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«Mancio, vincerai gli Europei». La profezia di suor Rosalina

«Roberto, tu vincerai gli Europei perché hai la Madonna con te», Suor Rosalina Ravasio lo disse a Mancini nel dicembre 2019, in occasione di una delle visite dell'allenatore della Nazionale italiana alla Comunità Shalom-Regina della Pace di Palazzolo sull'Oglio, che suor Rosalina ha fondato 35 anni fa. Con Mancini, che ha «una fede semplice ma profonda» e ha anche una storia particolare con Medjugorje, la Madonna getta «un seme di evangelizzazione», ci dice suor Rosalina. 

Sport 13_07_2021 English Español
Roberto Mancini e suor Rosalina

«Roberto, tu vincerai gli Europei perché hai la Madonna con te e tu puoi essere un seme di evangelizzazione». È il 19 dicembre 2019, il dialogo si svolge nella Comunità di recupero Shalom-Regina della Pace a Palazzolo sull’Oglio (Brescia): a rivolgersi così a Roberto Mancini, allenatore della Nazionale di calcio italiana, è suor Rosalina Ravasio, fondatrice della comunità 35 anni fa (e firma nota della Nuova Bussola Quotidiana).

La Bussola era presente alla scena, una festa per scambiarsi gli auguri di Natale con la presenza di un vecchio amico della comunità, il Mancio appunto. Non un augurio, per quanto sentito; non un’autosuggestione originata dal desiderio di una amica; ma la certezza di un disegno che si deve compiere, a cui lo stesso protagonista deve aderire con forza e fiducia. Una certezza accompagnata da un abbraccio e da una benedizione con il classico segno della croce disegnato con il pollice destro sulla fronte di Mancini.

All’epoca gli Europei di calcio non erano ancora stati spostati al 2021 causa Covid (la data fissata era quella dell’estate 2020), anzi la pandemia era ancora là da venire; e nessuno in ogni caso poteva immaginare e neanche seriamente scommettere sulla vittoria degli azzurri. Per quanto Mancini avesse bene iniziato il lavoro con la Nazionale, era ancora fresca la ferita dell’eliminazione dalla fase finale dei Mondiali 2018 e la giovane squadra degli azzurri appariva ancora troppo lontana dalle maggiori nazionali del Continente.

Ma la certezza con cui suor Rosalina, già un anno e mezzo fa, ha “visto” la vittoria dell’Italia di Mancini non poteva lasciare indifferenti e abbiamo seguito con crescente curiosità e attesa le fasi finali dell’Europeo fino a conferma, domenica sera, di quanto predetto.

Qualche tempo fa, rispondendo a una domanda che collegava la rocambolesca vittoria da allenatore del Manchester City nel campionato inglese nel 2012 alla protezione della Madonna (era stato a Medjugorje il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, e la partita decisiva fu il 13 maggio, anniversario della prima apparizione di Fatima), Mancini disse che Dio e la Madonna hanno cose più importanti da pensare che non il calcio, ma che «le persone che pregano hanno un aiuto».

Per suor Rosalina l’aiuto è motivato dal fatto che la Madonna vede in Mancini una possibilità di evangelizzare attraverso la sua testimonianza di «una fede non ostentata ma semplice e profonda». L’allenatore della nazionale italiana non ha mai fatto mistero della fede cattolica in cui è cresciuto sin da bambino, nella sua Jesi, nelle Marche. Anche la sua crescita calcistica, dagli inizi fino al trasferimento al Bologna a 14 anni, è avvenuta nell’oratorio della parrocchia di San Sebastiano, che distava pochi metri da casa. E anche se per alcuni anni, come tanti giovani, si è allontanato dalla Chiesa, è tornato più tardi con ancora maggiore convinzione.

Particolare è il suo rapporto con Medjugorje: ne sentiva molto parlare dal cappellano della Sampdoria, padre Mario Galli, che lì si recava fin dai primissimi anni delle apparizioni. Ma mai aveva pensato di andare a Medjugorje, malgrado padre Galli fosse diventato il suo confidente e padre spirituale, fino al marzo 2012. Pochi mesi prima aveva avuto uno strano sogno in cui la veggente Vicka – che lui non aveva mai visto –, in mezzo a un gruppetto di persone, prese a guardarlo intensamente negli occhi e poi gli diede un bacio in fronte: «Ho avvertito proprio la sensazione del contatto fisico di una persona che, però, non avevo mai visto né conosciuto in vita», raccontò Mancini. E, accompagnato dal giornalista Paolo Brosio, Mancini decise allora di andare a Medjugorje dove poté incontrare di persona Vicka, raccontarle quanto accaduto e sentirsi dire con un sorriso: “È la Madonna che fa tutto, noi apriamo il nostro cuore e Lei ci dice cosa fare”. 

Da allora altre volte il Mancio è tornato a Medjugorje, così come da anni torna alla Comunità Shalom di suor Rosalina, che conobbe per la prima volta da allenatore dell’Inter, nel 2005. A fargliela conoscere fu un uomo allora nello staff dell’Inter, Gianluca Bergamaschi, mental coach e molto amico della Comunità. Da allora Mancini ha continuato a fare visita e dedicare tempo ai ragazzi che nella Comunità stanno facendo un percorso di guarigione dalle dipendenze. Da allenatore dell’Inter le visite erano periodiche, ma anche adesso quando si trova nel Nord Italia cerca di fare un passaggio da Palazzolo. E comunque resta sempre in contatto. Per questo suor Rosalina lo conosce molto bene e ci confida anche che c’è stata una videochiamata alla vigilia della semifinale con la Spagna, mentre alla vigilia della finalissima con l’Inghilterra c’è stato uno scambio di messaggi in cui suor Rosalina gli ha riconfermato la certezza della vittoria. E vittoria fu.