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UE

L'Ue perde rispettabilità per mancanza di radici

Sono i leader europei che stanno facendo perdere credibilità e rispettabilità all'Ue, non i nazionalisti e i sovranisti. La presidenza transitoria di Timmermans e le sue pretese da euro-socialista, la presidenza della Finlandia contro gli interessi dei Paesi Visegrad e la bocciatura dell'allargamento per il veto della Francia, sono solo gli ultimi esempi

Editoriali 10_11_2019

Schiaffi all’Europa e ai suoi cittadini. A malincuore ci tocca prendere atto della pervicace volontà autolesionista europea, delle sue istituzioni e dei suoi leader. Da lunedì 11 Novembre l’attuale Presidente della Commissione Juncker lascerà la Presidenza, dovrà sottoporsi ad una serie di controlli ed interventi chirurgici programmati da tempo e, successivamente, dovrà affrontare un pericoloso processo penale per abuso di potere in patria. La guida della Commissione passerà all'attuale Vice Presidente, il temuto e determinato Timmermans che la guiderà sino all'approvazione finale della nuova Commissione Von der Leyen.

Con enfasi alcuni organi di stampa europei guardano a questo mese di Presidenza Timmermans, in teoria si dovrà occupare solo degli affari correnti ma, tutti noi e molti dei paesi del centro-est europeo hanno imparato a conoscere, a proprie spese, la determinazione socialista che ispira le sue azioni. Per Timmermans e per i Socialisti arrivare alla guida della Commissione, seppur temporaneamente, è una grande soddisfazione e una grande opportunità. Per gli elettori europei è forse una delle più cocenti delusioni, visto che ad ogni elezione nazionale e locale non votano per i partiti socialisti, per le istituzioni europee una perdita di credibilità. Per la Commissione Von der Leyen ora si devono attendere le audizioni dei tre nuovi Commissari di Ungheria, Francia e Romania che sono programmate per la prossima settimana e, successivamente (salvo nuove bocciature), il voto finale dell’aula per inizio dicembre. Altro scoglio cruciale, di cui si discute dal febbraio 2018, è il bilancio pluriennale dell’Unione (2021-2027) che disegnerà non solo le priorità ma anche la corresponsabilità finanziaria e i finanziamenti per settori e paesi.

Nell'ultima riunione del 16 settembre, moltissimi Paesi hanno bocciato la proposta presentata, su suggerimento della Commissione, dalla Presidenza di turno finlandese e, soprattutto, mostrato chiari segni di disappunto sull’idea di vincolare gli aiuti europei alla interpretazione di Timmermans del rispetto dello Stato di diritto e dei valori democratici di ogni singola nazione. La prossima riunione del Consiglio Europeo, si terrà il 17 e 18 ottobre e l’unica cosa certa è che la maggioranza dei paesi europei sono contrarissimi alla attuale proposta di Bilancio Pluriennale e per la prima volta lo hanno ‘certificato’ ufficialmente. Il blocco di Visegrad (Polonia, Ungheria, Rep.Ceca e Rep.Slovacca) nei giorni scorsi ha di nuovo e all’unisono fermamente bocciato la proposta di bilancio presentata dalla Presidenza Finlandese, dichiarandosi "non più disponibili a perdere tempo" in discussioni su di essa: la proposta finlandese non deve più essere alla base della discussione. Punto. Nessuno potrà sottovalutare questa volta la posizione dei paesi centro europei, né strumentalizzare o irridere la loro posizione, non solo per la richiesta unanimità per la approvazione del Bilancio, ma soprattutto perché nei giorni scorsi, nel silenzio dei grandi media, 17 paesi della Unione Europea hanno condiviso preoccupazioni, contrarietà e nuove proposte simili a quelle del Gruppo di Visegrad.

A Praga lo scorso 5 novembre la maggioranza dei paesi europei dal Mar Baltico a quello Mediterraneo, hanno sottoscritto l’impegno a riformare radicalmente la proposta di Bilancio Pluriennale e soprattutto l’ipotesi che vede la riduzione degli aiuti per le politiche di coesione, promossa non solo dalla Commissione e dalla Presidenza Finlandese ma anche da Germania e Francia. “I poveri dovranno dare di meno e i ricchi dovranno contribuire di più”, questo lo slogan risuonato alla presentazione dell'impegno comune. I paesi “Amici della Coesione” sono Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Slovacchia, Slovenia, Italia e Spagna.

Dopo la bocciatura delle proposte di ‘allargamento’, avvenuta per iniziativa della Francia, la probabile bocciatura o radicale riscrittura del Bilancio Pluriennale, da parte della Coalizione degli ‘Amici della Coesione’, l’incertezza sulla nuova Commissione e la giuda ‘ad-interim’ di Timmermans, l’Europa continua a auto flagellarsi in una movenza auto-punitiva francamente impressionante. Non sono i sovranisti, né i populisti e nemmeno le forze esterne a schiaffeggiare l’Europa, sono gli stessi leader (alcuni di essi) europei dei paesi un tempo alla guida (Francia e Germania) in primis. Non ne siamo felici, siamo preoccupati ma ciò ci conferma che senza rispetto della propria tradizione e delle proprie radici, non c’è nessun futuro, tantomeno l’esoterico neo-umanesimo europeo della società aperta. Seguire le idee di Soros e non gli insegnamenti della tradizione giudaico cristiana porta al baratro attuale.