Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
DENATALITA'

L’Italia muore ma il governo balla in piazza

Se la realtà delle cose viene confrontata con le prime pagine dei giornali e dei telegiornali, e con le priorità del nostro governo (ma non solo) uno non può che domandarsi: ma di che cosa parlano mai, di che cosa mai si occupano? Le due vere emergenze del nostro Paese sono da un lato la crisi economica e dall’altro la crisi demografica. 

Editoriali 14_05_2016
Italia, paese delle culle vuote

Se la realtà delle cose viene confrontata con le prime pagine dei giornali e dei telegiornali, e con le priorità del nostro governo (ma non solo) uno non può che domandarsi: ma di che cosa parlano mai, di che cosa mai si occupano? Le due vere emergenze del nostro Paese sono da un lato la crisi economica e dall’altro la crisi demografica. 

Della prima si parla ogni tanto quasi di mala voglia, ma solo per dire falsamente che sta passando. Della seconda non si parla mai benché i relativi dati delineino un quadro drammatico con l’incremento naturale a – 1,5 e il tasso di fecondità a 1,4 ovvero a meno di due figli per donna.  Viceversa, alla ribalta dei media continua a essere in primo piano una campagna permanente contro la produzione e contro la stessa presenza dell’uomo nell’ambiente, sempre indicate come fonte di inquinamento e di squilibrio della natura. E in cima all’agenda del governo sta l’impegno a testa bassa per politiche volte allo sgretolamento della famiglia, l’indebolirsi della quale non può che produrre ulteriore denatalità.

La Chiesa italiana dovrebbe poi, per parte sua, cominciare a fare qualche salutare riflessione - osserviamo qui per inciso, ma la questione è in sé di primaria importanza -, di fronte allo spettacolo che figure eminenti di dichiarata fede cattolica, come il premier Renzi e il ministro Boschi, ci stanno dando in questi giorni. Stiamo assistendo all’esito clamoroso di un colossale fallimento educativo se un ex capo scout e una ex-madonnina del presepe vivente del suo paese natio dicono di considerare un «giorno di grande festa» quello in cui è stata approvata la legge Cirinnà; ovvero siedono in Parlamento con la coccarda arcobaleno al bavero per correre poi in piazza Montecitorio a tripudiare per l’avvenuta approvazione. 

L’itinerario di formazione che i due, insieme a tanti altri come loro, hanno percorso nella Chiesa non può che essere stato un guscio vuoto: altrimenti come avrebbero potuto giungere con tanta tranquillità a una così assoluta distanza tra l’appartenenza che dichiarano e la visione del mondo che li caratterizza? Le realtà ecclesiali di cui tale itinerario si compone farebbero dunque bene a cominciare a domandarsi che cosa non ha funzionato.

Venendo ad ogni modo a ciò su cui ci vogliamo soffermare qui, ossia le attuali due grandi emergenze ignorate del nostro Paese, osserviamo che in ultima analisi  anche l’incapacità di affrontarle in modo efficace non è innanzitutto un fatto tecnico. Si tratta piuttosto e in primo luogo della conseguenza di una certa visione dell’uomo e del mondo.  In tema di politica economica si è puntato al sostegno delle imprese a spese del sostegno del potere d’acquisto delle famiglie. La domanda ha perciò continuato a restare stagnante; quindi le imprese hanno sì migliorato i loro conti, ma senza che ciò si traducesse in una crescita della produzione e pertanto del lavoro. 

D’altro canto, non si ricorda nella storia un solo caso di sviluppo in un contesto di crisi demografica. Senza contrastare tale crisi non si può comunque sperare di uscire dalla crisi economica. Stando così le cose, c’è qualcosa di tragicamente suicida nell’accanimento con cui Renzi e il suo governo si sono spesi a sostegno del disegno di  legge Cirinnà, culmine simbolico per natura sua dell’affettività sterile, senza invece fare mai nulla a favore della famiglia. Una svolta rilevante e significativa al riguardo avrebbe tra l’altro riflessi positivi anche sul piano internazionale considerato che il problema (clicca qui) ha ormai dimensioni planetarie. 

A tale stato di cose, osserviamo infine, la diffusione dell’aborto contribuisce largamente. Secondo due fonti insospettabili come l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, Oms/Who, e il Guttamacher Institute, entrambi in varia misura anti-natalisti, oggi nel mondo a un  quarto delle gravidanze si pone termine con l’aborto, con un massimo nell’America Latina dove la percentuale degli aborti procurati sale al 30 per cento dei concepiti. E si tratta di un fenomeno in crescita: dal 1990-1994 al 2010-2014 si è passati nel mondo da 50 a 56 milioni di bambini abortiti all’anno. In questo quadro i baci, gli abbracci e girotondi dell’altro giorno in piazza Montecitorio sono una ben mesta e irresponsabile mascherata.