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L'INTERVISTA/ EDMOND CHAMMAS

Libano: Hezbollah è sconfitto, «deve rinunciare alla lotta armata»

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Hezbollah ha perso diecimila uomini e ha trascinato tutto il Libano in una guerra persa e distruttiva. Ora deve rinunciare alla lotta armata. Intervista all'imprenditore e opinionista cristiano libanese Edmond Chammas

Esteri 28_02_2025
Maglietta di Nasrallah al suo funerale (foto di Elisa Gestri)

All'indomani del funerale di Hassan Nasrallah Beirut ha ripreso la sua veste abituale. Il traffico soffoca i quartieri della città in egual misura, le aree temporaneamente chiuse hanno ripreso vita; le immagini dei martiri e le bandiere gialle decorano ancora lo stadio e le strade della periferia sud, ma è ormai tempo di fare un bilancio dell'evento, che Hezbollah ha definito "storico", e di analizzarne le ricadute sulla vita politica libanese.

Chiediamo un'opinione in merito a Edmond Chammas, imprenditore cristiano ortodosso del settore delle tecnologie, opinionista ed intellettuale. Pur non esercitando in prima persona l'attività politica, Chammas è coinvolto quotidianamente nella ricerca del bene comune; nel 2020, agli albori della crisi che ha travolto il Libano degli ultimi anni, ha ideato un piano di recupero finanziario ed economico del Paese.

Edmond ci accoglie nella sua casa di Achrafyie, un appartamento da cui si vede il mare al dodicesimo piano di un edificio  che, come tanti altri nella zona, è stato pesantemente danneggiato dall'esplosione al porto del 4 agosto 2020. Pare di trovarsi in un'altra città, diversa da quella dove, a pochi chilometri di distanza, ha trovato sepoltura Nasrallah. Eppure è la stessa Beirut.

Signor Chammas, secondo stime di Hezbollah alla cerimonia funebre di Nasrallah e Safieddine hanno partecipato un milione e quattrocentomila persone. Concorda con questa cifra?
Direi di no. L'evento ha raccolto moltissima gente, ma i numeri sono decisamente inferiori. Lo stadio dove si è svolta la cerimonia contiene settantamila persone, dunque contando che nelle aree circostanti ce n'erano sei, sette volte tanto direi che l'affluenza è stata tra le quattro e le cinquecentomila persone. Per un Paese piccolo come il Libano è un numero altissimo, che fu raggiunto ad esempio nel 2005 al funerale di Rafik Hariri, il primo ministro sunnita assassinato da un'autobomba; l'affluenza ai due eventi mi sembra paragonabile, la differenza è nella zona: allora il centro città, oggi la periferia sud.

Nell'ultima guerra Israele ha intercettato e distrutto anche le risorse economiche di Hezbollah, colpendone gli istituti creditizi di fiducia, requisendo depositi di oro e contanti, tagliando i flussi di denaro dall'Iran. Come è possibile  che per il funerale sia stata messa in piedi una macchina organizzativa sbalorditiva, evidentemente esigente a livello di risorse?
Hezbollah è in grado di sostenersi economicamente in autonomia. Si calcola che produca un reddito di cinque miliardi annui, tra ricche donazioni, provenienti soprattutto da simpatizzanti che hanno fatto fortuna in Africa, contrabbando di merci legali e produzione e vendita di merci illegali, prima tra tutte la droga sintetica. Nonostante i colpi inflitti da Israele la milizia sciita ha ancora tanto denaro, e la sua potenza anche economica è emersa nella sua effettiva dimensione solo adesso, in occasione della guerra.

Veniamo al discorso che l'attuale segretario Naim Qassam  ha pronunciato durante il funerale. Nelle sue parole, Hezbollah continuerà ad oltranza la resistenza contro Israele. L'intera cerimonia in effetti è stata una grande dimostrazione di forza e resistenza, indubbiamente molto efficace a livello comunicativo.
Deve considerare che il discorso di Qassam era rivolto ai suoi militanti, al suo popolo. In realtà Hezbollah non ha al momento altra scelta che consegnare le armi all'esercito regolare, come vogliono gli accordi internazionali, e rassegnarsi a mantenere il solo braccio politico. Potrà governare attraverso la rappresentanza parlamentare ed i processi decisionali del governo, come tutti gli altri partiti, ma dovrà rinunciare alle armi. Qassam non ha detto esplicitamente che Hezbollah deporrà le armi, ma ha detto che è pronto a implementare gli accordi di Taif, che hanno più o meno lo stesso contenuto della Risoluzione 1701 dell'ONU cioè l'abbandono delle armi da parte di tutte le milizie. Del resto senza l'implementazione della Risoluzione 1701 non saranno erogati i fondi internazionali per la ricostruzione del sud, e Hezbollah ha avuto interi villaggi devastati, dunque..

Crede davvero che lo farà?
Deve farlo: ha perso almeno diecimila combattenti, senza contare coloro che sono rimasti sotto le macerie degli attacchi israeliani e i cui corpi non si troveranno più. Per il solo scoppio dei cercapersone sono rimasti mutilati o feriti in modo permanente quattromila ufficiali e quadri di Hezbollah, oltre ai morti. I danni peggiori Hezbollah li ha subiti a livello militare ed al momento non è in grado di combattere: ha perso il potere che aveva non solo in Libano ma in tutta la regione del Levante. Non è più lo stesso Hezbollah di un anno fa. Fino all'ultima guerra Hezbollah era uno Stato dentro lo Stato. Grazie ad alleanze mirate strette nel tempo ha infiltrato tutte le istituzioni libanesi,  soprattutto a partire dai primi anni Novanta quando Nasrallah è diventato segretario. In effetti Nasrallah costituiva da solo il settanta per cento di Hezbollah: carismatico, scaltro, adorato come un dio era l'anima della milizia. Chi si è alleato con lui ha commesso un grave errore strategico, perché gli ha permesso di accumulare un potere enorme.

Chi è al momento l'uomo più potente del Libano?
Donald Trump, e non sto scherzando.

E se le avessi fatto la stessa domanda due anni fa, prima dell'attacco di Hamas del sette ottobre 2023?
All'epoca in Libano era impossibile fare qualunque cosa che non fosse approvata da Hezbollah.

In questo scenario ridefinito, che spazio hanno i cristiani?
L'ultima guerra ha dimostrato che senza i cristiani il Libano è un Paese senza regole e che quindi non può sopravvivere. Finora non era possibile, ma adesso ci sarà un riequilibrio dei poteri in cui anche i cristiani ritroveranno il loro posto.