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BUROCRAZIA

L'Inps è andato in tilt. E non è un pesce d'aprile

Non era un pesce d’aprile. In migliaia e migliaia tentavano di collegarsi per richiedere il bonus da 600 euro destinato ai lavoratori autonomi e il portale è andato in crash. Per di più, svelando le identità di migliaia di utenti. Questo fallimento della burocrazia si aggiunge alle preoccupazioni per un'economia che attende una recessione storica

Politica 02_04_2020
Il sito dell'Inps

Non era un pesce d’aprile. Ieri, già dalle prime ore del mattino, diversi utenti segnalavano disservizi sul sito dell’Inps. In migliaia e migliaia tentavano di collegarsi per richiedere il bonus da 600 euro destinato ai lavoratori autonomi. L’accesso al portale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale ha subito generato equivoci e disguidi, se è vero che diversi utenti, dopo aver digitato correttamente la propria password per entrare nell’area riservata, hanno avuto accesso a dati personali di altri.

L’Inps ha ammesso il problema, ma lo ha attribuito a violenti attacchi hacker ricevuti nei giorni scorsi scorsi e anche ieri mattina. Ma c’è chi ritiene che a mandare in tilt il sistema siano state le trecento domande al secondo inviate da potenziali beneficiari del sussidio. In ogni caso, a metà giornata, l’Istituto previdenziale ha adottato una soluzione drastica, cioè quella di pubblicare il messaggio di indisponibilità del servizio. Oggi il servizio dovrebbe ripartire ma con orari differenziati per patronati e consulenti (dalle 8 alle 16) e per i cittadini (dalle 16). Nella nottata di ieri erano già pervenute oltre 300mila domande a fronte dei 5 milioni di richieste attese, ma, come detto, si sono registrati alcuni “scambi di persona” con accessi effettuati con nomi diversi da quelli dei reali richiedenti.

L’amministrazione digitale ha ancora una volta fatto cilecca, mettendo però in serio pericolo i dati sensibili degli utenti, come ha denunciato immediatamente il Garante della privacy. «Questo data breach è un fatto gravissimo – ha dichiarato Antonello Soro, Presidente dell’Autorità garante della protezione dei dati personali - siamo molto preoccupati. Abbiamo immediatamente preso contatto con l'Inps e avvieremo i primi accertamenti per verificare se possa essersi trattato di un problema legato alla progettazione del sistema o se si tratti invece di una problematica di portata più ampia. Intanto è assolutamente urgente che l'Inps chiuda la falla e metta in sicurezza i dati».

E’ una vicenda che fa seriamente riflettere anche sugli errori di comunicazione fatti in queste settimane. Si era infatti sparsa la voce che l’erogazione del bonus avvenisse in ordine cronologico di presentazione delle domande e che i soldi non bastassero per tutti. Il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha poi dovuto chiarire che «non c’è fretta, le domande possono essere fatte per tutto il periodo della crisi, anche perché il governo sta varando un nuovo provvedimento sia per rifinanziare le attuali misure sia per altre». Ma tra bonus per gli autonomi, cassa integrazione, voucher baby sitter e chi più ne ha ne metta, la confusione regna sovrana e il cittadino è sempre più esasperato, sia per la quarantena prolungata, sia per l’incertezza sul suo futuro.

Il centro studi Confindustria ha calcolato che la perdita di Prodotto interno lordo nella prima metà del 2020 sarà pari a 10 punti percentuali, che diventeranno 6 a fine anno, a patto che la fase acuta dell’emergenza venga già superata a fine maggio. Per il 2021 è invece atteso un parziale recupero, con un rimbalzo del +3,5%. Questo lascia anche intendere che se i sussidi governativi si indirizzeranno esclusivamente verso i tradizionali circuiti assistenzialistici, non genereranno alcuna ripresa della produzione. Ora più che mai diventa vitale aiutare le imprese sostenendole con prestiti “di guerra”, restituibili in 30 anni, e con incoraggiamento di ogni nuova iniziativa imprenditoriale e detassazione totale delle start up. L’accesso al credito dovrà essere facilitato e la burocrazia azzerata. Con la stessa facilità con la quale sono state soppresse le libertà dei cittadini, sacrificate sull’altare del preziosissimo diritto alla salute, dovranno essere derogati vincoli formali e procedimentali che hanno affossato negli anni la competitività del nostro Paese, facendo scappare gli imprenditori stranieri che avrebbero voluto investire in Italia ma hanno rinunciato a farlo per colpa dei cavilli del sistema.

Ieri sera, nella sua ennesima esternazione televisiva, questa volta sotto forma di conferenza stampa, il premier Giuseppe Conte,oltre che annunciare il prolungamento dei divieti fino al 13 aprile (ma la notizia era già stata data in mattinata dal Ministro della Salute, Roberto Speranza), è tornato sulle prospettive del sistema economico, anche perché ieri mattina ha incontrato le opposizioni. Decisivo sarà l’esito dei negoziati con i partner europei, ma l’impressione è che le diversità di vedute tra il premier e il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul Fondo salva-Stati-Mes e sui Coronabond, indeboliscono l’Italia nello scenario Ue. E a farne le spese saranno i cittadini e le imprese, destinati a pagare il conto salatissimo della recessione incombente.