Maria Stuarda, la regina decapitata perché cattolica
Ieri è arrivato nei cinema italiani Maria regina di Scozia, che narra le vicende di Maria Stuarda (1542-1587), cugina della protestante Elisabetta I d’Inghilterra, la quale la fece imprigionare per anni e poi uccidere. La vita di Maria, intensa e in gran parte infelice, merita di essere ricordata perché la regina scozzese si sacrificò per il bene del suo popolo e della Chiesa, affrontando tradimenti, intrighi di corte, minacce e guerre.
Ieri è arrivato nei cinema italiani Maria regina di Scozia, un film diretto da Josie Rourke, con protagoniste Saoirse Ronan e Margot Robbie. La pellicola biografica è l’adattamento cinematografico della biografia My Heart Is My Own: The Life of Mary Queen of Scots scritta da John Guy. Il film narra le vicende di Maria Stuarda (8 dicembre 1542 - 8 febbraio 1587), regina di Scozia a sei giorni dalla nascita, regina di Francia per matrimonio a soli 16 anni e vedova a 18. Tornata nella nativa Scozia, nel frattempo divenuta un paese protestante, si scontra con i suoi lord ribelli guidati dal fanatico calvinista John Knox e infine deve scontrarsi con la cugina Elisabetta I d'Inghilterra, che nel frattempo aveva usurpato il trono inglese.
Prima del cinema, l’arte si è già occupata della figura tragica della regina scozzese. Basti pensare al celebre dramma di Schiller. La pellicola della regista cattolica inglese Josie Rourke ha il merito di mostrare quella che non fu semplicemente una sfida tra due donne dalle straordinarie qualità come Maria ed Elisabetta, ma un vero scontro epocale tra due Paesi da sempre nemici, ma soprattutto uno scontro di religione. Una vera e propria guerra contro il Cattolicesimo. Si tratta di una storia non solo dimenticata, ma decisamente rimossa.
Elisabetta, salita al trono d’Inghilterra, era decisa a togliere di mezzo quella rivale di fede cattolica che poteva vantare più diritti di lei a regnare su tutta l’isola britannica. Elisabetta tuttavia voleva non solo fagocitare la Scozia, da secoli sogno proibito dei Reali inglesi, ma principalmente sradicare il Cattolicesimo da quella nazione, così come dall’Inghilterra stessa e dall’Irlanda. Già suo padre, Enrico VIII, aveva favorito lo sviluppo tra gli scozzesi di una fazione filo-protestante e filo-inglese, che iniziò a ordire complotti contro il re e contro la Chiesa, in particolare contro uomini come il cardinale David Beaton, grande ecclesiastico e patriota. Come aveva notato Chesterton, il clero cattolico di Scozia aveva a cuore, oltre che il lavoro per la messe di Dio, anche il bene della nazione. L’Inghilterra finanziò bande di criminali, ubriachi, balordi, studenti falliti come lo stesso John Knox, per seminare disordini e paure nel Paese.
Il giovane re di Scozia Giacomo V Stuart si rifiutò di seguire gli inviti di Enrico a lasciare la Chiesa e a seguire la sua riforma rivoluzionaria. Anzi, unendosi in matrimonio a Maria di Guisa rafforzò i legami con la Francia. Visto quindi il fallimento di ogni tentativo di condizionamento del sovrano scozzese, e temendo una ventilata crociata contro di lui da parte dei regni cattolici, guidata dallo stesso Giacomo, Enrico VIII ricorse alla forza. Nell’agosto del 1542 le sue truppe invasero la Scozia senza neppure la dichiarazione di guerra. Gli scozzesi subirono una pesante sconfitta, ma mentre il re giaceva agonizzante, fu raggiunto dalla notizia che nel palazzo di Linlithgow sua moglie aveva dato alla luce l'unico suo erede al trono, una bambina cui venne dato il nome di Mary.
La principessa rappresentava le ultime speranze della Scozia, e fu affidata alle cure e alla protezione del cardinale Beaton, arcivescovo di Saint Andrews e primate di Scozia. Tuttavia la Chiesa e la nazione erano ormai alla mercé degli inglesi, che fecero in modo di inviare oro a profusione a tutti coloro che collaborassero alla diffusione della Riforma e delle nuove idee politiche. La Scozia, nonostante la sua lontananza geografica dal centro della cristianità, era stata per secoli una delle figlie predilette di Roma, tanto da meritarsi il titolo di Specialis Filia Romanae Ecclesiae, “figlia particolare della Chiesa Romana”. Un titolo del quale i fedeli scozzesi erano sempre andati fieri. Il sedicesimo secolo trovò tuttavia il clero e i laici sorpresi e impreparati agli sconvolgimenti di quei tempi: la Chiesa, che conservava ancora felicemente le sue caratteristiche medioevali, fu letteralmente spazzata via, sradicata dal Paese senza quasi lasciare traccia: le gerarchie scomparvero, i fedeli rimasti furono dispersi, la Scozia rimase isolata rispetto alla vita cattolica del continente.
Come spiegarsi questa catastrofe rapida e pressoché completa? In pochi anni la Riforma era penetrata in Scozia e aveva assunto il volto violento, iconoclasta e sterminatore del calvinismo di Knox. Il governo inglese aveva ospitato e in seguito sovvenzionato quest’uomo animato da un utopismo rancoroso, il quale aspirava a realizzare una comunità di perfetti, che detestava ferocemente ogni manifestazione dell’Incarnazione di Dio, a cominciare dall’Eucaristia, che incitava instancabilmente a profanare. Odiava la Messa, che riteneva “un rito superstizioso e blasfemo”; odiava ogni visibile realizzazione della carità . I suoi seguaci in pochi anni rasero al suolo tutti i monasteri e le più insigni chiese e cattedrali. Quella bellezza di armonie e di forme che aveva ingentilito il severo panorama nordico della Scozia fu ridotta in rovine.
L’ultimo baluardo contro l’avanzare del regime del terrore era dunque la giovane principessa Mary, colei che nella forma italianizzata passò alla storia come Maria Stuarda. Gli uomini rimasti fedeli alla Casa degli Stuart la inviarono in Francia, mentre il governo veniva affidato a una reggenza. Maria visse una serena fanciullezza in Francia, sposò ancora giovane il Delfino, ossia l’erede al trono francese, e altrettanto giovane rimase vedova, quando un disgraziato incidente la privò del giovanissimo sposo, il sedicenne Francesco II. A questo punto, a 23 anni, Maria fece ritorno nella sua terra, a rivendicare il suo giusto diritto. La sua vicenda da questo punto si svolge in uno scenario di passione e tragedia: Maria era sbarcata a Edimburgo cosciente del ruolo a cui era chiamata, per il quale era nata ed era stata allevata. I suoi princìpi, conformi al sistema di valori in cui erano stati concepiti, basati sulla lealtà e la fedeltà, si scontrarono con la società nuova che si andava formando, selvaggia e crudele come non lo era mai stata in passato.
La giovane regina attirò l’odio del vecchio Knox, che vide in lei la meretrice di Babilonia, al pari della Chiesa di Roma, da immolare perché potesse finalmente imporsi il nuovo ordine. Maria dovette affrontare un evento penosissimo quanto solo una guerra civile può esserlo: buona parte del Paese, della nobiltà e del popolo, vinse la paura e combatté al suo fianco. Accanto ai riformatori c’erano invece i nuovi “alleati” inglesi, certi che il prevalere del protestantesimo avrebbe finito per agevolare la progressiva anglicizzazione della Scozia e il suo spostamento nella sfera di influenza politica di Londra. Considerando il crollo del Cattolicesimo in Scozia, è certamente interessante notare quello che lo storico cattolico scozzese Compton MacKenzie ebbe a scrivere, individuando come il maggior peccato del clero cattolico del XVI secolo fosse stato la perdita di considerazione del sacramento della Messa. «La giustizia di Dio alla fine li privò di quello che non avevano sufficientemente stimato».
Il Protestantesimo si diffuse grazie a una ondata emotiva, quella energia che nella Chiesa si era andata attenuando. Alla fine, dopo anni di lotte interne e contro le aggressioni inglesi, questa donna fiera e allo stesso fragile, che aveva avuto un matrimonio infelice e aveva visto poi il suo sposo assassinato da una congiura, venne sconfitta in battaglia e portata prigioniera in Inghilterra. «Non dimenticatevi della sposa afflitta», era una scritta che era campeggiata sui suoi stendardi di guerra. Dopo la sconfitta molti fallirono e caddero nell’apostasia, ma altrettanti conservarono la memoria della Chiesa di Cristo afflitta, della terra sofferente, della libertà minacciata, e di una giovane umanissima regina.
Gli inglesi decapitarono la regina di Scozia, dopo averla tenuta prigioniera per anni, l’8 febbraio 1587. Si trattò di un gesto crudele, indebitamente estraneo al diritto internazionale. La vita di Maria era stata intensa e in gran parte infelice. Le era toccato in sorte il fallimento politico e l’infelicità affettiva, provocata da un matrimonio sbagliato e da un amore difficile con un suo fedelissimo vassallo, il conte di Bothwell. Forse Maria non era stata quella che canonicamente si definisce una santa, tuttavia aveva sacrificato la propria vita per il bene del suo popolo e della Chiesa, affrontando tradimenti, intrighi di corte, minacce, guerre.
Prima di salire al patibolo, lasciò questa preghiera, testimonianza di una fede intensa e appassionata: O Domine Deus, speravi in Te, O care mi Jesu, nunc libera me. In dura catena, in misera poena, desidero Te! Languendo, dolendo, et genuflectendo, adoro, imploro, ut liberes me. Durante l’orazione funebre per la regina uccisa, l’arcivescovo di Bourges disse che la sola colpa di Maria, per la quale era stata condannata, era stata di essere cattolica. Con Maria sconfitta e assassinata, si aprì per la Scozia l’ora più oscura della sua storia.