L’Ungheria difende la verità sui due sessi. E tutti l’attaccano
Ascolta la versione audio dell'articolo
Approvato un emendamento alla Costituzione ungherese in cui viene ribadito, tra le varie misure di buonsenso, che i sessi sono solo due e si tutelano i bambini dalla propaganda Lgbt. Sulla stampa si grida allo scandalo, mentre gli stessi media e l’Ue tacciono sulla svolta autoritaria della Polonia di Tusk.

L’Ungheria di Viktor Orbán viene ancora una volta presa a capro espiatorio dei mali dell’Europa, mentre Bruxelles fa il gioco delle lobby Lgbt e chiude inoltre gli occhi sul regime autoritario di Donald Tusk in Polonia. Secondo la narrazione comune, in Ungheria si violano i diritti umani. E questo solo per aver definito in Costituzione la verità sul sesso biologico, la tutela dei bambini e aver deliberato il divieto di quelle manifestazioni blasfeme e pornografiche che sono i gay pride.
L'emendamento costituzionale in questione è stato approvato lunedì 14 aprile dalla stragrande maggioranza del Parlamento ungherese (141 voti a favore e 21 contrari su 199 aventi diritto). Ai voti dei parlamentari di Fidesz e dei cristiani democratici di KDNP (135 seggi in totale) si sono aggiunti quelli delle destre.
Il 15° emendamento alla Costituzione approvato lunedì prevede diverse modifiche e integrazioni alla legge fondamentale della Repubblica ungherese. Sul tema del sesso biologico e dei figli, l'emendamento, promosso dai parlamentari del governo, conferma che il «sesso di una persona è una caratteristica biologica, che può essere maschile o femminile». È «responsabilità dello Stato garantire la tutela giuridica di questo ordine naturale e impedire tentativi di insinuare la possibilità di cambiare il sesso alla nascita». Tutto ciò a garanzia del sano sviluppo della società e della salvaguardia delle norme comunitarie fondamentali, anche per preservare la stabilità dell'istituto familiare e la sicurezza dell'ordine sociale. Inoltre, secondo la Legge fondamentale, «ogni bambino ha diritto alla protezione e alle cure necessarie per il suo corretto sviluppo fisico, mentale e morale» e l’emendamento approvato stabilisce che questo diritto prevale su tutti gli altri diritti fondamentali, ad eccezione del diritto alla vita.
Sulla doppia cittadinanza, si introduce la «possibilità per i cittadini ungheresi che siano anche cittadini di un altro Stato, esclusi i cittadini di Stati con diritto di libera circolazione e soggiorno, di vedersi sospendere la cittadinanza ungherese». L'interessato perderà la cittadinanza ungherese per la durata della sospensione.
Sul diritto a usare la moneta contante, si ribadisce che tutti hanno il «diritto di pagare in contanti», perché solo il mantenimento della circolazione del denaro contante può garantire che il funzionamento dell'economia non diventi completamente vulnerabile ai sistemi finanziari elettronici. Inoltre, in questo modo si garantisce che i pagamenti in denaro restino accessibili a tutti, evitando così il rischio di esclusione finanziaria, come si legge nella spiegazione del testo.
Con il 15° emendamento si vieta anche la «produzione, l'uso, la distribuzione e la promozione di droghe», ciò a conferma dell'impegno dello Stato ungherese per la sicurezza pubblica, stili di vita sani e tutela dell'ordine sociale. Il testo approvato garantisce che, ad eccezione del procuratore generale supremo, il servizio dei pubblici ministeri sia mantenuto fino all'età di 70 anni; si prevede che il governo possa sospendere l'applicazione di determinate leggi o derogare a determinate disposizioni di legge solo in caso di stato di guerra o di emergenza, senza la specifica autorizzazione del Parlamento e, in caso di stato di emergenza, si richiede il sostegno temporaneo dei due terzi del Parlamento.
È stata inoltre aggiunta una clausola alla Costituzione che stabilisce che l'esercizio del diritto di scegliere il proprio luogo di residenza non deve violare il diritto fondamentale delle comunità locali in Ungheria che desiderano preservare lo stile di vita, le tradizioni, i costumi e la composizione della loro società locale e determinare il numero di abitanti che desiderano avere.
Ora, quale delle integrazioni e modifiche descritte – dal riconoscimento del sesso maschile e femminile alla tutela dei bambini, dal divieto di promuovere la droga al diritto all’uso del contante – violerebbe i diritti umani e rappresenterebbe un pericolo per i valori europei? Eppure, a Bruxelles non si escludono interventi.
Difficile attendersi che quotidiani come La Repubblica, The Guardian, El País o La Stampa si degnino di spiegare le motivazioni dei loro ragionamenti in stile woke, contro la realtà, contro la biologia e contro il bene innanzitutto dei minori, ma almeno il servizio pubblico, che sul sito di RaiNews titola “Ungheria senza diritti”, dovrebbe spiegare pubblicamente certe narrazioni stravaganti.
Certamente la grancassa contro l’Ungheria di Orban fa il gioco, volente o nolente, delle potenti lobby Lgbt, ben foraggiate da Bruxelles e che dopo gli ultimi scandali temono di dover rispondere a criteri di trasparenza. Allo stesso tempo, la serie di insulti e proteste europee verso l’Ungheria serve a celare all’opinione pubblica l’indecente svolta del regime polacco di Donald Tusk.
Il sostegno e la complicità di cui Tusk gode a Bruxelles – dalla Commissione alla Corte di giustizia dell’Unione europea (la quale lo scorso 6 aprile ha ordinato al governo di favorire il riconoscimento dei “matrimoni” Lgbt avvenuti all’estero) – sono noti. E Tusk, attuale presidente di turno del Consiglio dell’Ue, prosegue con le sue palesi violazioni dello Stato di diritto, tanto più ora che la Polonia si avvicina alle elezioni presidenziali. Il 9 aprile, come già riferito sulla Bussola, con una sentenza del tribunale amministrativo provinciale di Varsavia, è stata annullata la concessione della licenza di trasmissione a due emittenti televisive nazionali conservatrici. Ancora, l’11 aprile, il Ministero della Giustizia polacco ha annunciato misure che penalizzeranno circa 2.500 giudici attualmente in carica con diversi ruoli nei tribunali del Paese e colpevoli solo di essere stati nominati grazie alle riforme giudiziarie del precedente governo conservatore e cristiano del PiS.
Su tutto quello che accade nella Polonia di Tusk, l’Ue e i media tacciono, mentre si attacca l’Ungheria che difende la verità dei due sessi e salvaguarda i minori dalla propaganda Lgbt.
Centinaia di milioni per l’agenda Lgbt, così l’Ue usa i nostri soldi
Oltre 220 milioni di euro di fondi europei in un decennio per progetti di Ong che promuovono l'ideologia Lgbt e in particolare quella transessualista. Una ricerca pubblicata dal Mathias Corvinus Collegium di Bruxelles mostra come una potente rete di organizzazioni plasmi le politiche dell’Ue, scavalcando i singoli Stati e le famiglie.
Tusk vuole chiudere due televisioni che non controlla
Un tribunale di Varsavia ha annullato la concessione delle licenze alle televisioni wPolsce24 e a Republika. Si tratta di televisioni indipendenti, critiche verso l’attuale governo guidato da Donald Tusk, che sta facendo di tutto per controllare i media.
La vendetta di Tusk: chiude la Fondazione di padre Olszewski
Nuovo atto della persecuzione politica-giudiziaria contro padre Michał Olszewski e la Fondazione Profeto, costretta a chiudere dopo il blocco dei conti deciso dalla Procura polacca. Conti che si basavano non su fondi pubblici ma sulle offerte dei fedeli. Con la chiusura di Profeto, che si occupava di evangelizzazione e opere di carità, si compie così la vendetta del governo Tusk.
«In Polonia c'è un golpe europeista», la Corte Costituzionale denuncia Tusk
In Polonia starebbe avvenendo un golpe bianco, ad opera del premier europeista Donald Tusk. Lo denuncia il presidente del Tribunale Costituzionale Bogdan Święczkowski. Il potere esecutivo starebbe interferendo nell'azione della magistratura, fino al massimo livello. L'Ue, sempre attenta agli abusi di potere, in questo caso tace. E la cosa non dovrebbe stupirci.
No al Museo di Wojtyła: il governo Tusk rigetta il cristianesimo
Il Ministero della Cultura polacco sta cercando di boicottare l'apertura del Museo Memoria e Identità – la cui costruzione è completata – dedicato a san Giovanni Paolo II. L’ennesima dimostrazione della linea anticlericale di Tusk e compagni, che spendono 166 milioni di euro per un altro museo…
Un attacco sincronizzato di Usa e Ue all'Ungheria
Un discorso offensivo dell'ambasciatore americano a Budapest, contro Orban accusato di essere un dittatore. E il giorno stesso l'Ue blocca ancora i fondi di coesione. Dura e determinata la risposta di Orban.
Ungheria sotto tiro, il processo Salis è l'ennesimo pretesto
La stampa europea scandalizzata per il processo a Ilaria Salis, l'attivista di sinistra italiana accusata di aggressione a Budapest. Ma è la solita macchina del fango anti-Orban.