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RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

L'Ue vuol mettere le mani sulla Polonia. Varsavia resiste

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La Polonia non accetta le accuse della Commissione europea sulla sua riforma della giustizia. Secondo la suprema corte di Varsavia, infatti, quella dell'Ue è un'ingerenza. Dall'esito di questo scontro dipenderà anche il futuro degli altri membri dell'Unione. 

Esteri 08_08_2023
CGUA

Si scalda la campagna elettorale in Polonia e la Commissione, nei giorni scorsi ha depositato la denuncia contro il Tribunale Costituzionale polacco, allo scopo di riaffermare la supremazia ed il centralismo democratico di Bruxelles e azzerare magne carte nazionali. Ma il Presidente del Tribunale costituzionale polacco (TK) reagisce e definisce le azioni delle istituzioni europee «chiaramente illegali».

Il Presidente Julia Przyłębska, ha sostenuto che la Corte di Giustizia europea non ha l'autorità di giudicare le sentenze del Tribunale Costituzionale che, secondo la Costituzione polacca, è «il tribunale che ha l'ultima parola». Nel criticare la Corte europea, il presidente della corte polacca ha stigmatizzato anche la denuncia illegale della Commissione europea alla Corte europea che era stato formalmente presentato lo scorso mese di luglio.

La denuncia della Commissione riguarda due sentenze emesse dal Tribunale Costituzionale polacco che hanno giudicato parti del diritto dell'Ue incompatibili con la Costituzione del Paese e riaffermato la primazia della carta fondamentale e del tribunale supremo di Varsavia. In un'intervista rilasciata nei giorni scorsi alla radio statale polacca “Trójka”, la Presidente Julia Przyłębska ha sostenuto che le sentenze del Tribunale Costituzionale contro le quali la Commissione europea ha presentato ricorso si riferivano a «questioni alle quali lo Stato polacco ha un'esclusiva» competenza, riconosciuta anche dai trattati con l'Ue. «La Corte di Giustizia europea non ha il potere di decidere i casi, di valutare le decisioni del Tribunale Costituzionale», ha detto durante l’intervista, aggiungendo che già nel 2005, un anno dopo l'adesione della Polonia all'Ue, la suprema corte di Varsavia aveva già stabilito di essere il tribunale che ha l'ultima parola nelle controversie giurisdizionali con i tribunali europei. Proprio perché la Costituzione polacca è «la legge suprema della Repubblica», è il TK che intraprende questa «valutazione finale delle leggi, comprese quelle relative al funzionamento della Polonia nelle strutture europee».

La prima delle due sentenze denunciate dalla Commissione europea, pubblicata nel luglio 2021, riguardava l'annosa disputa di Varsavia con Bruxelles sul sistema disciplinare dei giudici, sulla decisione della Corte europea che riscontrava un affievolimento della indipendenza dei giudici e intimava alla Polonia un cambio di legislazione, il tribunale aveva ritenuto che tali sentenze europee violassero la Costituzione polacca. Nella seconda sentenza, pubblicata nell'ottobre 2021, il Tribunale Costituzionale polacco aveva nuovamente rilevato l'incoerenza di alcune parti del diritto europeo con la Costituzione polacca, riaffermando la prevalenza della carta fondamentale di Varsavia rispetto alle decisioni prese dalle istituzioni europee.

Il Presidente della Corte polacca ha voluto ribadire che la contestazione di fondo riguarda non tanto l’Europa ed i suoi trattati, quanto l’interpretazione evoluzionistica, centralista e politica che di essi sta facendo. «Non stiamo dicendo che ci aspettiamo di più, non stiamo mettendo in discussione l'appartenenza della Polonia all'Ue, non stiamo mettendo in discussione i trattati in quanto tali, ma stiamo dicendo che questi trattati dovrebbero essere rispettati secondo la loro formulazione… Quindi, se la Polonia ha escluso alcune aree dall'autorità dell'Unione Europea, non può essere che l'UE se ne appropri, in varie forme», ha riaffermato la Presidente Przyłębska. Lo scontro è tutt’altro che sopito ed anzi, con l’intervista dei giorni scorsi, il capo del supremo tribunale costituzionale del Paese, chiarisce con puntiglio una posizione che moltissimi giuristi ed esponenti politici condividono.

Non così l’attuale Commissione europea che, invece, è convinta come le sentenze del Tribunale Costituzionale polacco abbiano «sfidato direttamente il primato del diritto dell'Ue e le disposizioni dei trattati dell'Ue», così come la stessa Commissione ha ribadito più volte avere molti dubbi sulla «indipendenza e l'imparzialità» del Tribunale Costituzionale polacco.

Il braccio di ferro tra Varsavia e Bruxelles prosegue dal 2021, nel dicembre di quell’anno la Commissione ha lanciato la procedura di infrazione nei confronti di Varsavia ed è proseguita tra alti e bassi in questi anni, finché il 14 luglio scorso la Commissione ha annunciato un procedimento legale contro la Polonia presso la Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) per quelle che sostiene essere «violazioni del diritto dell'Ue». Secondo la Commissione europea, sono molteplici le sentenze che avrebbero «messo direttamente in discussione il primato del diritto dell'Ue e le disposizioni dei trattati dell'Ue».

Non possiamo certo dimenticare che la stessa Commissione abbia più volte in questi anni preso di mira Varsavia, arrivando a bloccare i miliardi di fondi post-Covid per ragioni politiche e denunciando più volte, attraverso i Commissari europei Reynders (Giustizia), Dalli (Uguaglianza), Jurova (Valori) e la stessa Presidente Von der Leyen, con il sostegno del parlamento europeo,  la decisione presa dal Tribunale Costituzionale polacco il 22 ottobre 2020 che vieta ogni tipo di aborto eugenetico nel paese e la volontà di Varsavia di impedire la colonizzazione LGBTI.

Nel frattempo, la campagna elettorale è già entrata nel vivo e ha visto negli ultimi giorni il leader del partito al governo del PiS Jarosław Kaczyński dichiarare, ad un comizio elettorale nella città Chełm, che «le prossime elezioni parlamentari sono le più importanti dal 1989...ciò che succederà è estremamente importante e può decidere il destino del nostro Paese per molto tempo a venire». Mai stato così vero, la Polonia si gioca libertà, indipendenza, identità e futuro alle prossime elezioni ma, allo stesso tempo, l’esito della sfida tra Varsavia e Bruxelles avrà conseguenze determinanti per il futuro di tutti i Paesi d'Europa.