Italia, allora è una meraviglia. Il "Family act”, la proposta di legge presentata da Area popolare, è un “pacchetto” di agevolazioni fiscali per le famiglie che non ha precedenti. Insomma, una buona notizia.
Sarebbe stato meglio se non si fossero piegati all’anglomania provinciale che attualmente dilaga nell’italiano corrente, e non l’avessero lanciata come “Family act”. A parte questo però la proposta di legge a favore della famiglia appena presentata da Area Popolare è una buona notizia. Lo è in quanto tale: per la prima volta da molto tempo in questa parte qualcuno nel Palazzo mette positivamente a tema la famiglia. Ci si può domandare come mai Area Popolare -- il gruppo parlamentare il cui nucleo è il Nuovo Centrodestra, Ncd, di Angelino Alfano -- non ci avesse pensato prima, tanto la consapevolezza della famiglia come risorsa, e non come problema né tanto meno come relitto, dovrebbe essere un elemento caratterizzante della sua proposta politica. Ad ogni modo meglio tardi che mai.
Il provvedimento consiste sostanzialmente in un “pacchetto” di agevolazioni fiscali per le famiglie con figli e altri familiari a carico in forma di bonus, di detrazioni e di deduzioni di spese. Se lo si confronta con il trattamento fiscale privilegiato di cui la famiglia con figli a carico gode in Svizzera, ad esempio nel Canton Ticino, e in Francia, nell’insieme è una cosa da ridere. Se invece si fa il paragone con l’attuale situazione in Italia, nell’insieme è una meraviglia. Questo però semplicemente dimostra quanto negli scorsi decenni la mentalità neo-malthusiana e anti-familiare affermata dai radicali, e sostenuta dalla vulgata massmediatica, fosse penetrata anche in aree del mondo politico che avrebbero dovuto essere su ben altre lunghezze d’onda. Che il brusco blocco della natalità propugnato dai neo-malthusiani sia in primo luogo una stupidaggine dovrebbe essere ovvio per chiunque: se blocchi le nascite senza provvedere a fucilare in ogni classe anagrafica un numero di persone pari a quelle che non fai più nascere, è ovvio che nell’arco di pochi decenni i vecchi diventano più numerosi dei giovani e la piramide demografica si ribalta. Viviamo però in un’epoca in cui si è purtroppo avverata la profezia di Nietzsche secondo il quale le opinioni avrebbero sostituito i fatti. E così è avvenuto anche in questo caso. Ormai però l’urgenza di correre ai ripari sta diventando evidente.
In tale prospettiva il “Family Act” proposto dal Nuovo centrodestra è senza dubbio un buon punto di partenza. Sarà però tanto più efficace nella misura in cui sulla base di esso si aprirà realmente un vero dibattito culturale e politico sulla famiglia e sul suo cruciale ruolo nella società del nostro tempo. Qualcosa di cui invece non si trova eco alcuna nel progetto di legge presentato. Della sua origine democristiana evidentemente l’Ncd conserva anche uno degli elementi peggiori, ossia il pragmatismo di non grande respiro, la tendenza a raggiungere il risultato per vie traverse senza mai giocare fino in fondo al livello non dico dei principi ma nemmeno dei criteri ispiratori. È la mentalità, tanto per intendersi, in forza della quale la Dc non rimise mai in discussione il monopolio statale della scuola in cambio del fatto che sulla poltrona di ministro della Pubblica Istruzione sarebbe stato sempre seduto un democristiano. La proposta di questa legge per la famiglia potrebbe essere una buona occasione per cambiare strada. L’Ncd ne avrà la fermezza sul piano politico e forza sul piano culturale?
Dal momento che della proposta dell’Ncd sulla famiglia si comincerà a discutere al rientro dalle ferie d’agosto, quando sarà sul tappeto anche il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, era inevitabile la preoccupazione di un eventuale mercanteggiamento tra una cosa e l’altra. Intervistato da Avvenire, Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare alla Camera, ha dato in proposito una risposta sibillina, tipicamente politica nel senso più comune della parola, che merita un’analisi attenta: «É un errore per tutti, sia da una parte che dall’altra, legare la legge sulle unioni civili ai contributi alla famiglia. Non è che in cambio dei 7,6 miliardi di riduzione fiscale alle famiglie poi abbassiamo la guardia sulle unioni civili, per le quali condividiamo la necessità di una legge» (la sottolineatura è nostra). «Ma le cose vanno fatte bene. Per noi è stato un errore partire dal ddl Cirinnà», ha aggiunto Lupi, «e il testo ora in esame va profondamente rivisto (…)».
A valle di un’affermazione di principio che sembra a prima vista granitica ecco dunque far capolino quell’eredità democristiana di cui si diceva. C’è una differenza fondamentale tra il prendere atto della realtà delle unioni omosessuali stabili e il dare per scontato che occorra per regolarle una legge ad hoc. Fermo restando che le unioni omosessuali stabili ci sono, resta poi da vedere se una tale legge sia necessaria o se non basti la legislazione già in vigore eventualmente integrata. Ce lo si deve augurare perché già de per sé una legge ad hoc dà a tali unioni uno status che tende ad equipararle al matrimonio. Riuscirà l’Ncd a volare più alto della bassa quota permanente cui volava la Dc? Quest’ultima aveva almeno la giustificazione dei vincoli della Guerra fredda e perciò della necessità di dare spazio un po’ a tutti. Adesso, con la Guerra fredda finita da oltre vent’anni e la situazione politica che è quella che è, all’Ncd un po’ più di coraggio non farebbe male. Sul piano elettorale potrebbe anzi far bene.