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Nigeria

Maiduguri, una fede quanto mai viva

Boko Haram ha distrutto decine di chiese, scuole, missioni seminando terrore per anni nel nord est della Nigeria, ma sacerdoti e fedeli hanno continuato a frequentare le chiese sfidando la morte

Maiduguri, la capitale dello stato nord orientale del Borno, è stata la roccaforte di Boko Haram, il gruppo jihadista in lotta dal 2002 per imporre la legge coranica in Nigeria. La città e tutto il Borno, insieme ai vicini stati di Adamawa e Yobe,  sono stati teatro di innumerevoli attentati dinamitardi e feroci attacchi a villaggi e comunità, con migliaia di vittime. Dal 2014 al 2016 il gruppo ha conquistato vasti territori e diverse città. In quel periodo 22 parrocchie sono finite sotto il controllo dei jihadisti. Da quei territori sono fuggite centinaia di migliaia di persone, molte delle quali ancora vivono in campi profughi, in Nigeria e in Camerun. Poi l’intervento di una forza regionale ha costretto i combattenti ad abbandonare quasi tutte le aree occupate e, nonostante la minaccia persistente di attentati, la situazione è sensibilmente migliorata, tanto che molte famiglie hanno potuto tornare a casa e altre si accingono a farlo. Padre Patrick Solomon Zaku, Direttore diocesano delle Pontificie opere missionarie di Maiduguri e Coordinatore Nazionale dell’Opera per la Propagazione della Fede in Nigeria, ha rievocato quegli anni con l’agenzia Fides. “La Chiesa ha subito offerto supporto alle persone sfollate anche perché per molti di loro il primo posto dove hanno cercato rifugio era una parrocchia o un’altra struttura ecclesiastica – ha ricordato – nella città di Maiduguri abbiamo creato campi temporanei di accoglienza per i rifugiati provenienti dai villaggi limitrofi, anche se la maggior parte degli sfollati delle aree più remote della nostra diocesi sono stati accolti dalla diocesi di Yola, grazie al forte impegno e alla disponibilità del Vescovo locale”. Le violenze – ha detto padre Patrick – non hanno fermato lo sforzo missionario nonostante i danni enormi inflitti alla Chiesa cattolica dai jihadisti: “più di un centinaio di chiese, parrocchie e stazioni missionarie sono state bruciate e distrutte, oltre a numerose scuole, ambulatori e ospedali, senza contare i tanti sacerdoti, catechisti e semplici fedeli uccisi in questi anni”. Ciononostante “abbiamo continuato a proclamare il Vangelo. A dispetto degli attacchi di Boko Haram, i parroci hanno continuato ad amministrare i sacramenti e ad andare regolarmente in chiesa insieme ai fedeli per celebrare la messa. Anche le persone sfollate nei campi di fortuna non hanno perso la fede”.