Tusk vuole chiudere due televisioni che non controlla
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Un tribunale di Varsavia ha annullato la concessione delle licenze alle televisioni wPolsce24 e a Republika. Si tratta di televisioni indipendenti, critiche verso l’attuale governo guidato da Donald Tusk, che sta facendo di tutto per controllare i media.

Le scorse elezioni in Polonia, svoltesi nel settembre del 2023, hanno avuto un vincitore, il partito Legge e Giustizia, il PiS, con il 35,38% di voti (7 milioni e 640 mila votanti). Ma è stata una vittoria di Pirro perché il PiS non è risuscito a formare un governo. Invece Donald Tusk, allora a capo dell’opposizione, ha organizzato una coalizione di più di dieci partiti che hanno potuto formare un governo, istituito il 13 dicembre (per i polacchi questa data ha un significato molto sinistro: ricorda l’introduzione dello stato marziale in Polonia da parte del generale Jaruzelski).
Già dall’inizio, nell’ambiente di Tusk circolavano due parole d’ordine: “vendetta” e “non cederemo mai più il potere”. La vendetta riguardava i conservatori del PiS, “colpevoli” di aver governato la Polonia per ben 8 anni. E la vendetta, la distruzione dell’opposizione ad ogni costo servono a raggiungere il secondo obiettivo: rimanere sempre al potere. Ma con questo scopo sono state intraprese tante altre azioni, anche violando le leggi e la Costituzione: cambi del personale nelle procure, attacchi ai giudici delle corti, della Corte Suprema, del Consiglio nazionale della magistratura, del Tribunale Costituzionale, i processi politici pilotati dai procuratori fedeli a Tusk e al suo ministro della giustizia Adam Bodnar, arresti “esplorativi” di testimoni per estorcere accuse contro i capi dell’opposizione.
Ma l’attenzione di Tusk si è concentrata particolarmente sul quarto potere, i media. Una settimana dopo l’insediamento del governo, il 20 dicembre 2023, su ordine del ministro della cultura Bartlomiej Sienkiewicz è stata assaltata la sede della televisione pubblica TVP Info. Dopo, è toccato alla Radio polacca e all’agenzia di stampa statale. In questo modo il governo ha cominciato ad occupare i media pubblici che sono diventati mezzi di pura propaganda, la stessa propaganda della televisione privata TVN (la televisione fondata da ex membri di servizi segreti polacchi, oggi in mano agli americani di Warner Bros. Discovery; la televisione schierata apertamente con gli ambienti liberal di sinistra, antipolacca).
Il caso della TVN è molto emblematico. La proprietà, Warner Bros. Discovery, vuole venderla. Tusk, dopo aver saputo delle intenzioni degli americani, ha deciso di includere TVN e un’altra televisione privata, Polsat, nell’elenco delle entità strategiche, sottolineando che «questa decisione di integrare la lista significa che senza il consenso del governo polacco non sarà possibile rilevare o acquistare le aziende che si trovano in questa lista strategica, aziende soggette a protezione». La mossa di Tusk nei confronti di TVN non ha nulla a che fare con la tutela degli interessi polacchi: TVN non è né statale né polacca. L'unico criterio è che sia un braccio mediatico del governo Tusk, un braccio da tenere ad ogni costo, specialmente adesso, prima delle elezioni presidenziali.
Il problema è che la legge sulla protezione degli investimenti non copre le società dei media. Allora Tusk sta violando gravemente la legge affinché il suo “tubo di propaganda” americano non passi di mano. E lo fa mentre blocca la legge che protegge i porti polacchi e altre imprese contro le scalate ostili. Evidentemente gli stanno a cuore solo gli interessi suoi e del suo partito e non gli interessi polacchi.
L’anno scorso il parlamentare Roman Giertych e l'eurodeputato Dariusz Joński hanno sferrato degli attacchi rivolti a Radio Maryja, con richieste di vera e propria liquidazione di questa radio e persino di repressione legale contro il reverendo Tadeusz Rydzyk, fondatore di questa che è la più grande stazione radio cattolica in Polonia. Purtroppo, si tratta della continuazione della brutale campagna contro Radio Maryja e la sua dirigenza, che osserviamo da molti anni e che ora, con il governo più anticlericale dalla svolta democratica, è diventata ancora più intensa. Per di più Radio Maryja viene impunemente denigrata nella televisione di stato TVP: basta citare un menzognero programma, intitolato “Il PiS risponderà per il finanziamento di Rydzyk?”, andato in onda il 10 ottobre 2024.
Ma recentemente è successo un altro fatto gravissimo che mette in serio pericolo la libertà dei media in Polonia: il Tribunale amministrativo provinciale di Varsavia ha annullato la delibera del Consiglio nazionale delle emittenti radiotelevisive (KRRiT) di concessione delle licenze di trasmissione alla televisione wPolsce24 e alla televisione Republika. Guarda caso, si tratta di televisioni indipendenti, critiche verso l’attuale governo. Secondo la giudice Barbara Kołodziejczak-Osetek, il presidente del Consiglio nazionale della radiodiffusione ha violato «in modo significativo» le vigenti regolamentazioni. Il problema è che la stessa giudice è legata a Iusticia, un’associazione di giudici molto politicizzati, che per anni hanno mostrato la loro avversità verso il governo conservatore; perciò, la sentenza di Kołodziejczak-Osetek non può essere vista come obiettiva.
La giustificazione di questa decisione deve suscitare enormi dubbi: i giudici che hanno preso questa decisione evidentemente non sono stati guidati dalle leggi, ma si sono purtroppo lasciati coinvolgere in una lotta politica. Di conseguenza, potremmo perdere lo spazio di libertà che TV Republika e TV wPolsce24 avevano ampiamente offerto ai loro telespettatori.
Il fatto è stato commentato anche da un conosciuto giornalista, Pawel Lisicki, che l’ha collegato alla politica di Tusk che lo stesso primo ministro polacco chiama “la democrazia combattente”: «C’è il sospetto che si stia realizzando davanti ai nostri occhi il piano di attuare la cosiddetta idea di “democrazia militante”, ovvero che si cerchi di mettere a tacere tutte le entità mediatiche indipendenti per impedire loro di togliere il potere all’oligarchia liberale-di sinistra attualmente al potere», ha sottolineato Lisicki. «Siccome questa oligarchia non è in grado di mantenere il potere, poiché le sue azioni suscitano una crescente riluttanza tra i cittadini, si sta cercando di impedire che queste informazioni raggiungano il grande pubblico, il che significa che vengono sottratte le voci di coloro che hanno una vasta portata e hanno l’opportunità di raggiungere il grande pubblico», ha proseguito il giornalista. Lisicki ha osservato anche che si sta tentando di reprimere la libertà utilizzando metodi amministrativi o giudiziari.
Invece Michal Karnowski, giornalista della TV wPolsce24, ha ammesso: «Questo è un duro colpo per la nostra stabilità, per la fiducia dei nostri partner, per il senso di sicurezza dei nostri giornalisti. Un colpo mirato, inferto non a caso prima delle elezioni presidenziali, che mira a chiudere anche i media privati». Ma ha aggiunto: «Combatteremo. Niente ci fermerà, continueremo a dire la verità, combatteremo per la Polonia, combatteremo per la libertà di parola finché sarà possibile».
Vedremo se all’estero si alzeranno voci di solidarietà verso i giornalisti polacchi che combattono per la libertà di parola e il pluralismo dei media.