L'islam sincretista dei Layennes
C'è un culto al limite dell'ortodossia musulmana che sta conquistando l'Africa intera. Segno che non tutto l'islam è fondamentalismo o politica.
La mia esplorazione del nuovo Senegal uscito dalle elezioni presidenziali del 26 marzo, che dopo dodici anni hanno posto fine alla presidenza di Abdoulaye Wade e inaugurato il regno del suo ex delfino e rivale Macky Sall, mi ha portato a visitare una confraternita islamica senegalese di solito trascurata perché senz'altro più piccola delle due maggiori, i Tijani e i Muridi - a quest'ultimo gruppo appartengono sia il vecchio sia il nuovo presidente -, ma di cui s'incontra spesso la propaganda in numerosi Paesi africani e ora anche tra gli immigrati africani in Italia, i Layennes. Si tratta di un gruppo con caratteristiche uniche, la cui espansione ci dice molto sui volti che l'islam può assumere in Africa, e di cui ho voluto visitare le tre città sante, intervistando pure alcuni dirigenti.
Benché gli specialisti talora discutano se i Layennes o Layenes costituiscano una confraternita sufi o un movimento religioso ai margini dell'islam, in Senegal pochi dubitano della loro piena appartenenza all'islam, nonostante alcune innegabili peculiarità. Il fondatore, Seydima Limamou Laye (1843-1909), nasce nel 1843 a Yoff, un villaggio di pescatori alla periferia della capitale del Senegal, Dakar [nella foto: la sua tomba]. Pescatore povero ma pio, a quarant'anni, nel 1884, perde la madre, cui è molto affezionato. Dopo tre giorni di mutismo e d'isolamento torna a Yoff vestito di tre tuniche bianche e si proclama l'inviato di Dio e il Mahdi atteso per i tempi ultimi. In lui, afferma, vive l'anima di Muhammad, così che non solo Limamou si proclama profeta, ma in effetti si presenta come la seconda venuta dello stesso Muhammad, il quale è dunque venuto una volta per gli arabi e gli europei e una seconda volta per i neri. Lancia un appello ai saggi dell'Islam e anche agli spiriti, i djnn, perché lo raggiungano a Yoff. Parenti e amici lo considerano malato di mente o posseduto, ma a poco a poco raduna alcuni seguaci, dapprima semplici pescatori come lui ma in seguito anche religiosi e studiosi del Corano venuti da tutto il Senegal e dai Paesi vicini.
Con loro a causa delle opposizioni non può vivere a Yoff e, quasi rivivendo l'esperienza di Muhammad, si trasferisce cinque chilometri più a Nord in un luogo che chiama Kem-Médine, "come Medina", poi deformato in Cambarène. Questa "prima Cambarène", oggi chiamata Ndingala, conserva un pozzo che raccoglie l'acqua - considerata miracolosa dai Layennes e da molti altri senegalesi, come ho potuto constatare - scaturita prodigiosamente da una sorgente scoperta in una zona aridissima, in un episodio nel corso del quale Limamou si proclama l'ultimo dei profeti e vede i djnn venire a lui da un vicino bosco.
Il successo del movimento è favorito dai numerosi miracoli - cacciata di demoni, guarigioni e perfino la sua stessa resurrezione - attribuiti al fondatore, ma allarma i guaritori popolari preislamici, che Limamou condanna fermamente, e anche le autorità francesi. Tra opposizioni e successi, Limamou muore nel 1909, lasciando un movimento in crescita e cinque volumi di sermoni trascritti dai seguaci in lingua wolof. Gli succede il figlio Seydina Issa Laye (1876-1949), il quale torna a Yoff alla morte del padre dopo tre anni di "esilio" dovuti a divergenze sul matrimonio di una sorella minore. Il suo nome, Issa, è la versione araba di Gesù, e la sua successione al padre s'inserisce in un momento di attese millenaristiche ai margini del mondo cattolico senegalese. Issa proclama dunque che, come suo padre è stato la seconda venuta di Muhammad, egli stesso è la seconda venuta di Gesù Cristo, oltre che il primo califfo generale della confraternita dei Layennes. Inizia la costruzione del mausoleo che ospita le spoglie del padre a Yoff e, nel 1914, della prima moschea del movimento a Ndingala, la "prima Cambarène", da cui però decide di spostarla in una città chiamata la "nuova Cambarène", oggi abitata quasi totalmente da Layennes, a causa dei rischi di peste a Ndingala. I Layennes hanno così di fatto tre città sante: Yoff, Ndingala e Cambarène, che ospita il mausoleo di Issa.
Allo stesso Issa succede come secondo califfo generale il fratello Seydina Mandione Laye (1881-1971), cui succede ulteriormente il figlio Seydina Issa Laye (1914 o 1915-1987). Sotto il suo califfato vi sono influenze sciite, dovute a contatti con ambienti iraniani, le quali fanno sì che alcuni acclamino il fondatore come "presenza" del dodicesimo im?m nascosto. D'altro canto, la celebrazione del centenario dell'appello del fondatore (1981-1984) mostra come i Layennes siano ormai pienamente integrati nella società e nell'Islam senegalesi, nonostante critiche alla loro ortodossia che vengono soprattutto da ambienti tijani.
Nel 1987 quarto califfo generale diventa Mame Allassane Thiaw Laye (1917 o 1918-2001), un altro figlio del secondo califfo, il quale promuove una politica di ritorno all'ortodossia coranica, di alleanza - anche in terra di emigrazione - con i Muridi, e di una certa identificazione con gli interessi dell'etnia lebou, maggioritaria fra i musulmani di Capo Verde, un Paese dove la confraternita si è ampiamente diffusa, e del resto affine per lingua e tradizioni ai wolof maggioritari in Senegal. Nel 2001 diventa quinto califfo Abdoulaye Thiaw Laye, nato nel 1926 e figlio del primo califfo. Il quinto califfo è stato compagno d'armi, e rimane amico, dell'ex-presidente Wade, ancorché alle elezioni del 2012, che hanno portato alla sconfitta di Wade, i Layennes abbiano votato in maggioranza contro il presidente uscente a causa di dissensi su un piano di smaltimento dei rifiuti di Dakar che ha portato notevoli problemi ecologici alle loro città sante.
Il numero di membri della confraternita dei Layennes nel mondo è oggetto di valutazioni contrastanti - le stime vanno da 50mila a oltre 300mila -, ma in ogni caso la presenza tra i i senegalesi nonché tra i capoverdiani emigrati all'estero (Italia compresa) - uomini e donne - è forte soprattutto fra i giovani. Si tratta senza dubbio di un islam sincretista e al limite dell'ortodossia, con elementi che derivano da credenze tradizionali e anche da movimenti millenaristi cristiani. Per questo sia il fondamentalismo islamico sia esponenti della confraternita che si considera più ortodossa in Africa Occidentale, quella dei Tijani, condannano spesso i Layennes come non completamente islamici. Il successo dei Layennes, però, conferma che il sincretismo è un fenomeno connaturato all'animo africano e che anche nell'ambito musulmano non solo il fondamentalismo o l'islam politico, ma anche gruppi che insistono sulle guarigioni e le profezie possono ottenere oggi larghi consensi in Africa.