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IL BELLO DELLA LITURGIA

Madonna della Misericordia, preghiera che si fa arte

Qualsiasi dipinto o affresco raffigurante la Madonna della Misericordia traduce una delle più antiche composizioni poetiche liturgiche, il Sub tuum praesidium. Ed è così anche per il Polittico della Misericordia di Piero della Francesca in cui una Madonna ieratica e imponente protegge il suo popolo, al centro del quale c'è spazio anche per il nostro personale sguardo dove poterci sentire anche noi avvolti dal manto protettivo della Vergine. 

Cultura 16_05_2020

Piero della Francesca, Polittico della Misericordia, Sansepolcro – Museo Civico

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio”, Sub tuum praesidium

Qualsiasi dipinto, affresco o plastico rilievo raffigurante la Madonna della Misericordia, a qualunque epoca appartenga, sembra tradurre visivamente una delle più antiche composizioni poetiche liturgiche, il Sub tuum praesidium, un’invocazione mariana risalente al III secolo che testimonia la paleocristiana consuetudine del popolo di affidare se stesso alla protezione di Maria. 

Diverse e molteplici sono, comunque, le fonti storiche e devozionali che hanno contribuito alla nascita e al diffondersi dell’iconografia della Madonna mantellata, dentro il cui abbraccio era ed è possibile, per tutti, cercare rifugio. La Vergine stessa, apparsa in visione a Santa Brigida, così le disse: “Io sono da tutti chiamata Madre della Misericordia. (…) Mi fece misericordiosa la Misericordia del Figlio mio e con lui compaziente. Tu perciò 
vieni, figlia mia, e nasconditi sotto il mio mantello” .

Celeberrima è la versione che del tema diede Piero della Francesca quando, a partire dal 1445, su commissione dell’omonima confraternita di Sansepolcro, suo paese natale, realizzò il Polittico della Misericordia per l’altare maggiore della loro chiesa. La monumentale opera, che si compone di ventitré scomparti, fu smembrata nel corso del ‘600: perduta la cornice originaria, si sono fortunatamente conservati tutti i pannelli, oggi custoditi nel Museo Civico. La tavola della Madonna della Misericordia, circondata da santi distribuiti su diversi registri e dalla predella con le Storie della Passione, è il cuore dell’intera composizione.

Ieratica e imponente, Maria si staglia sul fondo oro della tavola, retaggio della tradizione pittorica tardogotica che qui accentua la sacralità della figura le cui forme plastiche seguono, al contrario, il moderno esempio di Masaccio. Innovative sono anche l’illusione dello spazio unificato, che il pittore suggerisce attraverso lo sconfinare di alcuni dettagli nei pannelli laterali, e la grande profondità prospettica, creata dall’emiciclo degli astanti inginocchiati e dalle braccia spalancate di Maria.

La Vergine, in posizione rigorosamente frontale, è molto più grande rispetto agli altri personaggi. È la Regina del Cielo, il capo cinto da corona e aureola, in equilibrio sull’ovale perfetto del volto, inconfondibile cifra stilistica dell’artista. Il Suo gesto è fermo, deciso, a suo modo potente: accoglie nel Suo grembo, figura della Chiesa, uomini e donne che a Lei accorrono per trovare rifugio. Li avvolge, tutti, una dorata luce soprannaturale, dimensione che lo sguardo solenne e concentrato di Maria sembra confermare.

Il Suo abbraccio materno è, allora, la via attraverso la quale è possibile l’incontro tra divino e umano. Se osserviamo i devoti adoranti, riconosciamo, infatti, fisionomie individuali, niente affatto generiche: sono uomini e donne del tempo, e forse anche del luogo in cui fu dipinto il polittico, che qui rappresentano l’intero popolo di Dio, senza distinzioni di genere, di ceto o di età. Le loro diverse posture lasciano aperto un varco al centro: è il nostro punto di osservazione, occupando il quale dentro quel manto ci sentiamo avvolti anche noi.