L'ultima trovata: abusano i preti che non sono istruiti
Nella conferenza stampa di presentazione del vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, il cardinale Cupich esclude che l'omosessualità dei preti sia una causa, sostenendo invece che spesso «hanno a che fare con un basso livello di istruzione».
Si appresta ad iniziare l'atteso incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa convocato da Papa Francesco lo scorso settembre, nel pieno dello scandalo esploso per gli abusi commessi da prelati negli Stati Uniti. In queste ore atterreranno a Roma i 114 presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo. Oltre a loro, parteciperanno ai lavori 14 capi delle Chiese orientali cattoliche, 12 religiosi e 10 religiose e 14 esponenti di Curia, tra cui i capi dei dicasteri interessati dalla questione.
La grande partecipazione alla conferenza stampa di presentazione andata in scena ieri testimonia le altissime aspettative dei media attorno a questo evento. Nell'ultimo mese gli organi ufficiali del Vaticano hanno voluto fare delle precisazioni proprio relativamente all'attesa mediatica che si è creata: in un articolo pubblicato l'11 gennaio su "L'Osservatore Romano", Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, l'ha definita "eccessiva" ed ha messo in guardia dal rischio "di far passare in secondo piano il significato ecclesiale di un incontro tra Pastori".
Anche il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ci ha tenuto a chiarire che "la Chiesa non è al punto di partenza nella lotta agli abusi". La quattro giorni che si apre il 21 febbraio e si conclude domenica 24 con la Santa Messa nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, si articolerà seguendo tre linee guida, così enunciate da monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede nonché membro del comitato organizzativo: responsibility, accountability and transparency. In conferenza, il presule maltese è stato molto netto sull'ultimo punto affermando che “la negazione è un meccanismo primitivo, ma dobbiamo allontanarci dal codice del silenzio, spezzare la complicità, perché l’omertà non è accettabile”.
A presentare il summit ai giornalisti in aula San Giovanni Paolo II, accanto a monsignor Scicluna, al moderatore padre Lombardi, a suor Bernadette Reis e a padre Hans Zollner, anche il cardinale statunitense Blase J. Cupich. E' stato quest'ultimo a rispondere ad una domanda che tirava in ballo il dato secondo cui l'80% delle vittime di abusi compiuti da prelati sarebbero adolescenti maschi: "L'omosessualità - ha detto - di per sé non è una causa", aggiungendo che dal suo punto di vista "gli abusi sono spesso una questione di opportunità, di occasione, hanno a che fare con un basso livello di istruzione".
L'Arcivescovo di Chicago sarà anche uno dei relatori nelle tre giornate di discussione di cui si comporrà l'incontro e che vedranno i partecipanti divisi in 11 gruppi di lavoro. Oltre a Cupich, che parlerà nella mattinata di venerdì, sono attesi gli interventi anche di altri quattro porporati: il filippino Luis Antonio Tagle, il colombiano Rubén Salazar Gómez, l'indiano Oswald Gracias e il tedesco Reinhard Marx. Sinodalità e collegialità saranno al centro delle relazioni che verranno presentate.
Nell'Angelus di domenica, Papa Francesco ha chiesto ai fedeli di pregare per un appuntamento che, ha detto, di aver voluto come "atto di forte responsabilità pastorale davanti a una sfida urgente del nostro tempo". L'obiettivo dichiarato nelle prese di posizione dell'ultimo mese e ribadito in conferenza stampa dai membri del comitato organizzativo resta quello - come scritto da Tornielli nel suo editoriale dell'11 gennaio - di "far sì che ognuno di coloro che vi prenderanno parte possa far ritorno al proprio paese avendo assolutamente chiaro che cosa bisogna fare (e non fare) di fronte a questi casi".