Malta, il presidente e i vescovi dicono no all’aborto
La proposta del Governo maltese di legalizzare l’aborto in caso di pericolo per la vita e la salute della madre incontra l’opposizione di gruppi pro life e vescovi. Il presidente George Vella si è detto disposto a dimettersi, pur di non firmare l’eventuale testo di legge. Che include il cavallo di Troia della “salute mentale”.
I vescovi maltesi hanno esortato ieri i legislatori del Paese a votare contro la proposta del Governo che aprirebbe, se approvata, alla legalizzazione dell’aborto. Il presidente di Malta, George Vella, ha già assicurato che non firmerà l’eventuale legge e la sua disponibilità a dimettersi. I pro vita manifestano, ma continuano le pressioni per l’aborto libero nell’ultimo paese pro life dell’Unione europea.
L'appello ai parlamentari, firmato dall'arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, dal vescovo ausiliare Joseph Galea-Curmi e dal vescovo di Gozo, Anton Teuma, sarà anche letto in tutte le chiese dell’isola durante le celebrazioni del fine settimana, in vista di quelle dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre. “Quando parliamo di cura della vita fin dal momento del concepimento e del rispetto della dignità di questa vita che è iniziata, non parliamo così perché la nostra fede ci dice che c'è vita umana fin dal concepimento, o perché ce lo dice la Chiesa… È la scienza che ce lo dice”, si dice nella dichiarazione.
Il presidente Vella, come già anticipato nel maggio 2021, ha fatto sapere il 30 novembre di essere pronto a dimettersi se il Parlamento dovesse approvare la liberalizzazione dell’aborto, piuttosto che firmare la norma facendola entrare in vigore. Adrian Delia, leader del Partito nazionalista (conservatori), ha chiesto a Vella di non dimettersi e rifiutare semplicemente la firma, creando così un serio conflitto istituzionale. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Per certo, l'emendamento proposto dal Governo depenalizza l’aborto quando la gravidanza viene interrotta per motivi di salute, inclusa la salute mentale della madre. Il dibattito era iniziato lunedì 28 alla Camera; il primo ministro, il socialista Robert Abela, aveva insistito sul fatto che il disegno di legge non apre le porte all'aborto e che le disposizioni esistenti nel Codice penale che lo vietano rimarranno in vigore, dicendo che “stiamo discutendo solo un emendamento al Codice penale che ci consentirà di salvare la vita e la salute della madre nel caso in cui questa subisca una sfortunata complicazione durante la gravidanza… Se possiamo salvare sia la salute e la vita della madre che quella del bambino, lo faremo. Questo è il nostro principio fondamentale e voglio essere molto chiaro su questo”.
Il giorno seguente, martedì 29 novembre, la proposta del Governo era stata accolta con favore da 108 eurodeputati capeggiati dal promotore dell’aborto Predrag Fred Matić e appartenenti perlopiù al gruppo Socialista e dei Verdi (tra essi gli italiani Alessandra Moretti, Pietro Bartolo, Rosa D’Amato, Fabio M. Castaldo, Lia Quartapelle, Giuseppina Picierno, Ignazio Corrao) che l'avevano definita “un primo passo importante” per “effettuare interruzioni di gravidanza salvavita”. Diversamente, il Pn, le associazioni pro vita dell’isola, l'ex presidente della Repubblica, la socialista Marie-Louise Coleiro Preca, e quasi 80 accademici si sono opposti alle modifiche.
I vescovi maltesi si aggiungono dunque a una folta schiera di esperti, medici, politici e personalità istituzionali che si battono per il mantenimento dell’originale specificità di Malta nel difendere e promuovere la vita sin dal concepimento e in ogni caso; e, per altro verso, non credono che le proposte emendative del Governo si riferiscano solo alle situazioni in cui una madre rischia di morire a causa della gravidanza. I medici maltesi hanno sempre cercato di salvare la madre e il bambino e, quando non sono riusciti a salvarli entrambi, hanno salvato la madre; non si sono mai avuti contenziosi legali per le madri o tra medici e genitori. Dunque, non c’è alcuna ragione oggettiva per cambiare la legge attuale. In realtà la proposta emendativa del Governo include situazioni in cui non è la vita della madre a essere in pericolo, ma la sua “salute mentale”, e la si vorrebbe “tutelare” con l’omicidio del figlio nascituro. Le esperienze di molti altri Paesi ricordano che dalla depenalizzazione per alcuni “casi-limite” si è presto passati ad ampie liberalizzazioni dell’aborto abusando del significato della salute mentale.
I Medici per la Vita, 450 medici e 19.000 cittadini, hanno proposto con 80 accademici una modifica al testo del Governo perché si elimini la “salute mentale” dal testo. Ma per il ministro della salute Chris Fearne, la “salute mentale” deve rimanere nel testo. Nonostante gli impegni pro life presi in campagna elettorale dall’attuale premier Abela e dai socialisti e poi anche durante la visita del Papa lo scorso aprile, le pressioni di lobby e multinazionali abortiste sono continue: dal Consiglio d'Europa, ai medici abortisti, ai fornitori inglesi di pillole abortive sull’isola. La commissaria dell’Ue, Helena Dalli, maltese e socialista, non ha mancato anche la scorsa settimana di ricordare il suo impegno per legalizzare l’aborto. E amareggia che la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, maltese, cattolica e popolare, abbia confermato la sua posizione pro aborto (“come quella del Parlamento”) anche in questo caso.
Domenica 4 dicembre, oltre all’appello dei vescovi, ci sarà la grande manifestazione organizzata dai gruppi pro life contro la proposta del Governo che potrebbe consentire l'aborto fino alla nascita per qualsiasi motivo, sotto l’ombrello della salute mentale.