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PRISMA

L'Europa ignora le feste cristiane

La reazione del ministro Frattini alla sconcertante vicenda dei diari della Ue che hanno dimenticato il Natale, è un segnale importante...

Prisma 27_12_2010
Abbandonando lodevolmente per una volta il suo consueto linguaggio diplomatico, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha definito “un’indecenza” il fatto che in un diario scolastico edito in tre milioni di copie a cura della Commissione Europea tra le festività religiose in calendario non ci sia il Natale. Stampato in tutte le lingue dell’Unione, il diario, che contiene l’indicazione delle feste delle più  diverse fedi, ignora così una delle due maggiori feste cristiane, quella che appunto ricorda la nascita di Gesù.

Frattini ha chiesto che il diario venga ritirato e che il presidente della Commissione Barroso apra un’inchiesta sull’episodio.  Anche in questo ha fatto benissimo: che vi si ponga rimedio infatti è necessario ma non sufficiente. Occorre pure andare a vedere come ciò sia potuto accadere al fine di creare poi le condizioni perché cose del genere non si possano ripetere. Oportet ut scandala eveniant, viene da dire citando il Vangelo. Il masochismo anti-cristiano di una parte consistente delle élites europee comincia a suscitare reazioni che da anni si stavano attendendo invano. Un primo segnale che qualcosa stava cambiando era venuto dalle prese di posizione contro il tentativo di imporre tramite una sentenza della Corte Europea di Giustizia che il crocifisso venisse tolto dalle aule scolastiche e dagli uffici pubblici del nostro Paese.

Lo scorso 26 novembre il Parlamento Europeo, su proposta del deputato italiano Mario Mauro, ha votato una risoluzione nella quale si denuncia la persecuzione dei cristiani iracheni, mentre in precedenza una lettera di solidarietà con i cristiani perseguitati nel mondo era stata sottoscritta da 160 deputati, ossia da oltre la metà di essi. Se si pensa che questo stesso Parlamento aveva in passato sottoscritto più risoluzioni critiche contro la Santa Sede che contro le violazioni dei diritti umani in Cina  ci si può fare un’idea dell’entità della svolta.

Molto significative sono anche alcune importanti prese di posizione del Cancelliere tedesco Angela Merkel che in recenti discorsi ha sottolineato  la rilevanza del fatto cristiano affermando tra l’altro che oggi il problema in Germania “non è che abbiamo troppo islam; è che abbiamo troppo poco cristianesimo”. Al pensiero di tutte queste cose, in questa notte di Natale in cui sto scrivendo in fretta volendo finire in tempo per la Messa, mi si riaffaccia alla memoria la cruciale domanda che si ritrova ne i Cori della Rocca di T.S. Eliot: “E’ l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?”. Una domanda che riguarda non solo la Chiesa come istituzione ma anche tutti coloro che, come me, la vedono non come estranea e nemmeno come qualcosa di buono ma di altro da sé, ma invece  sono convinti che “la Chiesa siamo noi”. 

Oggi più che mai tutti quanti dobbiamo assumerci la responsabilità di rendere apertamente ragione della nostra fede e della nostra speranza, e prima ancora di vivere in un modo che sia ipso facto una testimonianza. E’ una responsabilità che ha chiunque, e non solo chi riveste un ruolo pubblico. Ciascuno di noi, anche il meno noto e all’apparenza  il meno influente, per pochi o tanti è noto e influente là dove vive e lavora. E ci sono persone che certe cose le possono ascoltare e sono disposte ad ascoltarle molto più da lui che dallo scrittore noto o dal famoso commentatore radiofonico o televisivo. Teniamone conto.