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LA VITA DI GESÙ NELL'ARTE/15

L'unico quadro di Cecco, modello di Caravaggio

Francesco Boneri detto "Cecco del Caravaggio" faceva da garzone al maestro, ma anche da servo e da modello. Pochi conoscono il suo nome, ma di viso lo conoscono tutti. È lui il San Giovanni Battista e il San Matteo e il volto di tanti altri protagonisti dei quadri del genio. Ma fu anche pittore. Con un solo quadro firmato: una Cacciata dei mercanti dal tempio che vale la pena visitare a Berlino. 
- LA RICETTA: INSALATA DI CAPPONE 

Cultura 23_03_2022 English Español

Pochi conoscono di nome Francesco Boneri, detto Cecco. Ma di viso lo conoscono tutti. Perché è lui il modello di tanti quadri famosi: “San Giovanni Battista”, “Sacrificio di Isacco”, “Conversione di Saulo”, “San Matteo e l’angelo”, “Amor vincit omnia”, “Davide e Golia” e tanti altri. Tutti firmati da Caravaggio.

In effetti il nostro Francesco detto Cecco era anche chiamato “Cecco del Caravaggio”  o ”il Caravaggino” (1580 – 1630). Questo perché il giovane ha vissuto per anni con il grande artista. Ma non, come le malelingue suggerivano, come amante. Non ci sono prove a proposito. Anzi, in un censimento parrocchiale del 1605 vi era elencato un certo “Francesco” che viveva con Caravaggio nelle sue stanze d'affitto a Roma, descritto come “garzone”, senza specificarne l’età.

Un garzone presso un pittore era una specie di factotum: il suo lavoro comportava il macinare i colori, montare le tele sui telai e applicarvi l'imprimitura. Era una sorta di apprendistato durante il quale un giovane si familiarizzava con le basi del mestiere. In realtà era considerato un servo, ragione per la quale la relazione tra il maestro e l'apprendista non era necessariamente formalizzata e vincolante dal punto di vista finanziario. Posare come modello per il maestro faceva parte dei normali doveri del garzone e dormire con il proprio padrone - in casa erano da soli - non era una cosa rara fra i servi e i modelli degli artisti.

Secondo il documento parrocchiale, sia il pittore che il ragazzo facevano regolarmente la comunione durante la messa. Ma oltre i lavori abbastanza umili che Cecco faceva, c’era il privilegio di guardare il maestro al lavoro, di osservarne la tecnica e perfino di porgli domande alle quali Caravaggio rispondeva. E Cecco imparava. 

Ma Caravaggio non gli insegnava solo i segreti della pittura ma anche l'uso delle armi, facendo di lui un compagno di avventure. Infatti molti episodi (denunce e ferimenti vari) confermerebbero questo aspetto della loro amicizia: era anch'egli un grande frequentatore di taverne ed aveva il "pugnale facile". Cecco non si limitava a stendere il colori di base quando preparava le tele, ma visto che - secondo alcune testimonianze - Caravaggio permetteva agli apprendisti di portare piccoli contributi alle tele (piante e alberi, dettagli di decorazione delle stanze o accessori nell’abbigliamento dei personaggi). E Cecco non si tirava indietro. Anzi, amava contribuire ai capolavori del maestro. E non solo: si cimentava anche creando le sue di opere.

Dipinse molte opere, tutte di buon livello. Ma non le ha mai firmate. Tranne una, che è anche quella che ci interessa di più, perché raffigura una scena unica della vita pubblica di Gesù: si tratta della Cacciata dei mercanti dal tempio (1610 circa), conservata alla Gemäldegalerie di Berlino.

La scena si svolge sotto i portici del cortile esterno del Tempio di Gerusalemme, dove si era istallato un fiorente mercato, particolarmente attivo proprio nei giorni di festa, con cambiavalute e vendita di animali (colombe, agnelli e buoi) da offrire in sacrificio.

Nel dipinto, che presenta l'episodio della Cacciata dei mercanti dal Tempio detto anche Purificazione del Tempio, compare Gesù Cristo che reagisce con estrema energia e veemenza, usando una sferza fatta intrecciando alcune cordicelle, contro coloro che egli considera profanatori del Tempio.

Ci sono anche i mercanti e cambiavalute, che si tirano indietro spaventati di fronte all'energica reazione di Gesù Cristo (uno di questi, raffigurato riverso a terra mentre cerca di racimolare alcune monete, è il simbolo della cupidigia umana). Gli animali presenti nel cortile sono stati portati lì per essere venduti come offerte sacrificali nel Tempio durante il periodo pasquale.

Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come il banco dei cambiavalute che è appoggiato sopra un'ara greco-romana. La scena raffigurata s'ispira al racconto dell'evento fatto dal Vangelo di Giovanni, che è l'unico a menzionare la "sferza di cordicelle" con la quale Gesù Cristo "scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi”:
La Pasqua dei Giudei era vicina e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, pecore, colombi, e i cambiavalute seduti. Fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, pecore e buoi; sparpagliò il denaro dei cambiavalute, rovesciò le tavole, e a quelli che vendevano i colombi disse: «Portate via di qui queste cose; smettete di fare della casa del Padre mio una casa di mercato». E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi consuma»”. (Giovanni 2,13-17).

Non si può rimanere indifferenti davanti ad un dipinto così potente: ci sembra quasi di sentire le grida dei mercanti spaventati, il rumore dei banchi buttati a terra, i versi degli animali e la santa ira di Gesù. Ma malgrado la bellezza dei quadri che gli sono attribuiti, risulta difficile dare una valutazione complessiva all’attività artistica di Francesco Boneri, visto che nessuna delle sue opere è firmata (tranne la "Cacciata dei mercanti dal tempio"). I quadri che gli vengono attribuiti mostrano uno stile molto facilmente riconoscibile e una veemente adesione a Caravaggio.

Ma Cecco, pur rimanendo molto legato ai modi e allo stile del maestro, costituisce una delle voci più originali nell'ambito del caravaggismo europeo. E la sua tela sulla cacciata dei mercanti dal tempio val bene un viaggio a Berlino, per poterla ammirare da vicino.