Manifestazione antifascista, un grande spot elettorale
La manifestazione "Mai più fascismi" di piazza San Giovanni a Roma, promossa dai tre grandi sindacati Cgil, Cisl e Uil, è stata l'occasione per tutti i dirigenti di sinistra. È diventata la loro vetrina, un grande spot elettorale alla vigilia del voto del secondo turno che si terrà oggi, anche nella stessa Roma. Centro-destra assente dal corteo.
Tutto come previsto. Il corteo di piazza San Giovanni a Roma, promosso da Cgil, Cisl e Uil per dire basta a tutti i fascismi, è diventato uno spot elettorale camuffato, con un unico obiettivo: tirare la volata ai candidati della sinistra nei ballottaggi di oggi e domani. Proprio nella capitale, dove bisogna scegliere il nuovo sindaco, la mobilitazione di ieri è stata preziosissima per l’ex ministro Roberto Gualtieri, che pregusta la vittoria sullo sfidante Enrico Michetti, destinatario fino a ieri di attacchi mediatici e aggressioni da parte di anarchici di sinistra. E lo stesso Gualtieri non ha perso l’occasione del bagno di folla ieri per le strade della capitale, dove ha sfilato tra bandiere rosse e cori partigiani, in compagnia dei leader sindacali, ma anche di Susanna Camusso e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
Via via sono arrivati il segretario del Pd, Enrico Letta, il leader dei 5S Giuseppe Conte, il ministro degli esteri Luigi Di Maio, il ministro del lavoro, Andrea Orlando, il ministro della salute, Roberto Speranza, ma anche una “vecchia volpe” come Massimo D'Alema e diversi opinion maker della sinistra, come don Ciotti e l’immancabile e ormai onnipresente leader delle Sardine, Mattia Santori. Tutti pronti a cavalcare la protesta anti-fascista per lucrare vantaggi in termini elettorali e di visibilità. Come se l’antifascismo non stesse a cuore allo stesso modo a tutte le forze politiche dell’arco costituzionale e fosse solo un patrimonio di una parte politica.
Nessun rappresentante del centrodestra in piazza, proprio a confermare la faziosità dell’iniziativa, che alla vigilia del voto per il secondo turno delle amministrative è servita solo a compattare le truppe della sinistra, a motivare l’elettorato indeciso e svogliato e a camuffare tutte le scelte scellerate che sono state compiute dal governo giallo-rosso, in primis il reddito di cittadinanza, peraltro rinnovato fino a dicembre dal governo Draghi.
La più grande contraddizione del corteo è stata quella di ammantare di ecumenismo la mobilitazione, salvo poi puntare il dito contro le forze neofasciste, chiedendone lo scioglimento. Quindi, ufficialmente, si trattava di un corteo “contro tutti i fascismi, da qualunque parte provengano” (parole di Maurizio Landini, segretario generale Cgil), ma poi all’unisono lui, Luigi Sbarra (segretario generale Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (segretario generale Uil), in una piazza infervorata nell’intonare “Bella ciao”, hanno chiesto a tutti i partiti di appoggiare una mozione per sciogliere Forza Nuova e le forze estremiste di destra neofasciste e neonaziste. Addirittura Bombardieri ha parlato di “Nuova Resistenza, come quella che ha combattuto il fascismo”, come se la nostra democrazia fosse in pericolo a causa di quei pochi facinorosi che sabato 9 hanno assaltato la Cgil.
Davvero una grande mistificazione, che rischia di allontanare gli italiani da un'equilibrata comprensione di quanto accaduto quel sabato a Roma e, soprattutto, del reale disagio che attraversa ampi strati di popolazione italiana, in gravissime difficoltà economiche e priva di certezze sul futuro. La stima dei sindacati è che all’evento di ieri hanno partecipato 200mila persone, mentre secondo la Questura i manifestanti erano 50mila. Al di là dei numeri, una manifestazione che non si sarebbe dovuta svolgere e che contribuisce a lacerare ancora di più il Paese, alimentando la contrapposizione tra destra e sinistra su temi anacronistici e divisivi, che nulla hanno a che fare con le urgenze di ripresa e ripartenza dell’Italia. Questo ritornello dell’antifascismo, usato strumentalmente per coprire altro, ha anestetizzato una campagna elettorale davvero di bassissimo livello, senza alcuna focalizzazione sui problemi delle città e sulla necessità di valorizzare i territori per rilanciare l’intero Paese.
Di Maio ha parlato di occasione persa per la destra, che, secondo lui, avrebbe fatto meglio a scendere in piazza ieri, nonostante l’innegabile prevalenza di bandiere rosse (altro che manifestazione super partes). Forse è vero il contrario. E’ la sinistra che, affiancando i sindacati in un corteo come quello di ieri, ha perso l’occasione per dimostrarsi una matura e responsabile forza democratica e di governo pronta a superare le contrapposizioni del passato senza tentare di strumentalizzarle, come invece ha fatto anche ieri, per colmare il suo ormai cronico vuoto di visione politica.