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IL CASO GULISANO

Medico censurato, un bel 25 aprile di censura e "libertà"

Un 25 aprile di censura e "libertà" va in scena a Varese durante il sit in con la firma della Bussola Paolo Gulisano: il video su Youtube viene rimosso. Motivo? Ha mostrato in pubblico la sua paziente, Giusy, che in ospedale era già spacciata, ma che lui ha salvato dal Covid con terapie adeguate. Il Potere non tollera l’esibizione della prova che molti morti si sarebbero potuti evitare. 

Attualità 27_04_2021

Accade davvero di tutto in questo bislacco e surreale Anno Domini 2021. Anche che dei medici scendano in piazza e manifestino per poter curare i pazienti. È successo a Varese il 25 aprile 2021. Nella piazza principale della città si è svolta, infatti, una conferenza a cielo aperto dal titolo Curare il Covid-19 a casa si può!

Tre motivi mi hanno indotto a partecipare a quell’evento. Il primo è che Varese è il luogo della mia residenza anagrafica. Il secondo è che quel giorno ero miracolosamente libero da impegni. Il terzo e più importante motivo è che tra i medici relatori vi era Paolo Gulisano (in foto), fraterno amico e commilitone nella battaglia per la verità e la libertà. La mia decisione di videoregistrare il suo intervento si è rivelata provvidenziale. Paolo ci ha donato, infatti, un discorso che meritava davvero di essere ascoltato. Anche per questo ho deciso, una volta rientrato a casa, di caricarlo sul mio canale YouTube per poterlo condividere in rete.

Con una celerità da far invidia alla famigerata C.A.C. (Cyberspace Administration of China ) della Cina comunista (国家互联网信息办公室 letteralmente “Ufficio Statale dell’Informazione Internet”), il mio video è stato rimosso «per aver violato le Norme della Community di YouTube» (QUI la versione integrale). Non mi era mai capitato. Leggo infatti nell’avviso che mi è stato notificato: «Siccome è la prima volta che capita, questo è solo un avviso. Se dovesse capitare di nuovo, il tuo canale riceverà un avvertimento e non potrai eseguire azioni come caricare video, pubblicare post o effettuare live streaming per una settimana. Se riceverai un secondo avvertimento, non potrai pubblicare contenuti per due settimane. Se riceverai tre avvertimenti nell’arco di 90 giorni, il tuo canale verrà definitivamente rimosso».

Confesso, onestamente, di non conoscere le regole della fantomatica “Community” ma, da avvocato, penso di conoscere alquanto bene, sotto il profilo giuridico, quali siano i messaggi consentiti dal sacrosanto diritto di opinione sancito dall’art. 21 della Costituzione. Per questo motivo ho rivisto per ben tre volte il video censurato, e non sono riuscito oggettivamente a trovare nessuna ragione ostativa alla sua pubblicazione.

Paolo Gulisano (nota firma della Bussola ndr) si è semplicemente limitato a raccontare di aver curato pazienti affetti da Covid-19. Devo quindi concludere che sia questo il motivo della censura: non si può affermare che esista una terapia. In realtà, Gulisano ha raccontato anche il noto caso della signora Giusy, che i lettori di questo giornale conoscono, ovvero l’anziana ottantenne da lui salvata sottraendola al tentativo dei medici dell’ospedale in cui era ricoverata di «accompagnarla con la morfina verso una dolce morte». Può forse essere stato questo ad aver dato fastidio? Forse il Potere non tollera l’esibizione in piazza della prova che molti deceduti negli ospedali avrebbero potuto salvarsi con un’adeguata cura domiciliare?

Resta il fatto, gravissimo, che il discorso pubblico di Gulisano sia stato oscurato. Ora, però, è lecito porsi un interrogativo. Se nella Cina del regime totalitario comunista, come abbiamo visto, è la C.A.C., ovvero l’Ufficio Statale dell’Informazione Internet, ad occuparsi di rimuovere dalla Rete i contenuti scomodi per il Potere, da noi in Italia a chi è affidato lo svolgimento di questo servizio così poco democratico?

Abbiamo, comunque, capito che oggi nel nostro Paese non si può pubblicamente affermare che è possibile curare a casa il Covid-19. E questo nonostante il fatto che una parte della politica abbia iniziato a pensarla diversamente. Ricordiamo, per esempio, l’ordine del giorno approvato al Senato e le interrogazioni alla Camera dei Deputati. Ma chi ha interesse a sostenere che non si possono effettuare cure domiciliari per il Covid-19 (Leggi QUI il dossier della Bussola Covid at home)? Chi ha interesse ad enfatizzare la prevenzione attraverso la somministrazione del vaccino, a discapito di un’adeguata terapia per combatterlo? Chi ha interesse a non dimostrare che molti deceduti negli ospedali avrebbero potuto salvarsi attraverso idonee cure? Lo si scoprirà certamente col tempo.

Resta, comunque, il fatto che il dott. Paolo Gulisano, libero cittadino italiano, è stato censurato nell’esprimere un’opinione assolutamente conforme alla legge e alla Costituzione repubblicana, con una rapidità e brutalità che non conoscevano neppure i solerti funzionari del Minculpop fascista, del Reichspropagandaleitung nazista, o del Glavit sovietico.

Che la censura nei confronti di Gulisano sia avvenuta proprio il 25 aprile, il giorno della cosiddetta “Liberazione”, rappresenta, poi, una vera e propria ironia della sorte. Verrebbe da chiedersi, di grazia, da che cosa saremmo stati liberati, se di fatto continuiamo a vivere in un sistema a democrazia sospesa dove non è consentito esprimere una libera opinione, o dove si viene addirittura censurati.

Il fatto è che il 25 aprile continua a rappresentare una logora liturgia laica la cui celebrazione è semplicemente obbligatoria per le istituzioni.

Confesso di aver provato una certa tenerezza nell’ascoltare il discorso sull’importanza della democrazia che Mario Draghi, dopo aver presenziato alla deposizione di una corona all’altare della Patria, ha pronunciato presso il Museo storico della Liberazione. Draghi, in quell’occasione, ha anche affermato che «libertà e diritti non sono barattabili con nulla». Qualcuno lo avvisi, però, che da più di un anno nel nostro Paese la democrazia e le garanzie costituzionali sono sospese e che noi continuiamo a vivere nella pericolosa terra di nessuno costituita proprio da quell’Ausnahmezustand (stato d’eccezione) teorizzato dal giurista tedesco Carl Schmitt, stato che finì per portare Hitler al potere. Ha ragione Draghi: libertà e diritti non sono barattabili con nulla. Neppure con la necessità di arginare un’emergenza sanitaria.