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Islam

L’Unesco interpella la Turchia in merito a Santa Sofia e Chora

Il Comitato Unesco ha espresso grave preoccupazione per la situazione dei due edifici trasformati in moschee e ha chiesto un rapporto sul loro stato di conservazione

 

L’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, chiede alla Turchia un rapporto sulla situazione attuale di Santa Sofia e San Salvatore in Chora, l’antica basilica bizantina e il monastero che erano stati trasformati in moschee in seguito alla conquista ottomana del 1453 e successivamente in musei: Santa Sofia nel 1935, per volontà di Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna, e Chora nel 1945, per delibera del Consiglio dei ministri. Nel 2020 entrambe le strutture sono diventate moschee, secondo una contestata decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan che ha preteso di riportarle “alla loro funzione originaria”. Il 24 luglio 2020 alla presenza del presidente Erdogan si è svolta in Santa Sofia la prima preghiera islamica del venerdì. Poi il 30 ottobre è stata la volta della chiesa del monastero di Chora. Ma sia Santa Sofia che Chora sono patrimonio dell’umanità dal 1985, insieme alla Moschea Blu, al Palazzo Topkapi e altri edifici storici di Istanbul. All’annuncio che si intendeva farne delle moschee, invano l’Unesco è intervenuta esprimendo il suo dissenso e obiettando che la Turchia doveva sottoporre eventuali modifiche e diverse destinazioni d’uso degli edifici patrimonio dell’umanità al suo vaglio e alla sua approvazione. La richiesta di “un rapporto aggiornato sullo stato di conservazione” di Santa Sofia e Chora è stata formulata dal Comitato del patrimonio mondiale Unesco nel corso della sua 44a sessione annuale che si è svolta a Fuzhou, in Cina, dal 16 al 31 luglio. Il termine ultimo per far pervenire il rapporto è stato fissato al 1° febbraio 2022. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa AsiaNews, in una nota il Comitato Unesco ha espresso “grave preoccupazione” per la situazione determinatasi, “profondo dispiacere per la carenza di dialogo e informazioni” sui cambiamenti e l’auspicio che in futuro si arriverà a una migliore comunicazione con la Turchia per quanto riguarda i due siti. Tramite il portavoce del ministero degli esteri turco, Tanju Bilgiç, il governo turco ha replicato che “i lavori in atto non hanno impatti negativi secondo gli standard Unesco; al contrario, essi intendono proteggere l’autenticità e l’integrità delle strutture. Hagia Sophia e Chora sono proprietà della Repubblica di Turchia e conservate meticolosamente in termini di valore storico, culturale e spirituale. Il loro utilizzo è diritto sovrano della Turchia”.