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L’OMELIA

Maria, la donna eucaristica che ci chiama a imitarla

"La Madre di Dio è il primo tabernacolo vivente della storia. Ha portato Gesù nel suo grembo e lo ha consegnato agli uomini, come strada verso la Santità e nutrimento della nostra vita. Non è il progresso che conduce alla felicità l’uomo, il quale ha dimenticato che nella preghiera e nell’adorazione di Dio presente nell’Eucaristia c’è la sua pace". Da un'omelia del cardinal Sarah

Editoriali 14_09_2021 English Español

Pubblichiamo di seguito l’omelia integrale pronunciata dal cardinal Robert Sarah al Congresso Eucaristico di Budapest (5-12 settembre 2021), in occasione della Festa della Natività della Beata Vergine Maria.

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Letture: Rm 8, 28-30; Sal 12; Mt 1, 18-23


Carissimi Fratelli e Sorelle,

sono molto onorato di poter essere quest’oggi a presiedere la Celebrazione Eucaristica, durante il Congresso Eucaristico Internazionale, che è un momento di Grazia per questo Paese ma anche per la Chiesa tutta. La festa che oggi celebriamo è condivisa dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente.

La data dell’8 settembre è quella della dedicazione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme edificata nel luogo in cui, secondo un’antica tradizione, avevano risieduto Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria. Nelle Chiese bizantine si dice di Maria che è la “terra del Cielo” ossia il grembo offerto dall’umanità al Signore. In questo contesto va compresa la pagina evangelica che abbiamo ascoltato.

La divisione della genealogia in tre parti composte ciascuna di quattordici nomi sta ad indicare la Provvidenza di Dio che la guida e che la porta a termine. L’elenco dei nomi mostra l’attesa dell’umanità intera per la nascita del Figlio di Dio nel grembo di Maria. Non si tratta di un arido elenco. La fila dei nomi sta a significare che Gesù non vive al di fuori della storia degli uomini e delle donne. Non a caso l’Evangelista Matteo inserisce nell’elenco anche rappresentanti del paganesimo e donne tutt’altro che persone di vita esemplare. Gesù è dentro la storia degli uomini; fa parte delle nostre generazioni.

La festa odierna deve poter essere motivo di grande gioia per ogni uomo, in quanto mediante la Vergine è stato donato al mondo il Salvatore di tutti i popoli e di tutte le generazioni. In questo giorno facciamo memoria, secondo la tradizione, della nascita della Vergine Maria dai Santi e benedetti genitori: Gioacchino e Anna. Senza la Madonna non avremmo avuto Gesù. La nascita di Maria, quindi, dà inizio al progetto di salvezza che Dio ha pensato per l’umanità. Maria è stata pensata e prescelta dal Signore ad essere la nuova arca dell’alleanza. Maria è nata Santa e Immacolata, Purissima e piena di Grazia perché fosse degna di dare alla luce Gesù Cristo, il Santo dei Santi, il Figlio di Dio.

Maria è nata bellissima. Non parlo solo della bellezza della sua anima, la quale, senza neppure l’ombra del peccato, era limpida a tal punto che Dio vi si specchiava dentro. La liturgia la chiama la “Tota Pulchra”. Tutta bella sei, o Maria. Sei Splendida, cioè, nell’anima e nel corpo. “È certo - dice Sant’Alfonso Maria de’ Liguori - che l’anima di Maria fu l’anima più bella che Dio creasse; anzi dopo l’incarnazione del Verbo, questa fu l’opera più grande e di per se più degna che l’Onnipotente facesse in questo mondo”. Guardando Maria Santissima nella sua radiante Verginità e nella sua purezza immacolata, ci ricorda la nostra propria vocazione alla Santità. Anche noi, dice San Paolo agli Efesini, “Dio, nostro Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere Santi ed immacolati al suo cospetto nell’amore, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1, 4-5).

La festa della nascita della Beata Vergine Maria è un invito non solo ad esprimere il nostro affetto filiale, la nostra ammirazione riconoscente alla nostra madre, ma anche e soprattutto a crescere, anche noi, in santità, verginità e purezza di cuore. Siamo chiamati quindi a rallegrarci della nascita della beata Vergine Maria, in quanto mediante Lei ci è stata donata la strada verso la piena realizzazione della nostra vocazione di figli di Dio, salvati da Cristo e chiamati ad assomigliargli. Il nostro destino è di diventare conformi all’immagine di Cristo (Rm 8,29). Anche le letture di questo giorno mettono in risalto di come umilmente ed in modo radicale dobbiamo vivere questa nostra chiamata alla Santità.

Dio non sceglie di manifestarsi nella potenza, ma nell’umiltà e nella piccolezza. Scende e viene nel mondo attraverso una povera fanciulla nel piccolo villaggio di Nazareth. Per il suo figlio non sceglie un palazzo maestoso per farlo venire al mondo, un paese potente, bensì una grotta in un piccolissimo villaggio, il più piccolo di tutti. Per tale motivo tanti giudei non hanno creduto che Gesù fosse il messia. Si attendevano un messia con origini di un luogo più nobile, più grande, più potente. Tanti Giudei, come anche tanti uomini del nostro tempo, sono convinti che la salvezza dell’uomo dipenda dalle proprie ricchezze e dalle proprie capacità umane.

Per il mondo odierno, per questa nostra società globalizzata ed opulenta, un uomo povero, un uomo che non ha potere, che non ha denaro, che non ha scienza, che non ha notorietà è un uomo spacciato, un uomo inutile. Tutto viene concentrato sul potere, sulla ricchezza e sull’avere, invece di lasciarsi plasmare di nuovo ad immagine e somiglianza di Dio. Questo modo di pensare e di agire, difatti, ci ha portati a dimenticarci di Dio.

A più riprese sia San Giovanni Paolo II che Benedetto XVI e ora Papa Francesco hanno affermato che l’uomo postmoderno si concentra troppo sui beni materiali ed imposta il suo vivere come se Dio non esistesse; e anche i cristiani vivono in una vera apostasia silenziosa. Per la nostra società occidentale Dio è morto. E siamo noi ad averlo ucciso… siamo gli assassini di Dio, eliminandolo dal nostro vivere quotidiano, dal nostro pensiero. Ad esempio, la ricerca di una libertà assoluta, la negazione della legge umana e della Legge di Dio, lo sgretolamento della famiglia, o il totale rifiuto di Dio, hanno la loro origine proprio in questo atteggiamento di apostasia che l’uomo mette in essere. L’uomo ha un grande desiderio di libertà totale, e pensa di ottenerla solo sbarazzandosi di Dio, visto come colui che impone delle regole, dei limiti, i quali secondo il pensiero moderno riducono la possibilità di una vera libertà, ma l’uomo può essere realmente libero solo aderendo ai comandamenti di Dio e al vangelo di Gesù Cristo. Non dimentichiamo che quando si fa fuori Dio, anche la vita dell’uomo è in pericolo.

Anche il progresso che la nostra società ha raggiunto non può condurre l’uomo alla vera felicità. Un progresso che esclude Dio, infatti, non porterà mai una vera crescita o un vero sviluppo umano. Un vivere pienamente umano è possibile solo se lasciamo a Dio condurre e governare la nostra esistenza e la nostra storia personale. Le difficoltà del tempo presente non ci devono spaventare, perché come ci ricorda San Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi al figlio suo” (Rm 8, 28-29). Siamo chiamati dunque a fidarci sempre di Dio, perché da Lui solo dipende la nostra felicità e la nostra salvezza.

Non ci salviamo da noi stessi ma è Dio l’autore della nostra Salvezza mediante il Suo Figlio Gesù, venuto nel mondo mediante la Vergine Maria, che continuamente ci indica di andare a Gesù, principio di vita e di salvezza di ogni uomo. La Madre di Dio è il primo tabernacolo vivente della storia. Ha portato Gesù nel suo grembo e lo ha consegnato agli uomini, come strada verso la Santità e nutrimento della nostra vita. La Vergine Maria è la donna eucaristica che ci sostiene a lasciarci nutrire totalmente dal figlio Suo Gesù, presente nell’Eucaristia.

Umanamente si può far fatica a credere che nell’Ostia e nel vino consacrati ci sia realmente il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, eppure, nella nostra fede, è la realtà la più vera! Gesù è realmente presente con il suo corpo e il suo sangue con la sua divinità nel pane e nel vino. È la luce divina della fede che ci fa vedere Gesù presente nell’Ostia consacrata. Quel corpo del Signore non è muto, non è inerte come un idolo. Vede, parla, ascolta, consegna tutto se stesso a chi vuole accoglierlo e continua a comunicare il suo vangelo di amore nella confusione, nello sbandamento dottrinale e morale e nell’incertezza della nostra vita e di questo mondo.

Parla di liberazione, di pace. Sta con noi. E per questo, fermiamoci e contempliamolo: è davvero un corpo che ci accompagna nelle diverse stagioni della nostra vita, fin da quando, con emozione e stupore, lo abbiamo ricevuto la prima volta alla nostra prima Comunione. Ed ogni volta che ci nutriamo di Lui deve essere come la prima volta, sempre stupiti, emozionati davanti ad un amore così grande da prendere dimora in noi.

Questo pane non diventa mai un diritto: non si compra, non ha prezzo, per noi calcolatori, che pensiamo non si faccia niente per niente; è un corpo che ci insegna a voler bene gratuitamente: è il corpo d’amore di Dio. L’amore è sempre un dono. La vita è solo dono. Gesù, con l’Eucaristia, vuole abitare dentro ciascuno di noi e trasformarci in Lui; vuole farci diventare una cosa sola con Lui, ed è questo il miracolo più grande.

Nell’Eucaristia Gesù viene a dimorare in noi e noi dimoriamo in Lui, ed insieme viviamo la stessa vita divina. Mediante il Suo corpo e il Suo sangue ci è data la vita eterna, proprio come Gesù ci dice nel vangelo di Giovanni: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo … Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6, 51. 54-58). La Salvezza, quindi, ce la dona solo Gesù. Cari amici, rimettiamo al Centro del nostro vivere Gesù Eucaristia e la nostra vita rifiorirà perché è davvero sorgente inesauribile di vita, di pace e di amore.

Quando siamo nella fatica, nel dolore, nelle prove, nell’angoscia, inginocchiamoci dinanzi a Gesù-Eucaristia, adoriamolo con tutto il nostro cuore e faremo esperienza di essere rigenerati da Lui. L’Eucaristia rigenera e dà vita. Ritorniamo con decisione a dare importanza all’Adorazione eucaristica nella nostra vita quotidiana. Ritagliamo ogni giorno qualche minuto da consacrare al Signore, mettendoci in ginocchio dinanzi alla Sua presenza eucaristica e in modo silenzioso viviamo la nostra orazione. Mettersi in ginocchio ed in adorazione silenziosa è il modo umano più giusto per stare dinanzi alla maestà di Dio umilmente ma realmente presente nell’Eucaristia. Infatti, è nella preghiera silenziosa, vissuta con fede, amore e speranza, che la nostra vita cristiana si rafforza, in quanto nel silenzio diamo a Dio la possibilità di parlare al nostro cuore e di indicarci la via da seguire. Nell’orazione quotidiana scopriamo che la dimora di Dio è il silenzio. Dio abita e si copre di silenzio.

L’uomo moderno è smarrito proprio perché non dona più tempo alla preghiera e particolarmente alla preghiera silenziosa, e così si impegna senza sosta nell’attivismo e l’agitazione rumorosa che distruggono le sue capacità di vita interiore. Questo tempo di pandemia ha dato a tanti l’occasione di riscoprire il valore del silenzio e della preghiera personale. Obbligati a rimanere nelle nostre case abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano che oltre un frenetico attivismo, che può continuare anche restando a casa, vi è la dimensione della contemplazione, che mette l’uomo in un umile atteggiamento di affidamento. Mediante la contemplazione silenziosa possiamo recuperare il rapporto vero con Dio e di conseguenza con noi stesso, in quanto immergendoci in Dio riusciamo a immergerci più in noi stessi e ci diventa chiaro chi veramente siamo: sue preziose creature e nel battesimo suoi figli prediletti, acquistati al caro prezzo del sangue del Suo amatissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo.

Difatti, purtroppo, l’uomo contemporaneo, che ha ucciso Dio, pensa che pregare sia una perdita di tempo, mentre i Santi, anche quelli più dediti alla carità operosa, come Madre Teresa di Calcutta, ci hanno insegnato che tutte le grandi opere di carità nascono dall’adorazione, dalla preghiera e dal silenzio.

Pertanto, cari Fratelli e Sorelle, desideriamo portare con la nostra vita Dio al mondo e allora saremo veramente figli di Dio e discepoli di Cristo. Certi di questa speranza, domandiamo a Gesù Eucaristia di riempirci della Sua presenza e di farci essere nel quotidiano tabernacoli della Sua presenza, proprio come lo è stato la Vergine Maria. Grazie per il vostro ascolto e che Dio vi benedica sempre.

Amen!

* Cardinale e prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti