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REGNO UNITO

Londra: i Laburisti hanno vinto perché i Conservatori sono divisi

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Regno Unito: più che di una vittoria dei Laburisti si deve parlare di una sconfitta dei Conservatori. La sinistra non cresce nei voti, ma prende tutti i seggi a causa di un elettorato di destra diviso e confuso. Il nuovo premier Keir Starmer sceglie i ministri.

Esteri 06_07_2024
Keir Starmer (La Presse)

Nel giro di appena 24 ore il Regno Unito è cambiato, con una svolta drastica politica. Come si prevedeva, il Partito Laburista ha stravinto. O sarebbe più onesto dire (come dimostrano i numeri dei voti), il Partito Conservatore ha straperso. Il Partito Liberaldemocratico ha ottenuto uno dei suoi più grandi successi storici, ma sempre perché gode delle disgrazie conservatrici. Il partito Reform (Nigel Farage) prende 5 seggi ed entra nel Parlamento, ma il suo più grande successo è quello di aver fatto perdere le elezioni al Partito Conservatore. Keir Starmer è il nuovo premier, ha ottenuto la nomina da re Carlo III e sta già scegliendo i ministri del suo governo. Rishi Sunak, ormai ex premier, lascia Downing Street augurando cavallerescamente buona fortuna al suo successore laburista.

Le analisi troppo frettolose del voto inglese lasciano a desiderare perché considerano il numero dei seggi, ma non quello dei voti. Per carità: è corretto, sulla carta, contare solo i seggi, perché in un sistema come quello uninominale secco (simile a quello che abbiamo avuto anche in Italia dal 1993 al 2005) conta solo chi vince il seggio, anche se solo di un voto di stacco rispetto ai rivali. E di seggi, i Laburisti, ne hanno vinti ben 412 su 650. Ma di voti ne hanno presi meno, in proporzione: il 33,7%, un dato stabile rispetto al voto di cinque anni fa (appena 2 punti percentuali in più). In pratica i Laburisti non hanno preso più voti rispetto a quando avevano perso. Anzi, in termini assoluti, hanno perso mezzo milione di voti dal 2019, dunque hanno preso meno voti ancora rispetto alle elezioni che avevano determinato la fine della carriera del loro ex leader Jeremy Corbyn. Però hanno conquistato i due terzi del parlamento. Ciò si spiega solo con il crollo dei Conservatori che conquistano appena 121 seggi e prendono il 23,7% dei voti, con una flessione di ben 20 punti rispetto alle elezioni del 2019. In pratica, un partito dimezzato.

Ma se i Laburisti non hanno conquistato nuovi elettori, anzi ne hanno persi parecchi, mentre i Conservatori hanno visto dimezzarsi il loro consenso, dove sono finiti i voti del partito di destra? Non nel Partito Liberaldemocratico, il cui exploit è “passivo”: nemmeno loro aumentano il numero di elettori rispetto al 2019, sono stabili al 12,2%, in termini assoluti sono 190mila elettori in meno rispetto al 2019, però conquistano 63 seggi in più (arrivando a un totale da record di 73) a causa del tracollo conservatore nei collegi in cui erano candidati.

C’è dunque una sola spiegazione possibile: i voti della destra sono andati, in più della metà dei casi, al partito di Farage, Reform UK, l’unico che registra una crescita di 12 punti percentuali. In pratica i Conservatori hanno perso perché il loro elettorato si è spaccato. E anche se il partito di Farage ha vinto in appena 5 collegi, in altri 246 è stato sufficiente a far perdere i Tories.

Un piccolo partito guidato da un “guastafeste”, accusato di “razzismo” dai media ha presentato un programma coerente: libero mercato, riforma del sistema sanitario, stop all’immigrazione (con limiti più forti anche a quella legale), più ordine pubblico, una forte difesa, stop alle influenze dell’Unione Europea. Sono le parole d’ordine che i conservatori vorrebbero sentire, quelle che erano alla base della grande affermazione elettorale di Boris Johnson nel 2019 e che invece sono state annacquate in una cacofonia di posizioni differenti, divergenti, spesso in contraddizione fra loro nei cinque anni successivi. Tre diversi premier (Johnson, Truss, Sunak), quattro governi, contando anche il rimpasto generale voluto da Sunak, tre diverse concezioni della politica hanno fatto fuggire gli elettori verso chi parla chiaro, anche se ha meno chance di governare.

I media italiani enfatizzano la “delusione” per la Brexit, come causa della sconfitta dei Conservatori. Potrà anche darsi che sia vero, come mostrano molti sondaggi, ma i Laburisti, che con Starmer si sono molto spostati al centro (rispetto alla sinistra dell’ex leader Corbyn), non hanno fatto campagna per un rientro del Regno Unito nell’Ue. E, appunto, gli elettori dei Conservatori non hanno disertato il loro partito per votare candidati più europeisti, bensì Farage, il padre della Brexit.

Resta da capire cosa ci si debba attendere dal prossimo governo di Keir Starmer, che viene inaugurato oggi stesso. La vicepremier sarà Angela Rayner, proletaria, ragazza madre, cresciuta nei sindacati dei lavoratori, con posizioni politiche più a sinistra di quelle di Corbyn. Serve a riequilibrare il centrismo di Starmer e ricompattare la base, ma avrà comunque voce in capitolo nell’esecutivo grazie alle sue deleghe su pari opportunità ed edilizia popolare.

La cancelliera dello scacchiere è Rachel Reeves, economista, prima donna a ricoprire questa carica nella storia britannica. È il volto moderato dell’esecutivo, in campagna elettorale ha promesso che non alzerà le tasse e un’agenda “pro-mercato” e “per la crescita”. Tuttavia il programma laburista include anche un consistente aumento della spesa sociale e non è chiaro da dove e da chi verranno attinte quelle risorse.

La delicata posizione di ministro della Sanità è già stata assegnata a Wes Streeting, un uomo salvato due volte: dalla madre che ha deciso all’ultimo di non abortire (lo ha scritto nelle sue memorie) e dal servizio sanitario nazionale per averlo operato con successo di tumore. Nonostante la sua stessa biografia, è un fervente sostenitore dell’aborto, ha votato per estendere l’aborto on demand e per istituire le zone cuscinetto attorno alle cliniche per impedire ai pro-vita di pregare. Ed è anche un fervente sostenitore dell’eutanasia. Sono le stesse posizioni condivise anche da Keir Starmer, quindi sappiamo cosa attenderci dal prossimo esecutivo.

Sul fronte altrettanto delicato dell’immigrazione, invece, è già stata assegnata Yvette Cooper. Che ha dichiarato, per prima cosa, di cancellare la politica del Ruanda (il trasferimento in Ruanda degli immigrati illegali che non hanno i requisiti per chiedere asilo). E la priorità del nuovo governo, sarà la transizione ecologica, in tutti i settori: case green, mobilità elettrica, energia rinnovabile. Perché Sunak, che pure era sostanzialmente allineato con i programmi dell’Ue, dal nuovo esecutivo Starmer viene considerato come troppo poco attento all’ambiente?

Starmer, comunque, deve stare attento a non fare troppe fughe in avanti, soprattutto in questioni delicate e molto sentite come immigrazione, ambiente e tasse. Perché, appunto, l'analisi del voto dimostra che ha vinto solo grazie alla sconfitta altrui, grazie alla confusione che regna sovrana in campo conservatore, non certo a causa di un'ondata progressista che nel paese non c'è.