L'ospedale crociato di Gerusalemme
A Gerusalemme, durante gli scavi in un zona vicino al Santo Sepolcro, sono stati rinvenuti i resti di un ospedale di epoca crociata, che poteva contenere circa duemila persone. Ebrei, cristiani e musulmani venivano probabilmente curati sotto lo stesso tetto.
Capita spesso di vedere i bazar della città vecchia di Gerusalemme chiusi durante il periodo di Ramadan. Pochi turisti, ai quali spesso viene sconsigliato di viaggiare in questo periodo, lasciano spazio al riammodernamento dei piccoli locali dei suk arabi. Questo tipo di pragmatismo é all’origine di una importante scoperta resa nota in questi giorni dalla Israel Antiquites Autority: siamo nella zona del Muristan, parola di orgine persiana che significa Ospedale, e la Gran Bazar Company aveva deciso rivalutare il luogo e costruirvi un ristorante. Niente di strano per una zona turistica, proprio a due passi dal Santo Sepolcro, un tempo adibita a mercato ma ormai abbandonata, come capita spesso a ciò che in città vecchia non trova un utilizzo immediato e proficuo. Se non fosse che, durante gli scavi, sono state rinvenuti i resti proprio di un ospedale di epoca crociata. Qui bisogna specificare che queste terre sono ricchissime di scavi archeologici che testimoniano la presenza crociata sul territorio: ma ciò che soprende è che una struttura imponente, come quella appena resa nota dalle autorità israeliane, potesse essere nascosta tra i vicoli stretti e affollati della città vecchia. Una scoperta che spicca, dunque, per lo stato di conservazione, nonostante sia stata vessata dal passare del tempo e di popoli non sempre pacifici.
L’antico ospedale dovrebbe estendersi per circa 14.000 metri quadrati di terreno, secondo le stime degli archeologi che non hanno ancora terminato gli scavi, ed é costruito con la tipica architettura crociata fornita di solidi pilastri e volte a vela, a sostenere un soffitto alto sei metri. L’edificio rinvenuto va attruibuito all’ordine dei crociati di San Giovanni, anche detti “Ospitalieri”, ed era capace di contenere circa duemila persone, come racconta il pellegrino tedesco Giovanni da Wurzburg nella suo Descriptio Terrae Sanctae: “Quando fui lì, venni a sapere che l’intero numero di questi malati ammontava a duemila, dei quali talvolta morivano più che cinquanta nel corso di un giorno e una notte, mentre molti altri nuovi continuavano ad arrivare”. Questa antica descrizione della zona del Muristan, non deve farci immaginare la struttura di un ospedale come noi lo intendiamo oggi: lo “spedale”, in questo caso, era in origine un grande spazio dove venivano accolti i pellegrini, per l’appunto “ospitati” al termine del loro cammino verso Gerusalemme. Arrivando ovviamente malconci da mesi di cammino, i pellegrini avevano bisogno di assistenza sanitaria, che veniva fornita in maniera sommaria in questa struttura.
I Crociati dunque edificarono questo luogo di accoglienza, affidandolo a fratello Gerardo: imprigionato dai turchi e liberato da Goffredo di Buglione, Gerardo fu colui che fondò l’ordine degli Ospedalieri ed accolse malati di tutte le provenienze. Ebrei, cristiani e musulmani venivano probabilmente curati sotto lo stesso tetto, un particolare che forse farà rivalutare la visione spesso esasperata dei cavalieri Crociati. Un bell’esempio di integrazione che, se facesse riflettere anche soltanto gli abitanti di Gerusalemme, eviterebbe tante piccoli dispetti che sono, purtroppo, all’ordine del giorno. Addirittura il comunicato ufficiale dell’Israel Antiquities Authority sostiene anche che all’interno dell’ospedale sarebbe stato distribuito cibo kosher ai malati di religione ebraica... Forse un lancio anticipato del ristorante di prossima apertura? Certo l’autorita israeliana non risparmia qualche stilettata agli incapaci medici cristiani, che amputavano gambe invece di curarle e avevano bisogno della competenza medica musulmana per portare avanti l’ospedale. Se tutto ciò fosse confermato, potremmo dire che i crociati erano anni luce avanti a noi sull’integrazione del personale ospedaliero!
Renee Forestany e Amit Re’em, i responsabili degli scavi, affermano inoltre che la struttura rinvenuta fosse anche una sorta di orfanotrofio, chissà forse uno “Spedale degli innocenti” ante litteram. Pare che anche il Saladino, quel Saladino posto da Dante nel Limbo per il suo valore, sostenne il progetto dell’ospedale nei decenni a venire, permettendo a dieci monaci cristiani di continuare ad aiutare la popolazione gerosolimitana.
Resta il dubbio se questa notizia, rilanciata con insistenza a livello mediatico, nasconda qualche astuzia tipica mediorientale: sicuramente l'autorità israeliana sta sfruttando l'occasione per farsi bella agli occhi di tutti - e ne ha ben donde vista la difficoltà di scavare in luoghi come questi, tanto ricchi quanto complessi, giuridicamente e non solo -; forse é davvero il lancio del ristorante che non non si e’ arreso nemmeno all’archeologia e presto aprirà i battenti... In ogno caso godiamoci un pezzo di storia che ha resistito al terremoto del 1457 e che potremo gustarci insieme ad un bicchiere di Cremisan o di vino del Golan, rigorosamente kosher.