L'odio sociale contro Briatore è una spia di allarme
La notizia del ricovero al San Raffaele di Flavio Briatore, risultato anche positivo al Covid, ha scatenato una tempesta di insulti e maledizioni contro l'imprenditore, reo di aver criticato nei giorni scorsi l'allarmismo del governo. È una reazione da "lotta di classe", che la dice lunga sul brutto clima creatosi in Italia.
L’odio che sta montando, soprattutto sui social, contro Flavio Briatore, ricoverato al San Raffaele per una patologia e risultato anche positivo al Covid-19, la dice lunga sul brutto clima che si è creato nel nostro Paese.
Tuoni e fulmini si sono scatenati contro l’imprenditore e in tanti hanno ironizzato sul suo presunto negazionismo in materia di Coronavirus. I più cinici e perfidi hanno addirittura invocato un implacabile Karma che avrebbe castigato il baldanzoso titolare del Billionaire, accusato di aver negato la pericolosità del virus e di aver provocato atteggiamenti irresponsabili da parte dei frequentatori del suo locale in Sardegna, risultato poi uno dei focolai di diffusione del Covid.
I medici del San Raffaele hanno chiarito che Briatore è ricoverato per una patologia pregressa (prostatite) ed è anche risultato positivo al Covid-19, ma non versa in condizioni gravi e non è ricoverato in terapia intensiva né nel reparto Covid. Ma anche fosse stato ricoverato per una polmonite interstiziale e quindi per i consueti sintomi del virus, non ci sarebbe stato da gridare allo scandalo né sarebbe risultato corretto e opportuno alimentare il tiro al bersaglio contro di lui.
Nonostante queste precisazioni, l’accanimento contro di lui, considerato colpevole di aver minimizzato i rischi del virus, appare francamente eccessivo. E denota un odio sociale e un istinto di rivalsa esploso in modo ancora più virulento in questa fase di pandemia. Altro che diventare migliori; molte persone hanno tirato fuori in questi mesi di emergenza sanitaria alcuni brutali sentimenti di odio e di vendetta contro chi ce l’ha fatta, per coprire i propri fallimenti e le proprie insoddisfazioni. E’ la demonizzazione della ricchezza, la rivincita del pauperismo, che però finisce per minare alla radice ogni società.
Peraltro, analogo trattamento non è stato riservato da certa opinione pubblica a quanti, mentre il virus si diffondeva a macchia d’olio, continuavano a considerarlo una semplice influenza.
E’ rimasto celebre l’aperitivo sui Navigli gustato con dei giovani dem milanesi da Nicola Zingaretti, poi risultato positivo al Covid. E che dire del sindaco Pd di Bergamo, Giorgio Gori, tranquillissimo e ottimista a cena al ristorante con sua moglie poche ore prima che la pandemia falcidiasse soprattutto il suo territorio e la sua gente. Analogo atteggiamento superficiale e minimalista quello di Beppe Sala, sindaco di Milano, tradottosi nello slogan “Milano non si ferma”. Politici con ruoli di primo piano, rivelatisi assolutamente incapaci di comprendere la gravità del Covid. E non sono stati gli unici.
Anche alcuni virologi avevano scambiato il Coronavirus per una banale influenza. Maria Rita Gismondo, dell’Ospedale Sacco di Milano, il 23 febbraio scrisse che «si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia». Ilaria Capua, scienziata italiana che vive negli Usa, interpellata pochi giorni prima del lockdown, ancora sosteneva che «il Covid è una forma simil influenzale». Eppure quest’ultima, proprio due giorni fa sul Corriere della Sera, ha invitato la comunità scientifica a recitare il “mea culpa”, rivendicando di aver avuto ragione fin dall’inizio. Ecco le sue “sorprendenti” parole: «La comunità scientifica ha fallito e deve fare autocritica. La pandemia da Covid non è stata un meteorite inaspettato. Era prevedibile e si poteva evitare - come io stessa, alcuni virologi ‘svalvolati’ e persino Bill Gates avevano previsto - Mi auguro che questa emergenza serva da lezione per il futuro».
Ma l’elenco dei virologi inattendibili si allungherebbe a dismisura se vi inserissimo anche quelli catastrofisti, che avevano al contrario previsto seconde ondate già a maggio, con migliaia di nuovi ricoverati in terapia intensiva, e che hanno dovuto constatare il tranquillo andamento della pandemia. Come più volte chiarito, la crescita del numero dei contagi risente dei rientri dalle vacanze e del fatto che i tamponi vengono fatti ai giovani, quasi tutti asintomatici. Per il resto, ricoveri e decessi non mostrano alcun segnale di ripresa e dunque la situazione è assolutamente sotto controllo.
Le frasi caustiche che molti hanno indirizzato a Briatore sono di cattivo gusto per una ragione semplicissima. I rappresentanti del popolo, pagati con i soldi di tutti i cittadini, e i virologi, spessissimo pagati con i soldi dei cittadini (anche come coordinatori di task force regionali e come ospiti in tv), hanno fatto tanti danni perché, a febbraio e marzo, sottovalutando il rischio Covid, hanno indotto comportamenti sbagliati che si sono tradotti in nuovi contagi, nuovi ricoveri e nuove vittime. E ora rischiano di produrre altri danni con un allarmismo a volte ingiustificato.
Briatore è invece un imprenditore che con i suoi soldi gestisce le sue attività, si assume il rischio imprenditoriale e regala spensierata allegria ai suoi ospiti. Non prende decisioni politiche, non influenza più di tanto l’opinione pubblica, fa l’imprenditore e ha espresso tesi supportate da opinioni di autorevoli clinici che hanno registrato il progressivo svuotamento degli ospedali e l’esaurimento della frase critica dell’emergenza.
Lo stesso Ministro della salute, Roberto Speranza, ha sempre sostenuto correttamente che il rischio zero non esiste e che bisogna convivere a lungo con il virus, senza rinunciare a vivere e facendo ripartire in sicurezza tutte le attività. Briatore dà lavoro a migliaia di persone e nei suoi locali le regole anti-Covid sono state correttamente applicate. Trasmettere messaggi rassicuranti e invogliare al divertimento come ha fatto lui non è un atto terroristico, come qualcuno ha detto, ma solo la normale proiezione del suo slancio imprenditoriale.
Quello che desta maggiore clamore è l’odio sociale che si sta scatenando contro di lui e in generale contro la classe imprenditoriale, colpevole, secondo molti, di sottovalutare il rischio Covid e di contribuire alla risalita dei contagi. Chi prova a ripartire, chi non si arrende e vuole tornare a produrre e ad erogare beni e servizi viene bollato come negazionista e travolto dal rancore generalizzato, mentre nessuno si indigna per il prolungato sperpero di denaro pubblico indirizzato a sussidi improduttivi, redditi di cittadinanza e consulenze date dai ministri grillini a fedelissimi palesemente inadeguati.
Tra gli effetti della pandemia c’è l’esplosione dell’odio sociale da parte di chi non ce l’ha fatta e non ha i titoli per farcela nei confronti di chi ha realizzato imprese e raggiunto traguardi professionali in modo onesto e corretto. E’ una spirale perversa che rischia di impoverire ancora di più le relazioni sociali e di incrementare la conflittualità tra le persone. Cerchiamo di fermarla prima che sia troppo tardi.