Ma ai vescovi interessano quei sei milioni di bambini uccisi?
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Ai vescovi non sembrano interessare né i sei milioni di bambini uccisi con l’aborto legale né gli embrioni uccisi con la fecondazione in vitro. Il commento al messaggio della Cei per la Giornata per la Vita.
«Alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l’obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell’ aborto».
Nel messaggio per la Giornata per la Vita i vescovi italiani, benché niente affatto obbligati, attesa la natura pastorale del documento, hanno voluto entrare sul tema della legge 194 del 1978 e – perseverando nell’erroneo giudizio sulla legge e addirittura aggravandolo – hanno mostrato la loro piena adesione alla logica abortista.
La domanda brutale che si potrebbe fare agli estensori del documento è: i sei milioni di bambini uccisi ufficialmente nel grembo materno dal 1978 ad oggi sono vittime di una «interpretazione della legge 194» oppure sono morti – crudelmente smembrati o avvelenati – in conseguenza della piena attuazione di quella legge?
E una legge che permette alle donne di uccidere il loro bambino sette giorni dopo aver manifestato la loro intenzione di farlo in un colloquio con un medico, di farlo per qualsiasi motivo, gratuitamente, mentre gli ospedali pubblici sono obbligati ad eseguire l’intervento e, di solito, sono in grado di garantirlo entro qualche settimana, può davvero essere ritenuta soltanto «una legge che si proponeva di eliminare l’aborto clandestino» oppure, piuttosto, una legge che garantisce il diritto all’ aborto legale? A proposito, che i vescovi sappiano: l’aborto clandestino è stato eliminato oppure i sei milioni di bambini uccisi non sono serviti nemmeno a questo?
Come è possibile che i vescovi riescano soltanto a trovare gli elementi positivi in questa legge “integralmente iniqua”? Sì, perché non solo la Legge 194 sarebbe stata scritta (solo) per eliminare la pratica clandestina dell’aborto (senza riuscirci), ma vi sarebbero «disposizioni tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all’ aborto»! Ora: esaltare una «scelta consapevole della gestante» altro non significa che abbracciare il principio di autodeterminazione che è il principio ispiratore delle leggi di aborto: i vescovi sono diventati abortisti? Strano, fra l’altro, che non menzionino l’unica iniziativa che cercava di rendere la donna incinta davvero consapevole: la proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte”, che pure ha raccolto molte firme proprio da cittadini cattolici. Forse che i vescovi hanno paura di sconfessare una ministra che, en passant, l’ha definita una cattiva pratica medica? O forse hanno paura di tutto? E la attività dei Centri di Aiuto alla Vita: i vescovi sembrano “ringraziare” la 194 per la loro opera! Ma i CAV sono nati prima di quella legge e l’aiuto alle gravidanze difficili viene svolto a prescindere da quella legge omicida!
Non basta: ai vescovi non sembrano interessare né i sei milioni di bambini uccisi con l’aborto legale (cui devono aggiungersi i bambini morti per aborto clandestino e gli embrioni uccisi con i cripto aborti derivati dalle pillole dei giorni dopo) né gli embrioni – decine di migliaia! – uccisi con la fecondazione in vitro.
Leggiamo il passo relativo a quelle pratiche: si parla genericamente di una “valutazione morale”, ma non si fa alcun cenno all’ enorme numero di embrioni prodotti per la morte o per il congelamento, previa selezione! Sarà che le legge 40 del 2004 è una legge promossa dal mondo cattolico ufficiale?
Giornata per la vita? La vita di chi? Una “alleanza inclusiva e non ideologica” per sostenere la natalità i vescovi la vogliono fare con coloro che – in piena attuazione delle leggi 194 e 40 - vogliono continuare ad uccidere embrioni e bambini? Per essere inclusivi bisogna tacere la verità?