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IL CASO

Lo spot che abbatte un luogo comune per crearne altri

Fa discutere lo spot della Duchenne Parent Project aps a favore della ricerca sui pazienti affetti da distrofia. Per abbattere un luogo comune, la disabilità, se ne creano altri: l'omofobo, il no vax, il complottista. Ma lo scopo del claim è raggiunto: far parlare di sé. 

Editoriali 12_11_2021

La Duchenne Parent Project aps è un’organizzazione no profit formata da pazienti e genitori di figli con distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Per raccogliere fondi questa organizzazione ha lanciato una campagna che sta facendo discutere i social e i media. Nelle immagini che veicolano questa campagna si vedono delle persone disabili in carrozzina e sopra le loro teste campeggiano questi slogan: “Poteva andarmi peggio. Potevo nascere no vax”; "Potevo nascere omofobo", “Poteva andarmi peggio. Potevo nascere complottista”; “Poteva andarmi peggio. Potevo nascere negazionista”. Il messaggio è chiaro: Duchenne Parent Project aps è a favore della ricerca scientifica, chi critica i vaccini è contro la scienza, nega la loro bontà e la gravità dell’attuale pandemia e vede complotti dovunque.

L’aspetto più censurabile di questa campagna non è la critica verso chi nutre dubbi sul vaccino, che all’interno di un dibattito scientifico trova una sua legittimità, bensì il fatto che si squalifica in modo grossolano chi, invece, in modo ragionato solleva alcune obiezioni sul tema vaccini. Tale categoria di persone finisce così per essere una macchietta, uno stereotipo. Su Facebook la Duchenne Parent Project aps scrive: “I testimonial di questa campagna sono i ragazzi, ragazzi con distrofia muscolare di Duchenne, consapevoli e ben felici di metterci la faccia e l'autoironia. Ben felici perché hanno provato sulla loro pelle tutti i colori del luogo comune, decidendo di riderci su!”.

Ecco allora che per combattere dei luoghi comuni se ne usano altri, per tutelare una minoranza se ne attacca un’altra. E così chi fa presente che il tema vaccini è assai articolato, riceve sbrigativamente l’etichetta “No vax”. In tale prospettiva questa campagna si allinea in modo supino al politicamente corretto. E dunque al posto dei no vax ci poteva essere chi contesta la teoria del riscaldamento globale antropogenico, il cattolico, chi difende la differenza antropologica tra uomo e donna, chi critica l’Europa, chi è contro gli sbarchi incontrollati dei clandestini, etc. In breve chi la pensa in modo diverso da te o dalla massa è un terrapiattista. La scelta ovviamente è caduta sui no vax perché tale categoria interessa il tema della ricerca scientifica, ma alla fine è una scelta opportunistica, un mero pretesto per raccogliere fondi per uno scopo, tra l’altro, assai nobile.

Si obietterà che qui stiamo parlando di pubblicità e non di dibattito scientifico e quindi le semplificazioni sono doverose. Vero, ma se la semplificazione investe problemi complessi è meglio lasciare perdere. Non tutto può essere sintetizzato in un claim. C’è da aggiungere che questo atteggiamento semplificatorio sul tema vaccini non è appannaggio solo di chi ha inventato questa campagna per conto della comunque benemerita associazione di cui sopra, ma è un tratto distintivo anche di alcuni gruppi sociali che militano sia pro che contro i vaccini.

Il tema, lo ripetiamo, presenta così tante sfaccettature e complessità che qualsiasi sintesi e qualsiasi semplificazione sono pericolose. L’unico atteggiamento che potrebbe essere accolto è la presentazione piana delle tesi contrapposte e, semmai, la proposta e non l’imposizione di una chiave interpretativa, escludendo qualsiasi posizione a priori, precostituita, apodittica (il vaccino è solo veleno, il vaccino è una pozione magica). Dunque possiamo concludere che questa campagna, tra le altre cose, esprime bene un certa sensibilità collettiva sul tema, portata a generalizzare e a dividere il mondo in bianco e nero, in persone buone e in persone cattive.

Sui social poi molti hanno criticato questa campagna perché avrebbe usato strumentalmente la grave disabilità di questi ragazzi per fini politici, ossia per attaccare il fronte No Green Pass. Può essere, ma non lo crediamo. Crediamo di più al Rasoio di Occam: la spiegazione più semplice spesso è quella vera. Qual è il fine di questa campagna? Raccogliere fondi. E come li raccogli? Catturando l’attenzione. E come ci riesci? La polemica, in questo caso intesa come sberleffo ad una certa categoria sociale, può essere una buona soluzione. Una prova che la campagna non vuole strumentalizzare la disabilità di questi ragazzi, ma punta solo a far parlare di sé, è il post del social media manager della pagina FB, il quale a fronte della montante protesta non ha cercato di buttare acqua sul fuoco bensì benzina: “Stiamo rilevando tutta una serie di commenti critici nei confronti della campagna, noi rimaniamo fieri delle opinioni dei nostri ragazzi e continueremo a sostenerli sempre. Ci aiutate? Mica sarete dei complottisti??”.

Chiaro l’intento di rinfocolare la polemica. Inoltre in questo caso attaccare chi è critico verso le vaccinazioni saldandolo al tema della disabilità non può che portare consensi. Il risultato è stato pienamente raggiunto, visto il clamore suscitato. Dunque semmai sono stati i “no vax” ad essere stati strumentalizzati per trovare fondi. E, lo ripetiamo, al loro posto ci potevano benissimo essere molte altre categorie di persone invise al mainstream.