Libertà di coscienza, peccato originale di Forza Italia
Il leader di Forza Italia ribadisce il suo no a biotestamento e cannabis libera, confermando un'idea di Stato e di uomo che però è in contrasto con la libertà di coscienza che il Cav ha sempre dato al suo partito sui temi etici. Che ora costituisce un tappo per costruire un'opposizione alla cultura sui nuovi diritti e lascia il partito azzurro in balia di pochi radicaleggianti.
Dalla recente intervista di Panorama a Silvio Berlusconi apprendiamo che il presidente di Forza Italia è decisamente contrario sia all’eutanasia sia alla legalizzazione della cannabis. Berlusconi ha usato parole chiare a proposito del biotestamento, non cadendo nella trappola della legge sulle Dat che non è eutanasica, refrain a cui si sono maldestramente aggrappati anche molti cattolici che hanno votato sì. Anzi, nel passaggio dedicato al fine vita il Cavaliere ha detto che «da liberale vorrei che lo Stato si fermasse sulla soglia di scelte delicate e complicatissime», perché «lo sforzo di uno Stato è quello di aiutare a vivere, non di aiutare a morire»
Poi - dichiarandosi cristiano - ha evocato la speranza come grande virtù: «Credo che affidare la morte allo Stato sia l’estremo tentativo di una cultura illuminista e materialista di esorcizzarla e non accettarla come parte della vita, di ridurre a norma quella che è una naturale conclusione, da affrontare se possibile con serenità. Anche perché, come diceva un filosofo greco (Epicuro ndr.), non ha senso temere la morte: quando c’è lei, non ci sono più io. Ovvero - aggiungo da cristiano - ci sono ancora, ma in una prospettiva che va al di là della morte, la supera e la sconfigge che la vita abbia un significato e un valore sempre e comunque».
Parole decise. D’altra parte sul tema Berlusconi può andare a testa alta dato che gli si può riconoscere il merito di avere davvero provato a salvare la vita di Eluana Englaro, in una ideale opposizione con Giorgio Napolitano. Più per sentimento paterno che per ideale politico, ma questo è un dato che resta.
Sulla cannabis l’idea di Berlusconi è sempre nel solco della non complicità dello Stato. «Legalizzare la cannabis trasformando l'uso di droga in un comportamento socialmente accettato ed accettabile, mi sembra un grave errore, culturale prima che giuridico». E ancora: «La droga, anche quella leggera, è il contrario della libertà e aggiungo della dignità della persona. Lo so, in apparenza sembrerebbe un ragionamento liberale, quello secondo il quale ognuno più fare quello che vuole, e quindi se una persona vuole drogarsi è una sua scelta personale, nella quale lo Stato non dovrebbe entrare. Ma è un ragionamento superficiale. La droga, anche la cosiddetta droga leggera non soltanto fa male alla salute, ma porta ad una perdita di coscienza, di consapevolezza e quindi di libertà».
Fin qui il Berlusconi pensiero. Che però resta un discorso quasi sospeso rispetto alla dinamica politica che il partito da lui guidato si trova a vivere. Forza Italia è diventato un partito dalle continue spinte laiciste, tanto che i pochi cattolici rimasti vi stanno stretti, angustiati per la presenza massiccia di posizioni simil-radicali che in Forza Italia ci sono sempre state ma allo stato di latenza.
Nell’ultima votazione che alla Camera ha sdoganato il biotestamento il gruppo parlamentare ha votato contro, ma qualche parlamentare in dissenso alla linea di partito, come Stefania Prestigiacomo ha invece votato convintamente a favore.
Anche sulla cannabis libera le posizioni sono di contrarietà, ma c’è un filone che si inserisce nel cosiddetto schieramento interparlamentare a favore, come ad esempio Antonio Martino.
Colpa, si dirà, della cosiddetta libertà di coscienza che Berlusconi ha sempre dato al partito. Una libertà che viene applicata da tempo sulle questioni sensibili che vengono così relegate a questioni private, quando invece sono l'ossatura sul tipo di Stato che si vuole costruire e sull'idea di uomo che si vuole tutelare.
Quando Berlusconi era in auge e la presenza dei cattolici era di massa, in Forza Italia la libertà di coscienza non costituiva problema. Oggi che il partito è sfilacciato e soltanto un pallido ricordo del movimento che consegnò a Berlusconi la vittoria alle elezioni, la libertà di coscienza è il tappo che impedisce al partito di essere protagonista sui temi sensibili: su biotestamento, cannabis libera, ma non solo, anche sull’utero in affitto e su altre tematiche decisive per la concezione dell’uomo, Forza Italia appare come assente dal dibattito.
Perché l’attività di un partito non si vede solo dal voto finale che esprime in aula, ma da quanta cultura cerca di muovere a sostegno dei propri convincimenti. Che, evidentemente, non sono nel solco di quelle sensibilità espresse da Berlusconi. Così una presenza minoritaria di esponenti radicaleggianti impedisce a Forza Italia di non essere incisiva su queste questioni, che pure, lo dice lo stesso leader, sono comunque storture di una concezione dello Stato che si fa, appunto, totalitario, nel senso antiliberale del termine.
Insomma, le parole di Berlusconi sull’eutanasia, che pure hanno fatto molto piacere a buona parte di quello che fino a pochi anni fa era l’elettorato azzurro più aficionado, rischiano di rimanere imprigionate dalla ferrea legge della libertà di coscienza. Due anime, in un corpo solo, direbbe Gaber. Solo che il corpo è ammalato e non riesce a esprimere una vitalità di pensiero che non sia un appiattimento verso il pensiero unico.