Lollobrigida parla di denatalità, la sinistra lo accusa di razzismo
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Sostituzione etnica? Suprematismo bianco? Il ministro Lollobrigida pensava alla denatalità e alle sue ricadute sociali ed economiche, all’immigrazione illegale e ai problemi insolubili che pone. Le opposizioni che lo attaccano, accusandolo di razzismo, a partire da Elly Schlein, o non capiscono o sono in malafede.
Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida al congresso della Cisal (Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori) apertosi a Roma il 17 aprile, riflette sul fatto che gli italiani fanno meno figli e che non è una buona soluzione rimediare sostituendoli con giovani provenienti da altri continenti. Occorre “un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica”, dice. Subito insorge Elly Schlein, il segretario del Pd, che definisce le parole di Lollobrigida “disgustose”: hanno “il sapore del suprematismo bianco”, sono tanto più inaccettabili perché pronunciate mentre il presidente della repubblica Sergio Mattarella è in visita ad Auschwitz. Schlein si augura pertanto “che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni”.
Invece il presidente del consiglio è del tutto d’accordo con il suo ministro. Parlando al Salone del mobile di Milano inaugurato il 18 aprile, spiega che, prima di cercare forza lavoro all’estero, si deve attingere, ad esempio, alla “grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile”, portare i livelli di occupazione delle donne italiane alla media europea: “credo si debba lavorare sulla possibilità di coinvolgere molte più donne nel mercato del lavoro. Poi c'è il tema di incentivare la natalità, queste sono le priorità su cui lavorare”.
Le agenzie di stampa peraltro hanno riportato non solo la frase “incriminata”, ma anche le altre parole con cui il ministro Lollobrigida ha completato il suo ragionamento: “Io ritengo l'immigrazione un fatto naturale, fisiologico – ha detto – sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l'emigrazione e quindi l'immigrazione siano un problema. Anzi diventano un'opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni”. E per illustrare del tutto il suo pensiero ha concluso: “bisogna chiarire che il primo nemico dell'immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed è una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare”.
Solo la malafede oppure, a voler pensare bene, una superficialità una lettura frettolosa e distratta, peraltro deplorevoli trattandosi di un ministro, possono spiegare, senza tuttavia giustificarle, la reazione di Schlein e quelle di altri politici come il senatore del Pd Filippo Sensi, che definisce Lollobrigida “indegno dell’incarico che ricopre” per aver evocato “la pseudo-dottrina della sostituzione etnica”; e Carlo Calenda, secondo cui “riesumare il vecchio refrain della ‘sostituzione etnica’ è incompatibile con una presenza autorevole in Europa”.
Loro, e chi altri in queste ore attacca il ministro Lollobrigida, si fermano all’espressione “sostituzione etnica”, perdendo di vista la sostanza dei suoi ragionamenti, delle sue considerazioni serie e fondate a proposito di problemi sociali ed economici estremamente seri, trascurati da troppo tempo e che richiedono interventi urgenti.
Il nostro paese ha un problema di denatalità, grave. Nel 2021 sono nati in Italia 400.249 bambini. Nel 2022 ne sono nati 392.598 e i morti sono stati 713mila. Ma c’è dell’altro. Secondo gli ultimi dati Istat, l’Italia registra un tasso di disoccupazione dell’8,0%, ma quello dei giovani è del 22,9% e nella fascia d’età 25-34 anni la disoccupazione è cresciuta del 2,7% rispetto allo scorso dicembre. Inoltre alcune regioni italiane detengono il record europeo di NEET (acronimo di Not in Education, Employment or Training), la quota di popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni che non lavora, non frequenta la scuola e neanche segue stage o tirocini. In Sicilia la quota è del 30,2%, in Campania è del 27,7%, in Piemonte del 17,7%, in Lombardia del 17,3%. Invece la media europea è del 10,8% e soltanto la provincia autonoma di Bolzano, con il 10,5%, vi si avvicina.
Rimediare alla carenza attuale di forza lavoro, destinata ad aumentare, ricorrendo all’immigrazione, seppure programmata, vorrebbe dire concentrare molta parte del welfare nell’assistenza e nel sostegno a centinaia di migliaia di giovani italiani inattivi, mentre oltre tutto ogni anno decine di migliaia di altri giovani italiani emigrano, attratti da migliori prospettive di lavoro all’estero. Men che meno si può immaginare, come invece sostiene chi difende l’immigrazione illegale, che si possa ovviare alla denatalità e all’offerta di lavoro già adesso insufficiente, con flussi incontrollati, casuali di persone, la maggior parte delle quali per essere inserite nel mercato del lavoro, posto che accettino, hanno inoltre bisogno di formazione e addirittura, prima ancora, di imparare la lingua italiana.
Quanto all’occupazione femminile di cui ha parlato preoccupata, ma propositiva il primo ministro Meloni, ormai da decenni si lamenta il fatto che in Italia per le donne che escono dal mercato del lavoro, o che ne rinviano l’ingresso, nella maggior parte dei casi perché scelgono di formare una famiglia, avere dei figli e occuparsi di loro per un certo numero di anni, rientrarvi è estremamente difficile, quasi impossibile, a differenza di altri paesi europei e non. Il 44,6% delle donne tra i 30 e i 69 anni, quasi una su due, non svolgono attività retribuite mentre la media europea è del 32% (del 24% in Germania, del 19% in Svezia). In valori assoluti, circa sette milioni di donne italiane non lavorano e non sono in cerca di una occupazione: circa un terzo della forza lavoro nazionale e in genere si tratta di forza lavoro qualificata, tenuto conto che il 60% dei laureati italiani sono donne.
Sostituzione etnica? Suprematismo bianco? Il ministro Lollobrigida pensava alla denatalità e alle sue ricadute sociali ed economiche, all’immigrazione illegale e ai problemi insolubili che pone. Altra questione è la “sostituzione” che spesso si dice “etnica” intendendo in realtà “culturale” e riferendosi all’afflusso consistente, in Italia e in Europa, di persone provenienti da altri continenti, caratterizzate da esperienze personali e da culture diverse tra loro e rispetto alle nostre. È un fenomeno che genera la legittima, anzi doverosa preoccupazione per le conseguenze che può produrre, tanto più perché si verifica mentre la nostra identità, la nostra civiltà sono sotto attacco da parte della cancel culture e di ideologie antioccidentali. Ma è davvero tutta un’altra questione.