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SENSO RELIGIOSO

L'imam che traduce don Giussani

Il cuore è uguale per tutti, dice l'imam egiziano Abdel-Fattah Hasan. L'unico vero ecumenismo tra cristiani e musulmani non può che partire da qui.

Attualità 25_08_2011
Abdel-Fattah Hasan

 

Non solo è egiziano e di cultura islamica. Abdel-Fattah Hasan è pure un convinto fedele di Allah, un imam che ogni venerdì tiene il suo sermone in una moschea del Cairo, un ex parlamentare del partito "Giustizia e libertà", il braccio politico dei Fratelli usulmani. Ecco, un personaggio che fa parte di quell'organizzazione che gli esperti indicano come l'origine dell'ultraintegralismo islamico di stampo wahabita ha fatto capolino al Meeting di Cl di Rimini riscuotendo un certo successo. Il motivo? Hasan - che è docente di Letteratura italiana all'Università del Cairo e ha fatto un dottorato su L'Orlando furioso di Ludovico Ariosto - ha tradotto in arabo uno dei più famosi saggi di don Luigi Giussani, Il rischio educativo, e lo ha fatto dopo aver essersi trovato quasi per caso nell'ottobre 2010 al Meeting del Cairo, dove all'ultimo minuto serviva un traduttore e spuntò lui, peraltro già collega e amico di Wael Farouq, l'organizzatore della manifestazione egiziana.

L'idea lanciata da Hasan dal palco del Meeting non è una novità per il popolo di Rimini. Lo è il fatto che a ribadirla sia un musulmano di tal calibro. «Noi siamo tutti diversi, chi bianco, chi nero, chi di una religione diversa dall'altra. Tuttavia, abbiamo una cosa stabile, abbiamo tutti lo stesso cuore che non cambia e ci accomuna. Dobbiamo basarci sul nostro cuore per conoscere il bene e il bello, ed educare i giovani a percorrere questa strada». Le parole dell'ex parlamentare dei Fratelli Musulmani ricalcano per filo e per segno quanto detto da Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, domenica scorsa, nel corso dell'inaugurazione. La Guarnieri aveva parlato della necessità di «arrendersi davanti all'esigenza comune, in ogni uomo, di verità, bellezza e giustizia». Insomma, solo da questa condivisione di base può partire il dialogo tra cristiani e musulmani: è questo l'appello lanciato dal Meeting, dove gli organizzatori si sono spinti fin a pescare contatti nel mondo dell'islam più radicale.

La concezione dell'universalità del cuore umano è ciò che più ha colpito Hasan del libro di don Giussani, tanto da riscoprire un detto del profeta Maometto: «C'è nel corpo un pezzo di carne che, quando è sano, l'intero corpo è in salute, e quando è deteriorato tutto il corpo è malato: è il cuore». La dimensione religiosa del processo educativo, la figura dell'autorità - «carisma come guida spirituale indispensabile per chi viene educato» - e la convivenza sono gli altri punti di contatto tra il libro del fondatore di Cl e il professore islamico.

Le basi per una nuova strada del dialogo e dell'integrazione sono state gettate. Peccato ci sia un però. Lo ha ricordato Said Shoaib, direttore del quotidiano egiziano 7 Day che nel corso della conferenza stampa di Hasan al Meeting lo ha duramente attaccato. «I Fratelli Musulmani vogliono un Paese teocratico, la vera lotta in Egitto non è tra cristiani e islamici ma tra chi vuole uno stato democratico e chi no. Se le correnti politiche vicine ai Fratelli Musulmani andranno al potere in Egitto dopo la rivoluzione di piazza Tharir - ha detto - diventeremo un Paese come il Sudan o come l'Iran». Non a caso, alle domande sull'introduzione della shari'a in Egitto e sui legami tra la Fratellanza e alcuni ispiratori dell'integralismo islamico, Hasan non ha saputo dare risposte convincenti. Ma c'è tempo, forse la strada tracciata è realmente quella buona.