Maria Regina
«Alla tua destra è assisa la Regina, splendente di oro e di gemme». La rievocazione liturgica del Salmo 44 ci ricorda che la Chiesa celebra oggi Maria Regina, la cui ricorrenza cade nell’ottava della sua Assunzione in anima e corpo, a sottolineare il legame strettissimo tra questi due misteri gloriosi meditati nel santo Rosario.
«Alla tua destra è assisa la Regina, splendente di oro e di gemme». La rievocazione liturgica del Salmo 44 ci ricorda che la Chiesa celebra oggi Maria Regina, la cui ricorrenza cade nell’ottava della sua Assunzione in anima e corpo, a sottolineare il legame strettissimo tra questi due misteri gloriosi meditati nel santo Rosario. È stato Paolo VI a spostare la memoria della regalità di Maria al 22 agosto (la data originaria del 31 maggio, ultimo giorno del mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, permane nel calendario della «forma straordinaria» del rito romano), mentre il merito di averla istituita va a Pio XII che nel 1954 - Anno Mariano e centesimo anniversario della solenne definizione del dogma dell’Immacolata Concezione - emanò l’enciclica Ad Caeli Reginam. L’enciclica, come ricordò lo stesso papa Pacelli, veniva incontro alle «insistenti richieste» del popolo cristiano, intensificatesi dopo la decisione del suo predecessore Pio XI di istituire la solennità di Cristo Re, anch’essa sollecitata da molteplici e devote petizioni.
Il primo motivo della dignità regale di Maria, onorata da tempi antichissimi come regina e che con tale titolo è invocata per 13 volte nelle Litanie Lauretane, è senz’altro la sua divina maternità, che associa mirabilmente la Madre ai misteri del Figlio. Allo stesso tempo, ricordando che «in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e uomo, è re», Pio XII sottolineò che «la beatissima Vergine si deve proclamare regina non soltanto per la maternità divina, ma anche per la parte singolare che, per volontà di Dio, ebbe nell’opera della nostra salvezza eterna». Regina per grazia e per meriti, dunque, che cooperò alla Redenzione come «socia» del divin Figlio, accettandone la croce e partecipando maternamente, in perfetta unione mistica, ai Suoi dolori. Per questo gli antichi Padri, a partire da sant’Ireneo di Lione (c. 130-202), prendendo spunto dal paragone paolino di Gesù quale nuovo Adamo, esaltavano Maria come nuova Eva, capace di rimediare all’incredulità e disobbedienza della nostra progenitrice nell’ordine della natura, con la sua fede e obbedienza che l’hanno resa Madre nell’ordine della grazia.
Scriveva il discepolo e biografo di sant’Anselmo d’Aosta, Eadmero di Canterbury, citato da Pio XII: «Come… Dio, creando tutte le cose nella sua potenza, è padre e signore di tutto, così Maria, riparando tutte le cose con i suoi meriti, è la madre e la signora di tutto: Dio è signore di tutte le cose, perché le ha costituite nella loro propria natura con il suo comando, e Maria è signora di tutte le cose, riportandole alla loro originale dignità con la grazia che ella meritò». La regalità di Maria nell’ordine naturale e soprannaturale, in terra e in cielo, è implicita nel suo stesso nome, secondo una delle sue diverse interpretazioni. Scrive san Girolamo: «Si deve sapere che Maria, nella lingua siriaca, significa Signora» (Liber de nominibus hebraicis). Da quanto detto deriva la sua illimitata potenza nell’intercedere presso Dio per i suoi figli perché, come diceva il beato Pio IX, la Madre celeste «ottiene ciò che chiede e non può rimanere inascoltata», operando come mediatrice di tutte le grazie.
L’aiuto di Maria - la donna con una corona di dodici stelle (Ap 12, 1) e chiamata dall’eternità a schiacciare la testa a Satana (Gn 3, 15), il primo nemico di Dio e di tutto il genere umano - va quindi chiesto sempre con grande fiducia per avere «soccorso nelle avversità, luce nelle tenebre, conforto nel dolore e nel pianto» e soprattutto, scrive ancora Pio XII, per «liberarsi dalla schiavitù del peccato» e meritare di contemplare un giorno con lei la Santissima Trinità. Tutto a Gesù per Maria, come insegnano i santi, tra cui ricordiamo infine san Luigi Maria Grignion di Montfort, il quale spiegava che uno dei motivi per cui conosciamo ancora poco il Figlio sta nel fatto che conosciamo poco la Madre. «È dunque sicuro che la conoscenza di Gesù Cristo e la venuta del suo regno nel mondo non saranno che la conseguenza necessaria della conoscenza della santa Vergine e della venuta del regno di Maria, che lo ha messo al mondo la prima volta e che lo farà risplendere la seconda» (Trattato della vera devozione a Maria).