Manipur: dietrofront del governo che voleva vietare la Pasqua
Nello Stato indiano i giorni 30 e 31 marzo sarebbero stati lavorativi, ma le proteste dei cristiani hanno "salvato" le feste pasquali.
Niente Pasqua quest'anno in Manipur: per decreto governativo, nello Stato indiano i giorni 30 e 31 marzo sarebbero stati lavorativi. Sarebbero, poiché le proteste dei cristiani hanno spinto il governo a fare dietrofront, salvando la Pasqua.
Una coincidenza sospetta e provocatoria «in uno Stato che è governato dai nazionalisti indù del Bjp», scrive Asia News, tra la Pasqua e la fine dell'anno fiscale addotta a motivazione («per un buon funzionamento delle attività negli ultimi giorni dell’anno fiscale 2023-2024») per imporre il lavoro negli uffici pubblici. Tanto più nel contesto dello «scontro tra i Meitei (in maggioranza indù) e i gruppi tribali dei Kuki (nella stragrande maggioranza cristiani) in corso ormai da undici mesi e che ha lasciato dietro di sé un bilancio ufficiale di oltre 200 morti».
Decisione che il governo si è ben presto rimangiato dopo le proteste dei cristiani locali, che costituiscono il 41% della popolazione del Manipur. E malgrado le chiese siano state tra i primi obiettivi nel conflitto in corso, «l’arcidiocesi di Imphal, nella sua opera coraggiosa di riconciliazione, ha sempre cercato di non alimentare questo tipo di contrapposizione, ricordando che esistono comunità cristiane anche tra i Meitei».