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BOCCIATI AL CONCORSONE

Lo Stato li abilita poi li boccia: è Buona Scuola?

Il 55% degli insegnanti è stato bocciato al concorsone. Un paradosso che mostra il fallimento di riforme solo sindacali. «Lo Stato li ha illusi e ora li stanga per ragioni politiche, perché questa scuola privilegia ancora la mediocrità. L'autonomia scolastica? L'ho vista in Russia da un preside comunista». Parla Franco Nembrini. 

Educazione 25_08_2016

La notizia è stata diffusa da Tuttoscuola e ripresa dal Corriere della Sera. Il 55,2% dei docenti esaminati al concorsone per ottenere il posto fisso statale dalle materne alle superiori è stato bocciato. Tra i 71mila candidati già esaminati i risultati sono impietosi: solo 32.036 sono stati ammessi agli orali e se il trend dovesse confermarsi, una volta che saranno esaminati tutti i 175mila docenti, resterebbero vuote 23mila cattedre.

Il motivo? Candidati impreparati, non tanto sulla materia che dovrebbero insegnare, quanto sull’italiano utilizzato. Strafalcioni, errori grammaticali, un linguaggio non consono a un docente. Insomma: lo Stato dopo aver reso abili i docenti adesso li boccia perché fondamentalmente analfabeti. E’ una delle sorprese seguite al decreto sulla Buona Scuola che aveva l’ambizione di dare una cattedra a 100mila insegnanti italiani precari da tempo, ma che riporta al centro del dibattito il tema della valutazione degli insegnanti, della loro qualità e soprattutto dell’offerta formativa del sistema scolastico italiano.

“Niente di nuovo sotto il sole”. Per il professor Franco Nembrini, docente e paladino della libertà di insegnamento è il frutto di un fallimento della scuola statale iniziato molti anni fa. La Nuova BQ lo ha intervistato.

Professore, stupito?

Per nulla. L’Italia non ha mai risolto il nodo più grave che affligge il sistema scolastico: tutti i complessi di riforma sono stati abortiti anche perché la ragione delle riforme non è mai la qualità dell’insegnamento o meglio la qualità dell’apprendimento. Le riforme non hanno come oggetto lo star bene degli studenti, ma la gestione di un corpo docenti di 700mila persone che è perciò soggetta a regole e questioni di carattere sindacale. Diciamolo con un eufemismo: dei ragazzi non gliene frega nulla a nessuno.

Però questo concorsone e queste bocciature nascono dalla Riforma della Buona Scuola..

E’ inutile che ci scandalizziamo. Siamo di fronte anche in questo caso a decisioni politiche. Oggi la convenzenza politica è quella di mordere il freno e di fregare la metà dei candidati con un esame che viene fatto dopo che lo stesso Stato ha riconosciuto abilitati all’insegnamento questi docenti, mentre dieci anni fa si largheggiava e si accettava tutto. Il problema è smetterla con questa gestione ottocentesca, autoritaria e militarizzata della scuola… non so più come chiamarla.

Lei è fuori dalla scuola da pochi anni. Siamo ancora al palo?

La scuola è rimasta la stessa e decine di riforme che avevano come unico problema la gestione del personale hanno fatto il resto. Dal sentore che ho anche la Buona Scuola non si discosta da questo andazzo. Per anni ho seguito le buone intenzioni dei Berlinguer e delle Moratti, ho gestito dei processi di riforma che dovevano essere decisivi e alla fine sono tutti abortiti sul binario morto dei regolamenti e delle leggi sui diritti acquisiti.

Come se ne esce?

L’unica vera riforma dell’autonomia della scuola è la possibilità di chi la dirige di licenziare come ogni azienda il proprio personale non adatto e io dopo 40 anni di onorato servizio io ho visto tutto e il contrario di tutto.

Ad esempio?

Sono stato a Mosca e ho incontrato un grande preside delle vecchia guardia comunista, uno di quelli tosti. Iniziamo a discutere di scuola e mi dice quello che ha fatto. Arriviamo a parlare di come vengono arruolati gli insegnanti e io gli spiego che da noi non li decide il preside, ma glieli manda lo Stato che gestisce 700mila dipendenti.

E lui?

Mi risponde candido: “Non mi dirà che da voi non c’è la autonomia”. Una situazione fantozziana.

Però gli insegnanti volenterosi ci sono…

Infatti questa generazione di insegnanti è splendida: penso che il peggio sia passato con la mia generazione quindi da un certo punto di vista il peggio è passato. Ma la nostra generazione è stata la generazione di insegnanti che hanno goduto di privilegi assurdi sulla base di quel patto infame del “ti pago poco, basta che non fai niente”. Oggi vedo insegnanti giovani che vogliono fare questo mestiere con motivazioni altissime. Penso ai nostri licei che grazie all’eroismo di bravi docenti sono un vanto nel mondo. Solo che in un sistema così verranno triturati e diventeranno cinici perché questo sistema non permette di valorizzare cultura e novità.

Dunque è tutta colpa dello Stato?

Uno Stato che gestisce le cose così come vogliamo chiamarlo? Li ha illusi e adesso li stanga per ragioni politiche perché questa scuola privilegia ancora la mediocrità. Basta vedere come viene affrontato il problema dei bambini stranieri. Una maestra, poveretta, deve fare scuola a 3 italiani, 4 cinesi e 6 magrebini. Chiunque combinerebbe un disastro.

Ripartiamo dall’autonomia. Un consiglio?

L’altro giorno a un’assemblea di genitori mi sono permesso di dire: “E’ l’anno della misericordia, prendiamoci il diritto di praticare l’ottava opera di misericordia spirituale: ignorare gli insegnanti, non sia mai che forse salviamo la pelle a qualcuno.