L’uomo nella creazione (II parte) – Il testo del video
Dio, fin dall’origine, ha pensato la creazione intera per collocare l’uomo al suo centro. E in Cristo trova compimento tutto il Suo progetto. Ciò ha almeno tre grandi conclusioni pratiche: vediamole, con l’aiuto di santa Ildegarda di Bingen.
Oggi facciamo la nostra Ora di dottrina n. 92, riflettendo di nuovo sulla collocazione dell’uomo all’interno della creazione. Lo facciamo in un modo un po’ singolare, originale rispetto alle altre volte. Cercheremo di comprendere l’idea dell’uomo nella rivelazione cristiana a partire da alcune miniature di santa Ildegarda di Bingen.
Santa Ildegarda è stata una monaca benedettina, badessa, che ha ricevuto da Dio dei doni straordinari, di rivelazione dei misteri di Dio, dei misteri della creazione, della forza presente in ogni cosa, in ogni creatura, per l’uomo (da cui la medicina di santa Ildegarda). Questa donna nasce nel 1098 e muore nel 1179; quindi siamo nell’apogeo del Medioevo, nel XII secolo. Papa Benedetto XVI l’ha voluta canonizzare, con una canonizzazione un po’ particolare (non l’unica nella storia della Chiesa), che si chiama “canonizzazione equipollente”. Cosa vuol dire? Vuol dire che il papa attraverso un decreto – in questo caso, per santa Ildegarda, un decreto del 10 maggio 2012 – dichiara santa, canonizza una persona che ha potuto godere per diverso tempo di un culto, se non universale, almeno localmente diffuso. In sostanza, la Chiesa prende atto di un santo, anche se non ha fatto il suo solito iter delle beatificazioni e canonizzazioni, quindi della positio sulle virtù, la vita, i due miracoli necessari, eccetera. E questa si chiama canonizzazione equipollente. Non è una singolarità, ripeto, della situazione di santa Ildegarda; molti altri santi sono stati canonizzati in questo modo, come i santi Cirillo e Metodio, Cirillo di Gerusalemme, Beda il Venerabile, Giovanni Damasceno e tanti altri. Quindi è una possibilità prevista.
Dunque, il papa, il 10 maggio 2012, dichiara santa Ildegarda di Bingen e il 7 ottobre dello stesso anno la proclama addirittura dottore della Chiesa; cioè riconosce in questa donna non solo la santità di vita, ma anche un insegnamento, una dottrina che è riconosciuta dalla Chiesa come autentica, come buona, come qualcosa che può essere offerto per l’edificazione della fede del popolo di Dio. Santa Ildegarda è la quarta donna dottore della Chiesa. Ha scritto diverse opere di tipo teologico, mistico, altre legate alla sfera della natura, della medicina, ha scritto e musicato dei componimenti musicali. Insomma, è stata una donna poliedrica, una figura veramente eccezionale del Medioevo, molto stimata tra l’altro da un altro grande santo, come san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153).
Oggi quindi vediamo un po’ il tema della posizione dell’uomo nella creazione attraverso il suo insegnamento, tramite le miniature. Santa Ildegarda riceveva delle visioni che poi non solo metteva per iscritto grazie all’aiuto di un monaco, Volmar, ma dipingeva anche miniature per cercare di rendere tutto quello che lei aveva visto; mentre ciò che aveva ascoltato, lo trasmetteva tramite la scrittura.
Ora, la prima miniatura che vi propongo è la miniatura dei nove cori angelici. Come si vede, santa Ildegarda propone questi cori posti in modo sferico, dal centro verso la periferia. Perché li richiamo? Perché, in sostanza, nei cori angelici non entra in gioco solo la questione della loro creazione, della loro gerarchia, del loro ordine (pure importante), ma perché gli angeli indicano il senso ultimo di tutta la creazione e in particolare della creazione di quelle creature intelligenti e dotate di volontà, che sono appunto gli angeli e gli uomini. E qual è questo senso? La lode di Dio. Non c’è nulla che trovi il suo significato pieno al di fuori di questa grande realtà: tutto ciò che esiste, esiste non solo perché Dio lo ha posto in essere, ma precisamente perché provenendo da Dio a Dio deve ritornare. E come ritorna a Dio? Ciascuno secondo la propria natura.
Ora, la natura delle creature intelligenti, libere, è proprio quella di avere un “ritorno” di lode, di ringraziamento, di riconoscenza. Questo è il senso dei cori angelici ed è il senso che risiede in tutta la creazione. Santa Ildegarda, come troviamo diffusamente nei Padri, ha questa idea centrale: l’uomo è chiamato a unirsi ai cori degli angeli, non ha un’altra destinazione. Ha un’altra natura, certamente, ma non ha un altro fine, se non quello di lodare Dio, di ringraziare Dio, di ritornare a Dio, unendosi a quella che è la grande sinfonia angelica, che santa Ildegarda non ha potuto solo vedere, ma anche udire. Tant’è vero che questi suoi componimenti musicali lei li scriveva e li faceva cantare alle sue monache, perché lei diceva di avere udito queste melodie, di aver udito questi canti. Dunque, santa Ildegarda non solo ha visto quello che è espresso, per quanto è possibile, attraverso queste miniature, ma anche udito questi cori.
A noi interessano altre tre miniature. La prima, come potete vedere, è l’immagine tratta da una sua opera, il Liber divinorum operum (il Libro delle opere divine). Questa miniatura la possiamo intitolare “Dio suprema energia”. Attenzione, per non creare equivoci, quando parliamo di “Dio energia” intendiamo sempre un’energia personale, non un’energia impersonale. Non è un’energia cosmica, ma è un’energia personale, che è all’origine di ogni forma di vita, di ogni energia creata.
Leggiamo qualche passo dal Liber divinorum operum, dove santa Ildegarda fa parlare questa immagine: siamo nella prima visione della prima parte del Libro delle opere divine. «Io sono la suprema infuocata energia che ho acceso tutte le scintille viventi e non ho emesso col mio soffio nulla che sia mortale, ma distinguo queste cose giudicandole come sono». E poco dopo incalza: «Io, energia di fuoco, sono in essi in maniera invisibile: da me essi si accendono. Come il respiro mantiene costantemente l’uomo in movimento e come nel fuoco la fiamma si agita quasi mossa dal vento. Tutte queste cose, nella loro essenza, sono viventi e non sono state create nella morte perché io sono vita».
Dunque, questa immagine esprime il principio di ogni cosa creata, cioè Dio come sorgente dell’essere. Santa Ildegarda utilizza questa immagine dell’energia. Che cos’è l’energia? Non è l’energia elettrica, non sono le calorie che bruciamo. Queste sono forme di energia che non esisterebbero se non esistesse un’energia suprema, increata e personale, che dà vita a tutto ciò che esiste, che crea tutto per la vita.
Poco dopo santa Ildegarda scrive: «Poiché Dio è razionale, come potrebbe avvenire che non operasse, dal momento che tutta la sua opera giunge a perfetta fioritura nell’uomo, che ha fatto a sua immagine e somiglianza, ponendo in esso secondo misura il sigillo di tutte le creature. Fin dall’eternità il volere di Dio fu che l’opera sua, cioè l’uomo, fosse fatta. E quando ebbe compiuto questa sua opera le affidò tutte le creature perché facesse le sue opere con esse, come Dio stesso aveva fatto la sua opera, cioè l’uomo».
Leggiamo un altro passo: «Dio, che ha creato tutte le cose, fece l’uomo a sua immagine e somiglianza e pose in lui il sigillo delle creature superiori e inferiori. Lo ebbe in tanta predilezione che lo destinò al luogo dal quale, cadendo in rovina, l’angelo [Lucifero] era stato cacciato. E gli riservò la gloria e l’onore che l’angelo, nella sua beatitudine, aveva perduto».
Allora, tanta carne al fuoco. Cominciamo col comprendere due punti fondamentali. Il primo: stiamo riprendendo quello che abbiamo già detto e che possiamo focalizzare tramite l’immagine o tramite pensieri più evocativi, meno speculativi. Entrambi i registri sono importanti per imprimere, riflettere su questa grande realtà. E cioè, Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza e lo pone come «sigillo delle creature superiori e inferiori». Qui troviamo la grande idea che abbiamo trattato la scorsa volta. Ricordiamo che san Tommaso dice che per l’uomo dire che è spirito incarnato o corpo spirituale (corpo animato) è la stessa cosa. L’uomo si pone come anello di congiunzione, unione di questi due mondi, di queste due sfere. In sant’Ildegarda abbiamo la stessa idea.
E l’uomo ha un’unica destinazione che è uguale a quella degli angeli. E qual è? Ce lo ha detto nell’ultimo passo: gli è stata riservata «la gloria e l’onore che l’angelo, nella sua beatitudine, aveva perduto». Dunque, l’uomo viene creato ed elevato subito a una vocazione divina. Gli viene data quindi questa sovra-natura per poter raggiungere questo fine che lo sorpassa. Lo abbiamo visto anche negli angeli.
Gli angeli per poter raggiungere questa beatitudine, non naturale ma di comunione con Dio, hanno avuto a loro volta bisogno di essere elevati a una natura superiore, al soprannaturale appunto.
È interessante anche il passo precedente. Cioè, Dio ha pensato la creazione fin dall’origine – la creazione intera – per collocare l’uomo al suo centro. In particolare, «fin dall’eternità il volere di Dio fu che l’opera sua, cioè l’uomo, fosse fatta»; e che a lui, all’uomo, fossero affidate le creature. Perché? Perché, con queste creature, l’uomo potesse fare quello che Dio aveva fatto con lui. L’uomo si colloca anzitutto in un giardino, il famoso giardino dell’Eden. Cioè Dio pone tutta la creazione materiale, vivificata, come la dote in qualche modo che precede la creazione di Adamo ed Eva. La creazione è stata la grande dote che Dio ha creato per l’uomo. Dio non crea l’uomo nel nulla, non crea l’uomo nell’etere, ma crea per lui un giardino. Questo giardino è tutta la creazione materiale che affida poi all’uomo. Ma perché la consegna all’uomo? Perché l’uomo la possa in qualche modo distruggere? No, gliela affida perché la possa custodire, lavorare e operare in essa, e tramite essa, come il suo Creatore, opera.
Dunque, vediamo il senso profondo di questa visione di santa Ildegarda. E adesso vediamo un ulteriore passaggio importante.
Guardiamo la terza miniatura di santa Ildegarda. Confrontatela con la precedente. Vediamo che è esattamente la stessa immagine di prima, che abbiamo chiamato “Dio energia creatrice”. Alla periferia abbiamo quella duplice testa, che è Dio che emana il suo Verbo incarnato. Vedete che è la stessa, si allarga la circonferenza e poi sotto ha gli stessi piedi. In sostanza che cosa vuole rendere santa Ildegarda con questa miniatura, che deve essere vista in parallelo con l’altra? Cosa comprendete a colpo d’occhio? Che quello che c’è all’interno – che come vedete è la creazione, non entro nei dettagli ma ci sono le acque sopra i cieli, c’è l’atmosfera, ci sono i venti che sono indicati dagli animali che soffiano all’interno, c’è un globo, che è la Terra – è tutto all’interno di Dio. Il che non vuol dire che è una parte, un “pezzo” di Dio: ma vuol dire che al di fuori di Dio non c’è nulla. E tutta la creazione avviene per una “dilatazione” di Dio. Ripeto, non in senso panteistico, ma nel senso, come dice san Paolo, che in Dio infatti noi siamo, ci muoviamo ed esistiamo (cf. Atti 17,27-28).
Vedete dunque qual è l’idea fondamentale di santa Ildegarda di creazione, di mondo, di cosmo. Leggiamo un passo tratto dalla seconda visione della prima parte sempre del Libro delle opere divine. «Dio, che a gloria del suo nome ha composto il mondo per mezzo degli elementi, lo ha stabilizzato coi venti, lo ha illuminato cingendolo di stelle, lo ha riempito con tutte le altre creature, e vi ha messo l’uomo, circondato e difeso ovunque dalla grande forza di tutte quante, affinché gli fossero d’aiuto in ogni cosa e avessero parte nel suo operare, in modo che potesse compiere le sue opere con esse, perché l’uomo senza le creature non può vivere né sussistere, come ti è manifestato in questa visione». Lo vedete centrale, l’uomo, in questa figura maestosa, che comprende tutto il cosmo creato. Cioè, qui dice una cosa importante: la creazione è stata fatta come un giardino in cui collocare l’uomo. Dio non ha collocato l’uomo nel vuoto, non lo ha collocato neanche in un ufficio o in un grattacielo… lo ha collocato nella sua creazione, con tutta la sua bellezza e tutta la sua ricchezza. E l’uomo – che è la finalità, almeno la finalità intermedia della creazione, perché l’uomo è per Dio, ma la creazione è per l’uomo – non può esistere, non può vivere, nella sua dimensione di unità di anima e corpo senza questa creazione. Dunque, c’è da un lato il senso della grandezza dell’uomo, della sua superiorità; ma dall’altra parte anche della sua dipendenza. E in effetti lo constatiamo tutti i giorni: per noi prescindere dalla creazione – pensiamo al cibo, al respiro, all’acqua, ai campi magnetici, ecc. – non è possibile, non esisteremmo, non sopravvivremmo.
Vedete anche che, in questa immagine, all’esterno ci sono due cerchi: il primo è quello rosso e, poi, all’interno uno più sottile che è nero e rosso. Santa Ildegarda dice che queste sono le due grande forze che regolano e conservano la creazione. E quali sono? Quella più ampia, esterna, rossa è l’amore-misericordia che vivifica. La creazione stessa nasce per un atto d’amore di Dio, non esisterebbe se Dio non avesse voluto per un atto d’amore la sua creazione. Così come l’amore, nelle sue diverse dimensioni, nella sua dimensione più alta, nel caso del Creatore intelligente, e nella sua dimensione più bassa, nel caso delle creature dotate di istinto, è comunque una forza di unione, di vita, di generazione di vita.
Dall’altra parte, nella parte più interna, più scura, nera, abbiamo la giustizia che purifica. Cioè, per santa Ildegarda queste sono due forze fondamentali: tutte e due appartengono a Dio, tutte e due provengono da Dio. Da un lato, se non ci fosse l’amore che vivifica, tutto piomberebbe nel nulla. Ma dall’altra parte, è necessaria la giustizia che purifica, che tempera dunque gli eccessi, perché non distruggano la creazione. Sono due forze fondamentali che devono essere mantenute insieme e agire insieme. Pensare una giustizia a detrimento della carità o l’amore a detrimento della giustizia significa rompere l’ordine che Dio ha posto nella sua creazione, con il quale conserva, custodisce la sua creazione.
Di nuovo, c’è un’idea fondamentale in santa Ildegarda, che lei eredita dal monachesimo in quanto monaca benedettina: la discretio. Lei dice che in tutto c’è e ci deve essere discretio. Come la possiamo tradurre questa discretio? Possiamo tradurla come moderazione, ordine, equilibrio, capacità di non eccedere né in difetto né in eccesso. La creazione ha questa legge fondamentale: quando ci sono gli eccessi, se non intervenisse subito una forza di riequilibrio, il mondo svanirebbe. Pensiamo a un eccesso di caldo o a un eccesso di freddo, che cosa provocherebbero, se prolungati.
L’uomo è posto dentro questa creazione, quindi questa discretio deve caratterizzare anche tutta la vita dell’uomo. E qui si apre tutto il filone che avremo modo di vedere, almeno per sommi capi, della virtù. Cioè, la virtù è quella discretio che deve regolare tutta la creazione: nell’uomo, nella sua unità di anima e corpo. Perciò, dice santa Ildegarda, l’uomo che eccede, per esempio, nel cibo o che è in difetto di cibo, si rovina. Rovina la sua salute. O l’uomo che eccede per esempio nella collera o, dall’altra parte, l’uomo pauroso. Vediamo questa idea fondamentale: la stessa legge che regola la creazione materiale regola l’uomo. Ovviamente in modo analogo, cioè nell’uomo c’è, ci deve essere l’intervento della sua intelligenza e della sua volontà.
Vediamo la quarta miniatura. È come quella precedente, ma “sparisce” Dio; immaginatelo come uno zoom, puntato dentro la creazione. Mentre prima l’immagine restituiva una visione più ampia, che ci faceva vedere l’uomo dentro Dio, dentro il progetto di Dio, dentro quella creazione continuata di cui abbiamo parlato, una creazione provvidente di Dio, adesso zoomiamo direttamente sulla creazione. Che cosa vediamo? Vediamo l’uomo che è al centro; e l’uomo che è il centro. Sono due sottolineature da tenere a mente.
L’uomo è al centro: che cosa vuol dire? Vuol dire non solo che la creazione è stata fatta perché lui la abitasse, la portasse e la congiungesse alla creazione superiore, quella delle sostanze spirituali. Non solo per questo. Ma nel senso che l’uomo è posto per essere penetrato da tutte le energie del cosmo e dello spirito, nella sua anima e nel suo corpo. E anche questo è un principio importantissimo, non solo per santa Ildegarda. Cioè, l’uomo è soggetto alle influenze dell’ambiente, del tempo meteorologico, di quello che mangia e beve, del ritmo giorno/notte, tutte cose che abbiamo un po’ dimenticato, con chissà quale pretesa di essere più evoluti… Santa Ildegarda ce le rimette davanti in tutta la loro verità.
Ma attenzione: l’uomo è anche il centro. Cioè, l’universo, nella sua sfera materiale, è ordinato a lui. Perché è ordinato a lui? Perché in lui riceve in qualche modo il suo significato, in lui viene congiunto e portato a Dio, perché solo l’uomo, a differenza di tutte le altre creature [corporali], ha capacità di conoscere col raziocinio e quindi di volere, di amare, di volgersi a Dio, di portare tutta la creazione a Dio.
Ma attenzione, c’è qualcosa di più, e in santa Ildegarda è chiarissimo, e non solo in lei. Il fatto che l’uomo sia al centro, sia a immagine e somiglianza di Dio, vuol dire che quell’uomo che voi vedete con le braccia allargate che occupa tutto il cosmo non è solo l’uomo in generale, ma è l’Uomo perfetto, che è Gesù Cristo. Cioè, la creazione, nella visione di santa Ildegarda, è stata pensata, è stata creata per l’uomo, ma perché Dio si sarebbe fatto uomo. Immaginiamola così: tutta la creazione punta all’uomo, si aggancia all’uomo, perché l’uomo la porti a Dio, attraverso la lode, la glorificazione di Dio. Ma chi aggancia l’uomo per portarlo a Dio, soprattutto dopo che l’uomo è caduto (dedicheremo delle lezioni al peccato originale)? È proprio Cristo, che prende la natura umana, la vera immagine di Dio: prende l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, e lo riporta nel seno del Padre.
Dunque, vedete questa grande idea, questa grande visione del senso del cosmo, del senso delle cose. Traiamo tre conclusioni molto pratiche, più che altro per scuoterci via alcuni residui di una mentalità sbagliata che ci ha portato molto lontano dalla fede e che continua a portarci molto lontano dalla fede.
Primo. È impossibile pensare al cosmo senza l’uomo. La creazione non sarebbe più bella, non sarebbe perfetta se non ci fosse l’uomo. Questa è una visione tipica di un certo ambientalismo totalmente sballata: l’uomo non è il perturbatore della creazione. Certamente, deve agire in un certo modo, ma non è vero che la creazione sarebbe più bella senza l’uomo: la creazione senza l’uomo non avrebbe senso. Questo è fondamentale.
Secondo. È impossibile pensare alla casualità dell’uomo. Anche questo è un retaggio di certo evoluzionismo per cui l’uomo viene fuori un po’ per caso, un po’ perché ci sono state delle combinazioni, un po’ perché c’è un’evoluzione che non si capisce bene da dove venga e dove arrivi; ripeto, è un certo filone, che però ha avuto e ha il suo peso, soprattutto a livello di concezione delle cose. Per santa Ildegarda, l’uomo non è un incidente di percorso, non è una casualità, non è la combinazione azzeccata, casuale rispetto a molte altre che si sarebbero potute verificare: Dio ha voluto l’uomo. E perché ha voluto l’uomo, lo ha voluto così, ha pensato a tutta la creazione.
Terzo e ultimo. È impossibile pensare l’uomo senza Dio. L’uomo riceve l’illuminazione della sua identità precisamente perché è fatto a immagine e somiglianza di Dio, a quell’immagine di Dio che è Gesù Cristo. Dunque, quando si cancella Dio dalla prospettiva della storia, del pensiero, della vita sociale, si cancella l’uomo, perché non abbiamo più l’immagine, non sappiamo più a immagine di chi è fatto l’uomo, quindi perdiamo il senso profondo, vero dell’uomo. E perdiamo il senso della sua vocazione fondamentale, che – lo ricordiamo – è quella di prendere parte alla grande lode angelica, alla grande armonia celeste, nella modalità propria dell’uomo. Questa è la finalità dell’uomo. L’azione stessa della Chiesa non avrebbe senso se non fosse tutta permeata e orientata a questo: a portare l’uomo a compiere la sua vocazione di uomo liturgico, l’uomo che loda, che adora, che ringrazia Dio incessantemente.
È stata una lezione un po’ sui generis, ma spero sia servita per fissare alcuni punti importantissimi quantomai minati nel nostro tempo, per capire la posizione dell’uomo rispetto alla creazione: è il dominus, il signore. Non è né il tiranno né un essere tra gli altri e magari anche un po’ perturbatore. No. L’importante è tenere questa visione di santa Ildegarda che parte dalla fede, che si nutre della luce che viene data dalla fede, che vede dunque nella creazione il grande dono, il grande giardino che Dio ha voluto creare per l’uomo, perché l’uomo potesse vivere, potesse operare come lui opera, perché l’uomo potesse contemplare l’ordine che Dio ha posto in ogni cosa.
L’uomo nella creazione – Il testo del video
Nel piano della creazione l’uomo, unione di anima e corpo, si colloca in una posizione molto particolare, come una cintura tra il mondo degli esseri incorporei e quello degli esseri corporei. Ciò ha ricadute enormi sull’antropologia.