Linee guida per "disforia di genere"
Il Ministero della Salute e quello della Famiglia pubblicheranno linee guida per il trattamento della cosiddetta disforia di genere.
Il Ministero della Salute e quello della Famiglia istituiranno un tavolo tecnico, composto da 29 esperti, per l’approfondimento di un tema di attualità: ossia i disturbi di natura psicologica e psichiatrica riguardo alla percezione che la persona ha di sé in merito all’appartenenza al sesso maschile o femminile. L’ideologia l’ha chiamata disforia di genere.
Nel decreto attuativo di questo tavolo che ha come scopo la redazione di linee guida per tutto il territorio nazionale si può leggere: «Rilevata la disomogeneità con la quale i professionisti operano nel territorio nazionale e, conseguentemente, l'esigenza di disporre di linee di indirizzo che li supportino nel complesso percorso che va dalla diagnosi alle eventuali terapie dei pazienti disforici, perché giovani con disforia di genere, insieme alle loro famiglie, possano accedere al miglior supporto possibile, da parte del Servizio sanitario nazionale viene ravvisata l'opportunità di costituire presso l'ufficio di Gabinetto del ministro della Salute un tavolo tecnico di approfondimento in materia di disforia di genere di minori, per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale, inclusi eventuali aspetti giuridici connessi, e delle evidenze scientifiche emerse nella letteratura internazionale di settore».
Bene la pubblicazione delle linee guida, bene anche l’accompagnamento psicologico dei giovani con questi disturbi però nella consapevolezza che il “cambio” di sesso non è strada eticamente percorribile né clinicamente soddisfacente. Consapevolezza che crediamo assente negli estensori di questo decreto.
In merito alla triptorelina, poi il decreto aggiunge: «alcuni Stati europei, che già da tempo adottavano il predetto farmaco, avendo rilevato importanti criticità, hanno rivisto, del tutto o in parte, i propri protocolli, specie quelli rivolti a minori».
E in merito alla vicenda che ha coinvolto l’ospedale di Careggi, il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Diego Petrucci fa sapere: «Aifa conferma tutti i nostri dubbi sul trattamento con triptorelina dei minori con presunta disforia di genere. Il presidente dell'Agenzia ha dichiarato in audizione parlamentare, che i dati trasmessi da Careggi, relativi ai pazienti seguiti e sottoposti a trattamento ormonale (con anche triptorelina), 'confermavano l'assenza di segnali di sicurezza in seguito a controlli endocrinologici mentre nessuna informazione era presente in merito alle valutazioni psicologiche e psichiatriche. Parole che confermano i dubbi che abbiamo manifestato, fin da quando è scoppiato il caso Careggi. Già a gennaio, denunciavamo che secondo l’ultimo rapporto sulla triptorelina del Comitato di Bioetica, ‘non esistono studi di sicurezza e dati sufficienti di follow-up in grado di rassicurare sulla mancanza di effetti collaterali a breve e a lungo termine’. Questione confermata ieri da Aifa. E sempre all'inizio dell'anno, dicevamo che nel Centro non è presente un neuropsichiatra infantile, figura imprescindibile per seguire i minori con presunta disforia di genere. E anche questo è stato confermato da Aifa che non ha mai ricevuto alcuna valutazione psichiatrica e psicologica sui bambini trattati con triptorelina, visto che non c'è un neuropsichiatra fisso in struttura. E poi, il presidente di Aifa ha ribadito che il Centro ha trasmesso dati parziali riguardo il trattamento con triptorelina. Siamo di fronte a un comportamento antiscientifico che blocca – nella sostanza – lo studio sull'utilizzo del farmaco».